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IMPRESE AZZURRE

Flavio Cipolla, lo psicanalista

Può un giocatore minuto batterne uno dotato di tanta potenza in più? Certo, se ti chiami Flavio Cipolla e disponi di un talento non comune. E così, a furia di back di rovescio e smorzate millimetriche, anche il buon Andy Roddick uscì dal campo prenotando una seduta dallo psicanalista...

Marco Caldara
29 giugno 2020

3 maggio 2011, Madrid, campo Manolo Santana. Numero 12 del mondo, statunitense, contro numero 160, italiano. Da una parte della rete Andy Roddick, uno dei giocatori simbolo della forza bruta, della potenza applicata alla racchetta, del «tira forte e spera che non torni». Dall’altra, l’esatto opposto: Flavio Cipolla, cresciuto ammirando Pete Sampras ma costretto dal fisico a sviluppare un tennis completamente diverso. Potenza poca, servizio ancora meno, ma qualità tecnica e sensibilità alle stelle, fra rovescio in slice, variazioni e smorzate come se piovesse, gentile concessione di una manina baciata dagli dèi del tennis. Come andò a finire quella serata, tanti appassionati non l’hanno dimenticato, con l’ex numero uno - che la terra non la digeriva affatto, ma le due semifinali a Roma dicono che volendo ci sapeva fare anche lì - impotente di fronte a quel nanetto romano di un metro e 70 per settanta chili, proveniente dalle qualificazioni e perfetto (pensava lui) da portar via col drittone-cannonata. Invece il duello si trasformò nella rivincita del tennis old style, con la palla che viaggiava poco ma i pensieri velocissimi e che aveva già permesso a Cipolla di far piangere più di un top player.

Bastarono i primi game per capire che si poteva fare, con lo yankee del Nebraska costretto a giocare sempre un colpo in più, molto spesso quello sbagliato. Cipolla vince il primo set 6-4, va sotto 5-3 nel secondo ma si guadagna il tie-break; sale 4-2, poi perde quattro punti di fila, cancella due set point e conquista una palla match che sciupa con un dritto in rete. Perde tie-break e set, ma non le speranze, perché il vero capolavoro deve ancora arrivare. Flavio riparte alla grande nel secondo, sale subito 2-0, trova forza nell’osservare Roddick mentre frantuma la sua Babolat sulla terra della Caja Magica e allunga fino al 4-1. Manca prima il 5-1, poi il 5-2, e si lascia avvicinare sul 4-3, ma ne ha ancora. Roddick gli regala un altro break con due errori e un doppio fallo, lui va a servire sul 5-3, non ha paura a tirare il passante al corpo sul match point e finisce con le braccia al cielo, dopo i 183 minuti più belli della sua carriera, mentre A-Rod raccoglie le sue cose in fretta e furia e sgattaiola via dal Centrale bollendo di rabbia. 

«Avevamo due stili diversi: lui bombardava, io giocavo di fino; lui spingeva col dritto, io gli spezzavo il ritmo col back di rovescio e le smorzate» Flavio Cipolla

«Non è stata la classica partita che si vede tutti i giorni – ricorda Cipolla – perché avevamo due stili completamente diversi. Lui bombardava, io giocavo di fino. Ricordo di essere entrato in campo con la consapevolezza di poter vincere. Ci credevo, ero in ascesa e mi sentivo bene grazie a due belle vittorie nelle qualificazioni. La chiave? Rispondere. Riuscivo a farlo spesso e appena cominciava lo scambio, sentivo di potermela giocare ad armi pari. Il mio tennis gli dava fastidio: lui spingeva col dritto, ma io gli spezzavo il ritmo col back, le smorzate e l'ho anche infilato con un sacco di passanti. Non riuscendo a farmi male col servizio, il suo match si è complicato». Già, terribilmente, fino a costare all’americano la peggior sconfitta (in termini di ranking dell’avversario) mai raccolta in oltre dieci anni nel Tour maggiore. «Qualche bella partita nella mia carriera l’ho vinta - continua il romano, al tempo 27enne - ma se consideriamo palcoscenico e avversario, nella mia personale classifica quel successo resta al primo posto. Ho un ricordo molto piacevole: tre ore di lotta, tantissime occasioni e altrettante emozioni». 

Dopo il successo con Roddick, il suo primo in un Masters 1000, Cipolla avrebbe perso al secondo turno contro Michael Llodra, ma quella vittoria lo lanciò verso il suo miglior periodo in carriera, culminato col best ranking al numero 70 nell’aprile del 2012. È rimasto fra i top 100 per un totale di 69 settimane, poi si è allontanato e fermato, a causa di un rognoso problema alla caviglia che l’ha obbligato all’intervento chirurgico e che l’ha tenuto lontano dal circuito dal maggio del 2016 fino a un paio di mesi fa. «È stato uno stop più lungo del previsto perché oltre alla calcificazione (ragione dell’operazione, n.d.r.) è emerso un problema alla cartilagine. Ho fatto il possibile per recuperare, ma non sono ancora al cento per cento. Spero che la situazione si assesti in fretta. Vorrei tornare a giocare e a divertirmi, ricostruendo una classifica dignitosa per rientrare nel giro dei tornei più importanti. Non sarà facile, ma ci credo e ci voglio provare».  Fa bene: il Tour è pieno di tanti altri Roddick da spedire sul lettino dello psicanalista.

Lo sapevi che...

Flavio Cipolla è nato a Roma, il 20 ottobre del 1983. Cresciuto da papà Quirino, è stato numero 70 del ranking mondiale nel 2012, la sua miglior stagione in assoluto, con 17 vittorie nel circuito maggiore e la semifinale all’ATP 250 di Casablanca. In carriera ha vinto cinque tornei Challenger e raggiunto il terzo turno allo US Open nel 2008, quando si arrese al quinto set a Stan Wawrinka. È stato convocato due volte in Coppa Davis e ha esordito nella sfida del 2009 contro la Slovacchia, vinta dall’Italia a Cagliari. Ottimo doppista, nel 2016 ha conquistato in coppia con l’israeliano Sela l’ATP 250 di Istanbul, prima che un problema alla caviglia lo obbligasse all’operazione e a oltre un anno di stop. Ritiratosi nel 2019, attualmente è coach di Gianluca Mager che, in pochi mesi, ha scalato il ranking ATP fino al numero 77.