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IL CASO

Giudici di linea, è finita?

Le chiamate elettroniche avrebbero impedito il teatrino che ha condotto alla squalifica di Andrey Rublev, e un’accurata analisi video delle sue parole sarebbe stata più corretta per valutare i provvedimenti. Ma dal 2025 andrà proprio così.

Riccardo Bisti
3 marzo 2024

Il titolo è una provocazione e lascerebbe intendere una presa di posizione. In realtà, siamo i primi a riconoscere che i giudici di linea e i loro umanissimi errori possono essere parte dello spettacolo. Certo, il tennis non è il wrestling, ma diversi giocatori si sono costruiti personaggio e popolarità grazie a proteste e scontri verbali con gli ufficiali di gara. Però la tecnologia avanza e tutto fa pensare che l'episodio del torneo di Dubai sia la pietra tombale per chi sperava in un cambiamento o un'inversione di rotta. Nelle ore successive alla squalifica di Andrey Rublev è stato invocato da più parti un utilizzo ancora più esteso del “VAR” nel tennis. Frasi dettate dal momento, poco informate perché tale passaggio è già in programma e ve ne abbiamo parlato a suo tempo. Dal 2025, tutti i tornei del circuito ATP (terra battuta compresa) dovranno utilizzare Hawk Eye Live, pardon, Electronic Line Calling Live (ELC Live). Visto che il sistema è utilizzato anche da Australian Open e Us Open, all'appello mancano i due Slam europei e il circuito WTA. Ma i fatti di Dubai – a nostro avviso – rappresentano un passaggio ineluttabile: i giudici di linea sono destinati a sparire, almeno nei grandi tornei. Probabilmente continueremo a vederli negli eventi minori, almeno quelli che possono permetterseli. Ai livelli più bassi, infatti, è molto raro vedere il team completo di giudici (7-8 persone) al lavoro su una partita.

La si può pensare in vari modi sul caso Rublev, ma possiamo affermare – oltre ogni ragionevole dubbio – che ELC Live avrebbe evitato il triste teatrino che ha portato alla squalifica. Se la palla di Bublik era davvero fuori, la voce elettronica avrebbe assegnato il punto al russo. Se invece era buona, Rublev avrebbe perso il game e sarebbe tornato in panchina senza sfuriate. Visto che diversi tornei adottano ELC Live (che non è ancora obbligatorio) è paradossale – quasi comico – che non sia utilizzato in un luogo ricco come Dubai. A dare un'ulteriore spallata al mondo dei giudici di linea è arrivato Alexander Bublik, beneficiario della squalifica. In campo aveva detto che gli sarebbe andato bene proseguire il match, in conferenza stampa non ha fatto sconti: “Abbiamo la prova che la chiamata elettronica evita questo tipo di problemi – ha detto – i giocatori non stanno impazzendo, il tennis è la nostra passione. Viviamo per questo, siamo cresciuti sognando di giocare in questi stadi, poi una persona che fa il giudice da tre anni ha la possibilità di prendere delle decisioni. È colpa di Andrey? Forse. È colpa dell'arbitro? Forse... Ma dobbiamo capire che non possiamo togliere i giocatori, ma possiamo facilmente togliere i giudici. E questo risolverebbe molti problemi”. Come si fa a contraddirlo? Severo ma giusto, si direbbe in epoca social.

«Non possiamo togliere i giocatori, ma possiamo facilmente togliere i giudici. E questo risolverebbe molti problemi» 
Alexander Bublik

Una sentenza è arrivata da Mark Ein, proprietario del torneo di Washington. “La domanda da porsi non è se la chiamata elettronica sia giusta al 100%, ma se sia migliore di un essere umano. Ed è sicuramente migliore di un essere umano”. Tutti sanno che Hawk Eye ha un piccolo margine d'errore (anche se dovrebbero averlo ridotto), mentre Foxtenn – basandosi sul reale rimbalzo – promette massima precisione. C'è poi un altro aspetto da considerare: un giocatore non potrà mai arrabbiarsi con una macchina. In preda alla frustrazione potrà infuriarsi, magari dire qualcosa al giudice di sedia, ma nulla di paragonabile a quanto fatto da Andrey Rublev. A parte le considerazioni sul personaggio (amabile e amato fuori dal campo) e la liceità della sua sfuriata (comprensibile ma non giustificabile), è giusto domandarsi se la squalifica di venerdì sia stata giusta. A nostro avviso... ni.

Intanto c'è confusione regolamentare sulla ragione per cui è stato squalificato. Mirian Bley, giudice di sedia tedesca, ha annunciato al microfono che il default è avvenuto per condotta antisportiva. Al contrario, giornalisti presenti a Dubai sostengono che il motivo ufficiale sia stato abuso verbale. Sul piano disciplinare non cambie nulla, perché per entrambe le infrazioni è prevista una multa fino a 40.000 dollari (se l'episodio avviene in un ATP 500 come Dubai) e, nei casi più gravi, il supervisor può riferire il fatto ai suoi superiori. Potrebbero, dunque, essere stabilite ulteriori sanzioni (per esempio, la squalifica da uno o più tornei successivi). Nel caso di Rublev gli sono già stati tolti i 157.755 dollari e i 200 punti ATP per il piazzamento in semifinale. Tuttavia, sembra scontato (almeno, lo sembrava nell'imminenza dell'episodio) che il giocatore avrebbe presentato ricorso. Soltanto in quel caso inizierebbe una revisione del caso.

La disperazione di Andrey Rublev con il supervisor Roland Herfel: il russo è appena stato squalificato

Il "Rublev Gate" di Dubai

Sul caso specifico, si evidenzia ancora una volta l'importanza della tecnologia. Chi comprende il russo sostiene che Rublev abbia detto “fot.... deficiente” al giudice di linea, mentre il giocatore sostiene di aver parlato in inglese. Visto il gran numero di microfoni e telecamere, sarebbe stato opportuno fare una verifica prima di comminare la squalifica. Farlo sulla fiducia ci è parso eccessivo, anche se – a onor del vero – il linguaggio del corpo di Rublev era particolarmente aggressivo. Piuttosto simile a quello tenuto da Serena Williams allo Us Open 2009, quando aggredì verbalmente la giudice Shino Tsurubuchi. Vale la pena ricordare che l'americana non fu squalificata, ma fu penalizzata con un penalty point sul matchpoint per l'avversaria. Visto che era il secondo warning ai danni di Serena, e vista l'oggettiva somiglianza tra i due fatti, la squalifica immediata a Rublev ci è parsa eccessiva.

Al contrario – volendo essere severi – si può sostenere che fosse la Williams a meritare la squalifica. Comunque la si veda, è stato commesso un errore, o nel 2009 o nel 2024. Poiché la tecnologia permette di ridurre in modo significativo gli sbagli, è giusto (doveroso?) annetterla al sistema. Purtroppo, il sistema arbitrale del nostro sport è molto chiuso su se stesso e poco si sa di criteri, designazioni e scelte. Però crediamo che il Caso Rublev non potrà passare inosservato e rappresenterà un'accelerata verso l'inevitabile. Con buona pace dei tradizionalisti a tutti i costi. Gli arbitri cambieranno pelle, diventando ragionieri e/o notai, preposti al rispetto delle regole. I giudici di linea scompariranno e, sì, probabilmente si smarriranno alcune centinaia di posti di lavoro dell'ecosistema tennis. È il prezzo da pagare per avere un tennis più giusto.