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IL CASO

“Hanno detto a Pospisil che è ignorante e maleducato”

Le indiscrezioni sul contenuto della discussione avuta da Vasek Pospisil con Andrea Gaudenzi, da cui è scaturita la sua folle reazione sul campo. L'ATP non vede di buon occhio l'iniziativa PTPA, mentre i giocatori contestano una scarsa trasparenza al sindacato. Le parti sembrano molto distanti.

Riccardo Bisti
26 marzo 2021

In poco più di un anno al vertice dell'ATP, Andrea Gaudenzi è già il presidente dei record. Due mesi dopo l'insediamento, l'ex top-20 faentino ha dovuto fronteggiare una crisi senza precedenti a causa della pandemia. Si è trovato costretto a prendere decisioni d'urgenza, trovandosi nella tipica situazione tra incudine e martello. Mercoledì 24 marzo 2021, poi, è diventato il primo presidente duramente attaccato da un suo associato, peraltro in mondovisione. I fatti sono ben noti: vittima di un penalty point sul setpoint per il suo avversario, Vasek Pospisil ha preso a imprecare contro il faentino al cambio di campo. “Per un'ora e mezza, ieri, il presidente dell'ATP mi ha urlato contro in una riunione perché ho cercato di unire i giocatori” ha detto il canadese, salvo poi insistere: “Un'ora e mezza. Il leader dell'ATP. Portalo qui”. E via un insulto, a favore di microfoni. A dirigere il match contro Mackenzie McDonald c'era il francese Arnaud Gabas, che lo ha invitato a calmarsi. “Basta così: se hai bisogno di dirgli qualcosa, fallo fuori dal campo”. Incapace di sostenere la discussione, Pospisil è andato dritto per la sua strada. “Perché sono qui? Se vuoi squalificarmi, farò volentieri causa a tutta l'organizzazione”. Frasi sconnesse, gravi e poco sensate. A mente fredda (e dopo aver evitato di parlare con i giornalisti), il canadese si è scusato via Twitter.

Vorrei sinceramente scusarmi per il mio comportamento di oggi. Ho mancato di rispetto allo sport che amo e per questo sono davvero dispiaciuto. A titolo di spiegazione, ieri sera mi sono molto innervosito durante un incontro tra i giocatori e i dirigenti ATP. Ho sottovalutato il peso di quelle emozioni fino a quando non sono entrato in campo. Ancora una volta, mi spiace per il mio comportamento in campo e per il linguaggio utilizzato”. Fin qui, la forma, sulla quale (entro certi limiti) si può soprassedere. Chissà se Pospisil sarà multato per questo episodio. Ma ciò che conta è la sostanza. Ok, il canadese e Novak Djokovic sono i co-fondatori della PTPA, l'associazione composta da soli giocatori che punta a tutelare i loro interessi. E si sa che l'ATP non aveva preso troppo bene l'iniziativa. “I giocatori sono già ampiamente rappresentati” ha detto in più interviste Andrea Gaudenzi. Il sistema attuale comprende 3 rappresentanti dei tornei, altrettanti dei giocatori e un presidente il cui voto può essere decisivo: non è frutto di un'attenta pianificazione, bensì di una lotta di potere risalente agli anni 80. Ma cosa ha spinto Pospisil a una simile reazione? Pare che diversi giorni di riunioni non siano riusciti a produrre una piattaforma unitaria che potesse sfidare in concreto la leadership ATP. Ci sono state lamentele su diversi argomenti: il calo vertiginoso dei montepremi (soltanto a Miami è calato del 60%), il sistema di congelamento della classifica ATP (proprio in queste ore, la WTA ha adottato un sistema più semplice), nonché i protocolli da seguire nei vari tornei per garantire la sicurezza dal contagio.

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La furia di Vasek Pospisil a Miami

Ma se i problemi sono ben chiari, non si può dire altrettanto delle soluzioni. Il tennis è uno sport a incastri, con interessi divergenti e spesso in contrasto tra loro. Mai come adesso tutti diffidano di tutti, partendo da una certezza: i tennisti vogliono giocare di meno e guadagnare di più, i tornei vogliono che i tennisti giochino di più e guadagnino meno. Secondo le indiscrezioni raccolte da Simon Briggs per conto del Telegraph, Gaudenzi ha fatto presenti le difficoltà a Pospisil quando i due si sono incontrati martedì sera, alla presenza dell'amministratore delegato Massimo Calvelli. Pare che i due italiani fossero a cena quando un paio di giocatori hanno chiesto loro di incontrare Pospisil. I contenuti dell'incontro? Pospisil avrebbe manifestato le sue lamentele. In tutta risposta, Gaudenzi lo avrebbe invitato a proporre delle soluzioni concrete, chiedendogli se i problemi del tennis elencati da Bloomberg possano essere risolti così facilmente.

(L'allusione è un lungo articolo-inchiesta pubblicato qualche ora prima, in cui si ricordava – ancora una volta – che il tennis raccoglie appena l'1,3% dei proventi derivanti dai diritti TV e mediatici sportivi). Pare evidente che l'incontro non abbia avvicinato le parti, anzi, abbia inasprito le tensioni. Nell'ambiente, molti sostengono che la dirigenza sia stata poco visibile durante i momenti peggiori del COVID. Allo stesso tempo, l'atteggiamento di Pospisil non ha certo contribuito a migliorare la sua immagine. Secondo il sito Open Court, le cose sarebbero andate così: “Gaudenzi e company se la sono davvero presa con Pospisil, definendolo ignorante e maleducato”. Lo stesso sito riporta che il canadese fosse addirittura in lacrime e ancora scosso al momento di scendere in campo.

Bloomberg racconta che Gaudenzi avrebbe chiesto a Djokovic e Pospisil di aspettare prima di far partire il loro progetto, perché aveva serie intenzioni di cambiamento. Il serbo e il canadese sarebbero andati avanti per la loro strada

Vasek Pospisil illustra la missione PTPA durante il podcast di Tennis Channel

L'unica certezza è che la Professional Tennis Players Association (PTPA), pur essendo stata annunciata sette mesi fa (a New York, dove Gaudenzi non c'era), non ha ancora effettuato mosse ufficiali. Si parlava di un'integrazione con le donne, ma per adesso non c'è ancora nulla di ufficiale. Secondo Bloomberg, a lavorare a stretto contatto con Pospisil c'è l'americana Tara Moore (n.459 WTA, ex n.145), che però sta faticando a trovare adesioni. Le donne sono più prudenti degli uomini e vogliono conoscere il dettaglio del progetto prima di aderire. Tra l'altro c'è una buona fetta di giocatori che non vede di buon occhio una collaborazione con la WTA, o addirittura una fusione. Motivo? I tennisti pensano che il circuito femminile sia parassitario, e che un'eventuale unione toglierebbe risorse al tennis maschile. Uno scoglio ben difficile da superare, anche perché se ne parla da tempo e non si è mai andati vicini alla fumata bianca. Sempre Bloomberg informa che gli uomini avevano rifiutato Larry Scott come CEO una dozzina d'anni fa, perché reduce dall'esperienza con la WTA e con idee troppo... unioniste. Gaudenzi è convinto che l'associazione non servirebbe a nulla e che “sarebbe una sconfitta per tutti”.

La spaccatura si è poi acuita quando Novak Djokovic (sostenendo che la regola sia stata fatta apposta per lui) ha rinunciato alla candidatura nel Player Council ATP perché chi ha incarichi in altre associazioni non può farne parte. In precedenza, avevano già rassegnato le loro dimissioni lo stesso Pospisil e un paio di giocatori americani (Isner e Querrey) vicini alle posizioni PTPA. Proprio Isner è intervenuto alla vigilia del suo esordio a Miami. “Il problema non è tanto il premio in denaro – ha detto – non vogliamo ridurre la questione a questo aspetto. Penso che i giocatori vorrebbero avere una maggiore conoscenza dei motivi sul perché vengono prese certe decisioni”. In realtà, i malumori sono striscianti da tempo. Il rapporto di Bloomberg ha rivelato una lunga mail di Djokovic ai colleghi, del luglio 2018, in cui diceva che i tennisti erano utilizzati come pedine per una partita a scacchi altrui. “Sanno che col tempo dimenticheremo e continueranno a manipolarci”. Dopo quasi tre anni c'è un presidente diverso, ma non è cambiato praticamente nulla.