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LA STORIA

Game, Set, Bancarotta

L'emozionante e drammatico racconto di una giornalista del Guardian. In preda alla depressione da pandemia, ha iniziato a scommettere sul tennis e in due anni ha perso 40.000 sterline. Ha raccontato la sua storia in un articolo denso di emozioni e informazioni utili. Ma non dice se ha smesso...

Riccardo Bisti
22 novembre 2022

Nel suo profilo sul sito del Guardian, uno dei principali quotidiani britannici, c'è scritto che Hannah Jane Parkinson che scrive di cultura pop, tecnologia, calcio, politica e salute mentale. È una giovane donna di 33 anni, ha già scritto un libro di successo e ha una vita all'apparenza felice. O almeno, serena. Invece non era (e forse non è) così. Durante il lockdown da pandemia ha perso i suoi punti di riferimento, le certezze (fittizie) regalate dal mondo online e ha iniziato a scommettere online. A scommettere sul tennis. E fino a oggi ha perso la bellezza di 40.000 sterline. Per combattere la sua dipendenza e cercare di uscirne, ha scritto un pezzo-capolavoro per il suo giornale, dal titolo eloquente: Game, set, bankrupt: how an addiction to gambling on tenns lost me £40.000 ("gioco, partita, bancarotta: come la dipendenza dal gioco d'azzardo sul tennis mi ha fatto perdere 40.000 sterline"). La storia della Parkinson va raccontata perché mischia tre elementi in un cocktail di grande interesse per noi: il suo dramma personale, una notevole capacità giornalistica e argomenti molto familiari per gli appassionati di tennis. Il suo racconto parte dagli ottavi di Wimbledon, dal tie-break del terzo set tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. Lei ha il fiato sospeso perché occhio di falco deve valutare una palla giocata dall'azzurro. Il suo rovescio viene certificato out, il set va allo spagnolo, Hannah Jane perde 800 sterline. “Nei due anni precedenti ho perso 40.000 sterline. Faccio fatica a usare la parola dipendenza, ma è così”. Per continuare a scommettere, ha bruciato tutti i suoi risparmi e ha speso l'anticipo che le era stato corrisposto per la pubblicazione del suo libro. Fino a qualche anno fa, da giovane donna, pensava che il gioco d'azzardo fosse roba per uomini di mezza età, annoiati, che frequentano le fumose sale scommesse. “Oggi non è più così: puoi andare in bancarotta davanti allo schermo del computer o di una app”. Prima della pandemia, non aveva giocato neanche 50 centesimi. Non aveva mai acqustato un biglietto della lotteria.

Poi, però, il Covid ha cambiato tutto, donando un mucchio di tempo libero inatteso a milioni di persone. Lei era caduta in una depressione tale che l'aveva portata ad abbandonare Twitter, il suo social media preferito. Quando ha ricominciato, si è resa conto che l'algoritmo l'aveva penalizzata. Meno interazioni, meno followers, meno commenti. L'assenza di dopamina generata dalle conversazioni online ha creato un vuoto nella sua mente. Un vuoto che doveva colmare ad ogni costo: e allora ha sostituito Twitter con i risultati delle partite di tennis. Il nostro, in fondo, è lo sport perfetto. Si gioca undici mesi all'anno e ci sono decine di partite al giorno, a qualsiasi livello. “Ma io ero arrivata a scommettere anche sulle partite di college”. Come è noto, si può scommettere su qualsiasi dettaglio di una partita, anche sull'esito di un singolo punto. “Io l'ho fatto. Non puoi vincere o perdere 500 sterline più velocemente di così”. Per lei, il tennis è diventato una rapida ossessione. Da buona giornalista, è diventata super-preparata e super-competente. Racconta di aver appreso dettagli da fanatica: che in alcuni tornei uomini e donne usano palle diverse, che Isner gioca tanti tie-break, che Tsitsipas va spesso al bagno... e aveva capito quali giocatori sono più bravi nel gestire i punti importanti. “Il problema è che affidi le tue finanze a degli estranei. Magari scommettevo su un giovane in ascesa che la sera prima si era infortunato senza che io lo sapessi. O su una tennista che aveva il ciclo o aveva litigato con il fidanzato”. La Parkinson ammette che le minacce rivolte (rigorosamente online) dagli scommettitori ai tennisti sono frutto di menti malate, paragonabili a quelle di un tossicodipendente. “E la mente di un tossicodipendente diventa irragionevole, irrazionale”. Lei è arrivata a utilizzare 16 bookmakers diversi, e ha commesso gesti di cui si vergogna profondamente. Chissà cosa ha provato nel confessare – su un giornale ad ampia diffusione – di aver preso prestiti dalla madre e dalla sorella per aprire nuovi conti. E nell'ammettere di aver creato tre identità online. “Tutte perdenti”.

Hannah Jane Parkinson è una giornalista di successo. Appassionata di sport, è una grande tifosa del Liverpool

ASICS ROMA
«Ho scommesso sull'esito di un singolo punto. Non puoi vincere o perdere 500 sterline più velocemente di così» 
Hannah Jane Parkinson

Al minuto 10.32 di questo video, il rovescio sbagliato da Sinner che ha fatto perdere 800 sterline ad Hannah Jane Parkinson

Poi emerge il lato giornalistico, affamato di numeri e informazioni. Ed è interessante apprendere alcuni dettagli sul mondo delle scommesse in Gran Bretagna, universalmente considerata la patria del gioco d'azzardo. Hannah Jane ci informa che il colosso Bet365 è l'erede online della piccola società di scommesse Provincial Racing, fondata dall'oggi 84enne Peter Coates. Oggi Bet365 è in mano alla figlia Denise e vanta un fatturato di 2,8 miliardi di sterline e 80 milioni di clienti in tutto il mondo (Italia compresa, ndr). Nel solo 2020, la Coates ha intascato 469 milioni tra stipendio e dividendi. In virtù di questo, sta progettando di farsi costruire una casa del valore di 90 milioni, con facciata di vetro, lago artificiale e campi da tennis interrati. Vuole enfatizzare, la Parkinson, la differenza tra i bookmakers che si fanno straricchi e i giocatori che vanno in rovina. Un'etica che non le piace, visto che elenca una serie di illeciti commessi dalle varie agenzie di scommesse. C'è chi colloca la sede in paradisi fiscali e in molti hanno dovuto pagare multe milionarie. Ma è poca roba, quando il giro d'affari nel biennio 2020-2021 è stato di 12,7 miliardi.

Ed ancora meno quando si scopre che oltre 2 milioni di britannici hanno il problema della dipendenza, e 400 di loro si sono suicidati nel 2021. L'ente Gambling with Lives ha raccontato alcune di queste storie, e sorprende come a cadere vittima dell'azzardo siano persone di tutte le età, di ogni genere, apparentemente insospettabili. Vale la pena leggerne alcune. “Quando avevo perso 15.000 sterline, un amico mi disse che poteva andare peggio. Non ci potevo credere, poi ne ho persi altri 25.000 e ho scoperto che aveva ragione”. La Parkinson soffre di bipolarismo e ammette che le persone con determinate fragilità sono le più esposte a certi rischi. Allo stesso tempo, sono le più interessanti per il mercato del gioco d'azzardo. E ci informa che Newham, zona degradata a est di Londra, ha ben 80 negozi di scommesse, di cui 18 in una sola via. Come a dire che i bookmakers proliferano nella disperazione e nella povertà altrui. Inoltre non si capacità del loro atteggiamento: se uno scommettitore vince, la sua possibilità di giocare viene ridotta. Chi perde, invece, può scommettere quanto vuole.

Denise Coates, azionista di maggioranza di Bet365. Il suo patrimonio è stato stimato in 12,2 miliardi di dollari

La condivisione del suo articolo  su Twitter ha garantito molte interazioni ad Hannah Jane Parkinson

Per Hannah Jane Parkinson è stato un trauma scoprire della squalifica a Nicolas Kicker, di cui vi abbiamo ampiamente parlato in questi anni. Se ne accorse dopo che era appena tornato nel circuito, rendendosi conto di aver scommesso spesso su di lui in passato. È stato provato che l'argentino avesse accettato 15.000 dollari in cambio di perdere una partita in tre set, modo migliore per fronteggiare i costi del circuito minore. E lui, con un figlio a carico, doveva acquistare racchette di seconda mano e incordarle da sé. Almeno, è quello che ha raccontato agli inquirenti, forse per farsi ridurre la pena. Missione compiuta, anche se ha dovuto realizzare un video educativo per i giovani tennisti. La Parkinson riconosce che il problema del match-fixing è reale e diffuso, visto che l'International Tennis Integrity Agency (ex Tennis Integrity Unit) commina sanzioni di vario genere, radiazioni comprese, quasi ogni mese. Racconta dei courtsiders, definiti membri di gruppi criminali che seguono i match dal vivo e con app crittografate come Telegram provano a eludere i livescore, anticipando gli spostamenti di quote. “Le reti legate alla mafia muovono milioni di sterline. Allora ti domandi se la tennista su cui avevi giocato avesse qualche problema, o fosse effettivamente pagata”. Questo passaggio è il più debole del pezzo, perché il fenomeno dei courtsiders è più ampio e non sempre è legato alla malavita, anzi, lo è raramente. E comunque è stato quasi del tutto estirpato dalle norme restrittive imposte dai vari tornei, spesso disseminati di ispettori e controllori pronti a schedare e buttare fuori gli spettatori sospetti.

Un'attività, quella dei courtsiders, che magari naviga nel grigio (perchè in effetti beffa chi scommette da casa), ma che richiede particolari abilità e – soprattutto – non è legata alla criminalità. Sul punto, vale la pena leggere il libro di Brad Hutchins Game, Set, Cash. Chissà se la Parkinson lo ha fatto. Su un punto, invece, ha pienamente ragione: le case di scommesse l'hanno spesso vinta. La Gran Bretagna ha preparato da anni una riforma delle leggi sul gioco d'azzardo, ma è stata rinviata per la quarta volta. I parlamentari britannici ricevono spesso omaggi dai bookmakers, cadendo in un grave conflitto d'interessi. Lo stesso Peter Coates effettuerebbe parecchie donazioni al Partito Laburista. Negli Stati Uniti, il betting è stato riammesso dalla Corte Suprema nel 2018, dopo che era stato vietato nel 1992. Da allora, gli americani hanno scommesso 125 miliardi di dollari sugli eventi sportivi. E nel resto del mondo il mercato è fiorente, in perenne ascesa. C'è chi prova a opporsi, ma senza troppa fortuna. I tifosi delle squadre di calcio dell'Everton e del Bournemouth hanno lanciato una petizione per evitare che le loro squadre del cuore fossero sponsorizzate da Stake.com. Niente da fare, hanno perso. Una sorta di Davide contro Golia, visto che la metà delle squadre di Premier League è sponsorizzata da un'azienda di scommesse. Soltanto una ha deciso di chiudere ogni legame, il Bolton Wanderers. Ma è una goccia nell'oceano.

Dopo questo excursus nella descrizione del betting sportivo, la Parkinson torna a questioni più personali, etiche, persino intime. “A volte mi chiedo se Denise Coates si senta in colpa per quello che fa, o se il suo business debba essere considerato etico e lei non abbia colpa se le persone non hanno autocontrollo”. Secondo uno studio, il 5% degli scommettitori è responsabile del 70% degli incassi delle società di scommesse. “Ma non sono quelli che acquistano i biglietti della lotteria. Sono quelli come me, disperati e delusi, insensibli al mondo esterno, che vedono la loro vita andare a pezzi”. Persone che non sono in grado di ribellarsi: Hannah Jane ha ammesso di essere stata contattata dai Safer Gambling Teams di alcuni negozi, che evidentemente avevano notato il rosso nei suoi conti. “Ho mentito sul mio reddito, sui miei risparmi e sulle cifre che potevo permettermi di perdere – scrive – una volta ho detto di aver ereditato una manna, un'altra che guadagno 30.000 sterline in più del reale. Non hanno controllato, ma se lo avessero fatto sarei stata più furiosa che grata”. Però ammette che dovrebbero farlo, per salvare la dignità e spesso la vita della povera gente che rischia la bancarotta per un rovescio di Sinner fuori di poco.

“I bookmakers non possono operare in una proficua falsità, incoraggiando ad andare avanti le persone con evidenti problemi. Perdono tutto, e poi la vita. Ho scritto al passato, ma ho scritto questo pezzo perché sto ancora giocando d'azzardo e ho pensato che questa potrebbe essere l'ultima cosa a fermarmi. Perché, anche se al momento ho la preoccupazione giustificata di perdere il lavoro, amici e casa, mentre scrivo ho un occhio sul telefono per controllare i risultati”. Hannah Jane Parkinson ha scritto questo articolo prima dello Us Open, convinta che sarebbe stato il suo ultimo torneo da giocatrice incallita. Aveva il proposito di ritirarsi insieme a Serena Williams, a prescindere dai risultati. L'articolo è stato pubblicato due mesi dopo, e non ha detto se ha smesso. Però ha ripreso a utilizzare Twitter con una certa frequenza, e la condivisione del suo articolo ha avuto parecchi riscontri. In tanti le hanno scritto, qualcuno dandole addirittura consigli su come migliorare nelle scommesse. Ci ha scherzato su, ma forse ha ottenuto il suo obiettivo. Nel momento in cui scriviamo, la condivisione del suo pezzo ha raccolto quasi 4.000 like, oltre 300 commenti e circa 750 retweet. Non è il massimo nutrirsi di dopamina per queste cose, ma è sempre meglio che avere il fiato sospeso su una palla break, perché da un singolo punto di una partita di tennis dipende l'equivalente di uno stipendio di una persona normale. Apparentemente normale.