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OLIMPIADI

Il miracolo di Mayar Sherif

Partita dall'Egitto, laddove non esistono risorse né tradizioni, Mayar Sherif ha investito su se stessa ed è diventata un esempio per tutti i connazionali. Prima egiziana a vincere una partita uno uno Slam, laureata in Medicina dello Sport, adesso corona il sogno di giocare le Olimpiadi.

Riccardo Bisti
22 luglio 2021

Non le manca la personalità, però Mayar Sherif lo ha ammesso: vincere una medaglia a Tokyo sarebbe un'impresa clamorosa. Non usa il termine impossibile, ma la numero 114 WTA sa bene che ci vorrebbe un miracolo. Per carità, l'ultima edizione ha vissuto l'incredibile impresa di Monica Puig, ma la portoricana aveva credenziali migliori rispetto alla prima donna egiziana presente al torneo olimpico. “Sarò molto nervosa – racconta – avrò il nome del mio Paese sulla maglia, e giocherò con il cuore. Chiaramente si tratta di uno dei momenti più importanti della mia carriera. Riuscissi a vincere una medaglia, sarebbe un risultato incredibile. Per l'Egitto si tratta di una gigantesca occasione. Quando sarò in campo proverò a dare la migliore immagine di me. Quando ci riesco, gioco meglio”.

Soltanto qualche anno fa, Mayar non avrebbe mai immaginato di trovarsi alle Olimpiadi. Aveva messo da parte il tennis professionistico per dedicarsi allo studio. Si è spostata negli Stati Uniti e si è laurata in Medicina dello Sport presso la Pepperdine University, a Malibu. Ha ripreso a giocare nel 2019: partita senza classifica WTA, ha vinto una partita dopo l'altra fino ad arrivare a respirare l'aria dei grandi tornei. Ne ha vinte 71 in dieci mesi, entrando tra le top-200 WTA. Lungo il percorso, ha giocato gli African Games a Rabat, in Marocco. A parte la medaglia continentale, c'era in palio una wild card per Tokyo. Alla vigilia del torneo fu vittima di un'infezione e ha giocato il torneo imbottita di antibiotici, ma alla fine ce l'ha fatta. “Avevo grande pressione addosso, sapevo di essere la migliore giocatrice in campo e quindi mi aspettavo di vincere. Non ero abituata a dover gestire certe emozioni”.

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"Una delle esperienze più belle della mia vita? Quando le giovani ragazze egiziane hanno espresso il desiderio di imitarmi"
Mayar Sherif

Il match contro Karolina Pliskova sul Centrale del Roland Garros

L'esperienza le è servita nel 2020, anno in cui si è qualificata per la prima volta nel main draw di uno Slam. Era il Roland Garros ed ebbe la possibilità di giocare sullo Chatrier contro Karolina Pliskova, portandole via il primo set. “Durante la partita, tra me e me ho pensato: 'Ma questo è davvero il livello massimo per il tennis femminile?' Lei è una delle più forti e avevo la sensazione di poter vincere”. Questi risultati le hanno permesso di avvicinarsi alle top-100 WTA, cacciando il timore di non poter giocare le Olimpiadi (per sfruttare la wild card ottenuta agli African Games c'è una sola clausola: trovarsi tra i top-300 ATP-WTA al momento dell'entry list). Anche se si allena in Spagna con coach Justo Gonzalez, e il suo tennis super-difensivo è di tipica matrice iberica, è diventata molto famosa nel suo Paese. 

Gli egiziani la sostengono e ha ricevuto anche i complimenti di Mohamed Salah, attualmente lo sportivo egiziano più popolare. Classe 1996, la Sherif sta vivendo un periodo di svolta. Dopo anni nei tornei minori, il circuito WTA sta diventando il suo habitat naturale. Negli anni del college, tuttavia, aveva mostrato qualità importanti. Non era mai capitato che una ragazza di Pepperdine arrivasse in semifinale ai campionati NCAA ed entrasse nella top-10 della classifica americana. Bello, ma nulla a che vedere con quanto accaduto all'Australian Open, in cui è diventata la prima donna egiziana a vincere una partita nel tabellone principale di uno Slam. “È stata una delle cose più importanti che mi siano successe – racconta – superare questa battiera è molto importante, perchè ci sono diversi giocatori che non ce l'hanno mai fatta, anche se sono tra i top-100”. Lei ha superato la prima, adesso si è posta nuovi obiettivi, magari facendosi ispirare da Salah.

Mayar Sherif è numero 114 WTA, sua miglior classifica di sempre. Giocherà le Olimpiadi in virtù del successo agli African Games

Mayar Sherif racconta le difficoltà economiche della sua famiglia, e spiega perché ha scelto di studiare negli Stati Uniti

“Mohamed è una persona eccezionale, molto umile. Ogni tanto capita di parlare con lui, e cerco di prendere un po' della sua esperienza. È fantastico avere dalla mia parte un campione del genere”. L'egiziana ha anche un'altra fonte d'ispirazione: Ons Jabeur, i cui risultati hanno cambiato la percezione del tennis femminile nel continente africano. “Ci conosciamo da molto tempo, lei conosce la mia famiglia e i miei genitori la adorano. Posso dire che mia sorella la conosce meglio di me. Ci salutiamo sempre, capita di scherzare. È una persona fantastica, molto divertente. Ogni volta che ci vediamo, spende belle parole per me”. Jabeur e Sherif hanno in comune le difficoltà economiche per intraprendere una carriera nel tennis. Oltre al sostegno delle rispettive famiglie e delle federazioni, hanno avuto la fortuna di avere qualche sponsor. Questo ha permesso loro di giocare, ma – ancora più importante – diventare degli esempi per gli aspiranti tennisti in Tunisia ed Egitto. “Una delle esperienze più belle della mia vita? Quando le giovani ragazze egiziane si sono avvicinate a me e hanno espresso il desiderio di imitarmi – continua la Sherif – ma io dico loro che non devono accontentarsi.

Non devono essere come me, ma ancora migliori. Soltanto così si apriranno le porte per le nuove generazioni”. Il suo match contro la Pliskova a Parigi ha avuto enorme risonanza in Egitto: volendo credere alle sue parole, molte persone si sono prese una pausa dal lavoro per vedere l'incontro. Dovesse fare qualcosa di speciale a Tokyo, la sua popolarità potrebbe salire alle stelle. Nata e cresciuta in Egitto, non ha avuto scorciatoie. Ricorda di aver giocato i tornei nazionali, quelli alla portata di tutti. “In Egitto ci sono molti talenti sprecati perché lo sport non è sostenuto a sufficienza”. Il suo essere speciale nasce proprio da qui: rendendosi conto di non avere chance ai piedi delle piramidi, ha investito su se stessa. Prima è andata in Spagna, nell'accademia di Juan Carlos Ferrero (laddove ha conosciuto Gonzalez, poi ritrovato anni dopo), poi ha addirittura intrapreso la carriera universitaria negli Stati Uniti. Infine ha trovato base in Spagna e si allena con Gonzalez ad Elche, nel sud del Paese. “Ma oggi le cose sono cambiate. Gli sponsor stanno iniziando a conoscere il tennis e questo darà una mano ai giovani talenti del nostro tennis”.