The Club: Bola Padel Roma
ATTUALITÀ

Il circuito riparte da metà agosto. Lo Us Open a tutti i costi, nonostante i Big Three...

Una fonte attendibile presente alla videoconferenza tra ATP, USTA e giocatori, ci ha raccontato gli scenari più probabili: il circuito ripartirà da metà agosto e c'è la ferma volontà di giocare lo US Open, pur con le necessarie restrizioni. I Big Three sono contrari ma isolati e qualcuno sospetta che il malcontento abbia favorito lo stop di Roger Federer

Riccardo Bisti
11 giugno 2020

C'era grande attesa per la videoconferenza a cui hanno partecipato decine di giocatori, il management dell'ATP guidato dal presidente Andrea Gaudenzi e i dirigenti della USTA, la federazione americana che organizza lo US Open. Tema di discussione, le linee guida per la ripresa del circuito. Un meeting intenso,  durato oltre tre ore e di cui, grazie a una fonte molto attendibile, possiamo raccontarvi i contenuti (un comunicato ufficiale è atteso nella giornata di lunedì 15 giugno), con la premessa che tutto quanto è riferito allo stato attuale dell'emergenza sanitaria. In caso di ulteriori variazioni, si renderebbero necessarie altre soluzioni.

La notizia principale è che l'ATP è fermamente decisa a far ripartire il circuito dalla metà di agosto, con i tornei americani che potrebbero essere sostituiti da altri eventi in Europa, non dovessero esserci le condizioni per giocare negli States. Tuttavia, il tema di maggior discussione era legato alla disputa dello US Open e gli scenari ipotizzati dalla USTA sono tre.

1. Giocare a New York sia il Masters 1000 di Cincinnati sia lo US Open. È la soluzione decisamente preferita dalla USTA. Il Masters 1000 di Cincy si svolgerebbe dal 17 al 23 agosto e, dopo una settimana di pausa, scatterebbe lo US Open. I giocatori arriverebbero a bordo di voli privati e sarebbero ospitati in hotel vicino al Billie Jean King National Tennis Center, senza necessità di nessun periodo di quarantena, ovviamente se negativi al test sul COVID-19. Nessuna modifica per il format: i match di singolare si giocherebbero al meglio dei cinque set e con un tabellone da 128 giocatori. Verrebbe invece ridotto a 24 coppie quello del doppio, anche se la USTA si è dimostrata flessibile su questo punto e accetterebbe un allargamento a 32 o addirittura 48 coppie. Questo scenario non prevede la disputa delle qualificazioni. Nel caso, verrebbero messi a disposizione 2 milioni di dollari per organizzare tornei minori, anche Challenger, in modo da offrire possibilità di gioco e di guadagno ai tennisti che avrebbero preso parte alle qualificazioni.

2. Rinunciare a Cincinnati e giocare solo lo US Open. In questo caso, lo Slam prevederebbe anche il torneo di qualificazione. La soluzione è ritenuta accettabile, anche se la USTA preferirebbe che i tennisti arrivassero allo US Open già rodati sul piano tecnico e fisico, oltre ad aver già assimilato le misure sanitarie previste.

3. Cancellazione di tutti gli eventi. Chiaramente è la soluzione meno gradita da (quasi) tutti.

Confermato uno dei punti più discussi di questi giorni: nella sede del torneo, ogni giocatore potrà portarsi un solo membro dello staff. Tuttavia, non ci saranno particolari limitazioni per altre sedi (quindi fisioterapisti e compagnia potranno svolgere il loro lavoro direttamente in hotel). Tutto fa pensare che la decisione sia già stata presa e che si opterà per la prima soluzione, con alcuni giocatori che hanno espresso il loro malumore per non essere stati contattati nelle settimane precedenti e aver richiesto un loro feedback a quattro giorni dalla decisione ufficiale. Però la voglia e la necessità di giocare sono tali da far dimenticare quelli che tanti hanno considerato uno sgarbo, quantomeno formale.

Qualcuno sospetta che la decisione di Federer di chiudere in anticipo il 2020 non sia dovuta solo all'infortunio, ma anche alle condizioni di gioco previste, molto diverse a quelle a cui è abituato

I match più belli degli ultimi dieci anni di Us Open

A guidare l'opposizione sarebbero proprio i Big Three, al punto che qualcuno sospetta che la decisione di Roger Federer di chiudere in anticipo il 2020 non sia dovuta solo all'infortunio, ma anche alle condizioni di gioco previste, molto diverse a quelle a cui è abituato. Sono contrari anche Novak Djokovic e Rafael Nadal, probabilmente seccati perché perderebbero il vantaggio di chi può lavorare e prepararsi in condizioni migliori, aumentando ulteriormente il divario tecnico rispetto al resto del gruppo. Tuttavia, la stragrande maggioranza dei tennisti vuole giocare e tanti non hanno gradito lo scarso supporto dimostrato dai Big Three nella volontà di riprendere a giocare già con lo US Open.

Per una volta, i leader sono rimasti un po' isolati, poiché anche la USTA è ben decisa ad andare avanti. Pur rispettando le loro opinioni e le eventuali scelte, non li ritiene indispensabili per proseguire nel progetto.  L'ATP è sostanzialmente sulla stessa lunghezza d'onda, al punto da aver preparato un piano alternativo nel caso dovesse saltare la stagione yankee: si ripartirebbe a metà agosto in Europa, dando priorità a tornei da disputarsi in paesi non sottoposti a quarantena. Naturalmente ci saranno importanti misure di sicurezza, in particolare lo svolgimento di test COVID ogni settimana.

L'ultimo punto dello Us Open 2019, giocato in un catino stracolmo. In quali condizioni si ripartirà?

Ma torniamo allo Us Open: non si è parlato di giocare a porte chiuse, anche se l'obiettivo principale resta quello di isolare i giocatori, pur senza necessariamente dover impedire un ingresso contingentato degli spettatori. Tra un paio di settimane scatterà il World Team Tennis (storica manifestazione a squadre che da oltre 40 anni inaugura l'estate americana) con un limite di 500 spettatori a partita. È possibile che lo Us Open possa ipotizzare una soluzione simile, con le dovute misure che impediscano a eventuali spettatori di avvicinare i giocatori. 

La decisione di avviare il processo organizzativo è presa al 90%, pur con il riferimento alla situazione sanitaria attuale. Un peggioramento potrebbe portare a ulteriori cancellazioni, mentre un miglioramento aprirebbe scenari ancora più permissivi. Il dibattito è stato lungo e vivace: a un certo punto, qualche giocatore ha proposto di giocare senza punti ATP in palio visto che è possibile che qualcuno scelga di non affrontare la trasferta a New York, e non vorrebbe avere un handicap rispetto a chi sarà presente. Una soluzione subito scartata dalla stessa ATP perché significherebbe derubricare il torneo a una sorta di esibizione, con conseguente riduzione degli investimenti di broadcast e sponsor. E questo danneggerebbe i giocatori stessi.

In definitiva, gli organi di governo sono pronti a tendere una mano ai giocatori ma fino a un certo punto. Il messaggio è chiaro: la USTA vuole lo US Open, l'ATP vuole far ripartire il circuito. Lo si farà nelle migliori condizioni possibili, con l'intenzione di aiutare i tennisti, ma i compromessi saranno inevitabili. E comunque, nessuno sarà obbligato: se qualcuno deciderà di non giocare, pazienza. Tra qualche giorno la fumata diventerà bianca e vedremo in quanti esulteranno.

In caso di parziale ammissione del pubblico, il Louis Armstrong Stadium potrebbe presentarsi più o meno così