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IL PERSONAGGIO

Squalifica, COVID, sconfitte. E ancora sconfitte

Thomaz Bellucci è piombato in un'impressionante serie di sconfitte. Quest'anno ha giocato 14 tornei, vincendo appena due partite. Ex n.21 ATP, in primavera ha avuto il COVID ed è franato in 345esima posizione, eppure hanno appena lanciato una linea d'abbigliamento in suo onore. Quanto è difficile prendere in considerazione il ritiro?

Riccardo Bisti
28 settembre 2021

Perdere sempre. Una partita dopo l'altra, contro giocatori sempre meno forti. Le ultime tracce agonistiche di Thomaz Bellucci risalgono a un mese fa, quando ha giocato le qualificazioni al Challenger di Maiorca, a casa di Rafa Nadal. Ha perso al primo turno contro il carneade Rafael Glotis, tedesco, numero 1934 ATP. I suoi canali social – sia pure ben organizzati – non sono ancora stati aggiornati nel 2021. E allora ci si domanda perché continui a giocare, vista l'assenza di risultati, 15 anni di carriera sulle gambe e un salvadanaio che dovrebbe concedergli un ritiro in serenità. Non è tanto il caso specifico a incuriosire, anche se Bellucci ha chiare origini italiane (sua madre si chiama Cocchiarali), ma quella dinamica psicologica che impedisce a un tennista di ritirarsi quando tutto – davvero tutto – gli consiglierebbe di lasciar perdere. Amore per lo sport, assenza di alternative, orgoglio, assuefazione? La verità è che Bellucci non si è mai ripreso da una brutta vicenda che lo ha riguardato quattro anni fa. Il 18 luglio 2017 gli trovarono tracce di idroclorotiazide, una sostanza coprente. In sede di processo, dimostrò che un biochimico e un medico gli avevano prescritto alcune vitamine per ridurre l'eccessiva sudorazione. Realizzati presso la Body Lab Farmacia de Manipulacao di Rio de Janeiro, i prodotti risultarono contaminati.

Alcune testimonianze e le regolari prescrizioni gli permisero di avere solo 5 mesi di squalifica... che però furono comunicati quando ne aveva già scontati quattro. Già, perché all'epoca c'era una norma (assurda) secondo cui un giocatore poteva rifiutare la sospensione provvisoria, e in quel caso avrebbe avuto garantita la riservatezza. Peccato che Bellucci non giocò, auto-imponendosela... I fatti raccontano che da allora non è più stato lo stesso, incapace di tornare tra i top-200 ATP. Oggi è numero 345 e a breve gli scadranno i punti della semifinale colta a Cary, ultimo buon torneo giocato negli ultimi due anni. È stato anche sfortunato, perché la scorsa primavera ha contratto il COVID durante il Challenger di Ostrava. Nel rispetto delle regole, si è sottoposto a tre settimane di isolamento. “Non è facile restare da soli così lontano da casa, senza la famiglia – ha riconosciuto – però ho deciso di concentrarmi sul mio recupero. La salute è la cosa più importante. Per noi brasiliani è dura viaggiare a causa delle restrizioni, e ho preso il virus proprio mentre avevo stilato un programma di tornei. Dovrò ricominciare daccapo”.

HEAD
"Non credo che potrò ripetere un torneo come Madrid 2011, ma una cosa che mi spinge è guardarmi oggi è vedere che posso ancora essere il giocatore di un tempo"
Thomaz Bellucci, maggio 2021

Thomaz Bellucci ha raggiunto i quarti alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. E per poco non batteva Nadal...

In realtà non si è più rialzato. Tornato alle competizioni a giugno, ha vinto la sua unica partita al torneo ITF di Champaign, in Illinois, contro l'americano Roy Smith (n.529 ATP). A marzo aveva passato un turno nelle qualificazioni di Santiago del Cile: per il resto, soltanto sconfitte. Nel 2021 ha giocato 14 tornei, con 12 eliminazioni al primo turno e la miseria di due vittorie. Per lui deve essere durissima, perché è un tipo sensibile. Brasiliano atipico, timido, per nulla amante delle interviste, ha problemi con il pubblico brasiliano da tempo. Nel 2013 perse a San Paolo contro il nostro Filippo Volandri e uscì dal campo tra i fischi. “Il pubblico non accettò quella prestazione – racconta – da allora, ogni volta che gioco in Brasile ho paura di essere fischiato”. In realtà ha giocato buoni tornei nel Paese natale, a partire dall'ottima Olimpiade di Rio (giunse nei quarti e strappò un set a Rafa Nadal in un clima da torcida), eppure la paura non lo ha mai abbandonato. Ha fatto terapia con uno psicologo, arrivando a parlare di depressione. Il problema è diventato ancora più concreto ai tempi della sospensione per doping.

Ero depresso per la mia immagine, non tanto per i punti e per i soldi – racconta – mi domandavo che esempio avrei dato ai bambini, anche se mi sentivo innocente. In Brasile non ci sono tanti giocatori, e vedere il migliore sospeso per doping non è una buona cosa. Se sbagli e vieni preso non ti preoccupi troppo perché hai sbagliato e basta, ma io non avevo fatto niente di male e ho dovuto pagare lo stesso. È stato il periodo più impegnativo della mia vita” raccontava un anno e mezzo fa, agli albori della pandemia. Chissà se lo pensa ancora, vittima di una sconfitta dopo l'altra. Qualcuno ha paragonato la sua parabola a quella di Tommy Robredo, anche lui invischiato nei tornei minori. Accostamento sbagliato: lo spagnolo ha avuto una carriera migliore della sua, ha avuto risultati più che accettabili all'età attuale di Bellucci, e gioca per il piacere di farlo. Se è vero che quest'anno ha un bilancio disastroso (8 sconfitte nelle ultime 9 partite dopo aver iniziato con una semifinale ad Antalya), si è fermato dopo Wimbledon ma continua a giocare: soltanto qualche giorno fa ha vinto un torneo ad Albacete, battendo in finale Guillermo Garcia Lopez. È sereno.

Lo scorso 19 settembre, il marchio brasiliano "Matchsportswear" ha lanciato una linea di abbigliamento con Thomaz Bellucci come testimonial

La fantastica vittoria contro Andy Murray a Madrid 2011

Al contrario, Bellucci sembra vivere un senso d'incompiutezza nato dopo la sospensione. Uscito dai top-200 ATP, non vi è più rientrato nonostante l'apprezzabile tenacia. In assenza di dichiarazioni pubbliche da quasi cinque mesi, è difficile capire quale sia il suo stato d'animo. I risultati sul campo, tuttavia, sembrano condurre verso una conclusione che Bellucci sembra fatichi ad accettare. E pensare che si tratta del secondo brasiliano più vincente dopo Guga Kuerten, con 4 titoli ATP e un best ranking al numero 21, senza dimenticare i quarti a Rio 2016 e la fantastica cavalcata a Madrid 2011, miglior prestazione di un tennista brasiliano dai tempi di Guga. Da numero 36 ATP arrivò in semifinale, battendo lungo il percorso Andy Murray (n.4) e Tomas Berdych (n.7). Particolarmente emozionante il successo su Murray: prima del match, lo scozzese disse di non conoscerlo nonostante il suo buon ranking. Thomaz si fece conoscere sul campo, con un netto 6-4 6-2. “Avevo studiato una grande strategia con Larri Passos, mio allenatore del periodo, evitando il suo rovescio e facendogli giocare tanti dritti” ha raccontato nella sua ultima intervista, in cui ha celebrato il decennale dell'impresa.

Sarebbe stata leggenda se avesse battuto Novak Djokovic in semifinale. Era il Djokovic del 2011, imbattuto e imbattibile fino ad allora. Reduce da 30 vittorie consecutive, il serbo si trovò in svantaggio 6-4 3-1. Rimontò fino a imporsi 4-6 6-4 6-1, portando avanti l'imbattibilità fino alla semifinale del Roland Garros. Ci volle Roger Federer per interromperla. “Negli ultimi dieci anni ho vissuto molti periodi senza competere – dice Bellucci – infortuni, sospensione, pandemia... adesso sono maturo, esperto e motivato a giocare i grandi tornei. Non credo che potrò ripetere un torneo come Madrid 2011, ma una cosa che mi spinge è guardarmi oggi è vedere che posso ancora essere il giocatore di un tempo”. Sul campo, tuttavia, fatica a dimostrarlo. Lo scorso anno diceva che avrebbe iniziato a pensare alla fine del suo viaggio da giocatore “fra 3-4 anni”. “Però tutto dipende dai risultati. Se dovessi restare nei tornei più piccoli, le possibilità di smettere aumenterebbero. Il ritorno tra i top-100 aumenterebbe la possibilità di andare avanti. Sto lavorando duramente per questo. Non è facile. Non lo è mai stato”. Lo sta scoprendo sulla sua pelle e adesso rischia di dover ragionare sulla scelta più complicata della sua carriera. Più complicata di quello che pensava.