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IL CASO

Australian Open a Melbourne fino al 2046... e senza debiti

Il Governo del Victoria ha azzerato il debito di Tennis Australia per le enormi spese di quarantena per l'Australian Open 2021. L'azione ha un doppio effetto: la federazione aussie torna in salute, e il torneo si giocherà in Victoria (dunque a Melbourne) fino al 2046. L'opposizione protesta.

Riccardo Bisti
4 gennaio 2024

Era il 2000 quando Jovanotti portò al Festival di San Remo una canzone dal titolo eloquente: Cancella il Debito. Il testo invocava un aiuto verso i Paesi del sud del mondo, il cui divario verso quelli sviluppati era sempre più insostenibile. Ebbe talmente successo che il cantante toscano fu ricevuto (insieme a Bono Vox degli U2) dall'allora Premier Massimo D'Alema. Dubitiamo che i politici australiani conoscano Jovanotti, e nemmeno la sua produzione artistica. Eppure l'attuale governo del Victoria (oggi presieduto da Jacinta Allan dopo le dimissioni di Daniel Andrews, nemico di Djokovic) ha fatto esattamente questo, cancellando il debito di Tennis Australia nei confronti dell'istituzione. La faccenda è diventata di dominio pubblico qualche giorno fa e ha scatenato un vivo dibattito in un Paese molto attento alla cosa pubblica. Partiamo dai fatti: molti ricorderanno la folle edizione dell'Australian Open 2021. Si giocò a febbraio, con poco pubblico sugli spalti e costi enormi per gli organizzatori (Tennis Australia, appunto). Oltre alle spese ordinarie, dovettero organizzare una maxi-quarantena per 72 giocatori e i loro staff: due settimane di isolamento, in cui i tennisti potevano uscire soltanto per allenarsi, mai più di cinque ore al giorno.

Il torneo si svolse senza intoppi sanitari (la sola Paula Badosa prese il Covid), ma a un costo elevatissimo: Tennis Australia prosciugò la sua riserva di 80 milioni di dollari e fu costretta a chiedere un prestito che Craig Tiley quantificò tra i 40 e i 60 milioni. Oggi sappiamo che il governo laburista prestò 43 milioni. E sappiamo anche che sono stati abbuonati. All'epoca, il Ministro della Polizia dello Stato del Victoria (Lisa Neville) disse che qualsiasi spesa extra sarebbe stata a carico di Tennis Australia, senza che il governo dovesse sborsare un centesimo. Il suo successore, Anthony Carbines, snobba quelle dichiarazioni e sostiene che il governo attuale non abbia mai cambiato la sua posizione. Una posizione di totale, incondizionato sostegno all'Australian Open. In sintesi, il governo ha cancellato l'antico debito di Tennis Australia (che avrebbe dovuto essere estinto entro l'8 febbraio 2039, peraltro con un mini-interesse del 4%), in cambio di un prolungamento dell'accordo per mantenere l'Australian Open a Melbourne per due anni in più (fino al 2046).

Il governo del Victoria ha cancellato l'antico debito di Tennis Australia, in cambio di un prolungamento dell'accordo per mantenere l'Australian Open a Melbourne per due anni in più (fino al 2046).

Il contributo di 43 milioni rappresenta una cancellazione una tantum delle passività da parte dello Stato del Victoria, in cambio dell'impegno di Tennis Australia di estendere la permanenza in Victoria dell'Australian Open di ulteriori due anni, fino al 2046” recita il rendiconto finanziario della federtennis aussie, tornata a sorridere dopo anni durissimi. Nel 2020 e nel 2021 avevano registrato perdite complessive per circa 100 milioni, mentre nel 2022 l'attivo era stato di appena 4,4 milioni. Secondo l'ultimo rendiconto, l'ente presieduto da Jane Hrdlicka (ma che ha in Craig Tiley il braccio operativo) ha realizzato incassi per 553,3 milioni tra eventi e merchandising, con spese di aumentate a 527,4 milioni. Un discreto utile, che però diventa ben più significativo con la cancellazione del debito, pardon, “la liberazone di obblighi e responsabilità da parte dello Stato”. In questo modo – recita il rendiconto – Tennis Australia non ha più debiti e potrà tornare a effettuare investimenti mirati nel tennis. L'attuale Ministro dello Sport del Turismo (Steve Dimopoulos) ha detto che i termini dell'accordo sono riservati, pur specificando che il governo è un orgoglioso sostenitore dell'Australian Open.

In effetti, l'evento ha contribuito come nessun altro all'economia vittoriana con un giro d'affari di 2,71 miliardi negli ultimi dieci anni. “In questo modo ha arricchito la nostra economia di 387 milioni, oltre a dare lavoro a 1.700 persone”. Non tutti la pensano così, a partire dal suo alter-ego, vecchia conoscenza degli appassionati di tennis: non tutti sanno che Sam Groth (ex n. 53 ATP) si è dato alla politica ed è il portavoce dell'opposizione conservatrice. Nella sua bio su Twitter si è addirittura definitio ministro ombra. A suo dire, questo regalo a Tennis Australia è un altro esempio della cattiva gestione finanziaria dei laburisti nei loro nove anni di potere in Victoria. In effetti, secondo l'ultimo bilancio, si prevede che lo Stato raggiunga 177,8 miliardi di debiti entro il giugno 2027. “Ancora una volta, il governo Allan sta dimostrando la sua incoscienza e mancanza di responsabilità e trasparenza quando si tratta del denaro dei contribuenti – ha detto Groth – i laburisti stanno ripagando un debito che hanno generato, mentre i vittoriani pagano le tasse più alte della nazione, oltre ad avere il debito più pesante”.

Chiusa la carriera, Sam Groth si è dato alla politica e rappresenta il Partito Liberale

L'Australian Open ha sempre garantito numeri importanti all'economia del Victoria. Questo filmato sintetizza quelli del 2016, aumentati anni dopo anno

Politica allo stato puro, poco interessante per gli appassionati di tennis. Il lato tennistico di questa storia – tuttavia – racconta alcuni dettagli significativi. Intanto la permanenza del torneo a Melbourne, in un orizzonte temporale piuttosto lungo. Non era così scontato, visto che l'Australian Open – per ragioni storiche e strutturali – è lo Slam meno radicato. Si è giocato in diverse città e ben cinque sedi hanno ospitato almeno cinque edizioni. E poi c'è la minaccia asiatica, soprattutto cinese: se è vero che il Covid ha ridimensionato certe aspettative, la loro disponibilità economica rimane più o meno illimitata. E poi viene sottolineata la salute economica di Tennis Australia, ristabilita dopo due anni durissimi. E si conferma quanto gli Slam facciano la differenza nelle casse di una federazione: 553,3 milioni di ricavi sono l'equivalente di 341 milioni di euro, più del doppio di quelli previsti dalla FITP nel suo bilancio preventivo del 2023, l'ultimo pubblicato.

La federazione italiana (che pure gestisce un Masters 1000 e le ATP Finals) aveva previsto ricavi per 152 milioni di euro, cifra elevata ma non paragonabile a quella degli australiani, che peraltro stanno per entrare in una fase ancora più proficua: dal 2025 scatterà il nuovo accordo con Nine Entertainment, da qualche anno detentore dei diritti media del torneo. Il rinnovo è valido fino al 2029 e porterà nelle casse di TA ben 425 milioni di dollari australiani (85 all'anno), 125 in più rispetto all'accordo attuale. Insomma, dopo aver giocato col fuoco, Tennis Australia riparte col portafoglio pieno in cambio di uno sforzo pressoché nullo (un prolungamento della promessa di mantenere il torneo nella sede attuale). Vista col senno di poi la scelta del 2021 fu un azzardo, ma oggi si può dire che Tiley e i suoi collaboratori avevano fatto bene i conti. Magari adesso staranno tirando un sospiro di sollievo, ma sono salvi. E noi possiamo metterci l'anima in pace: per seguire l'Australian Open, dovremo continuare a gestire un fuso orario di dieci ore per almeno altri ventidue anni.