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LA STORIA

Niente più ritiro: Marcus Willis vuole tornare a Wimbledon!

L'eroe di Wimbledon 2016, quando arrivò a sfidare Federer da perfetto sconosciuto, si era ritirato a inizio 2021. Un anno e mezzo dopo ha ripreso: voleva i top-500 ATP di doppio in un anno, li ha raggiunti in quattro mesi. E allora ha cambiato obiettivo: vuole partecipare a Wimbledon 2023.

Riccardo Bisti
2 dicembre 2022

Instagram a parte, le ultime tracce di Marcus Willis risalivano al marzo 2021, poco dopo l'annuncio del ritiro. Meglio noto come Willbomb, posava in abiti da operaio. Trascinava mattoni per l'impresa edile del cugino, spiegando che non c'era più spazio per lui nel tennis professionistico. Eravamo in piena emergenza Covid-19 e non c'era un numero sufficiente di tornei, nemmeno per l'eroe di Wimbledon 2016, l'uomo che per una settimana aveva monopolizzato le pagine dei tabloid britannici: da numero 772 ATP aveva superato le qualificazioni e si era spinto al secondo turno, sfidando Roger Federer sul Centre Court. Grazie a quei risultati, è diventato un personaggio a tutti gli effetti. È il giocatore più famoso di tutti i tempi tra quelli mai entrati tra i top-300 ATP. Pensate: nemmeno la cavalcata a Wimbledon – e gli eventi successivi – gli permise di migliorare un best ranking al numero 322 ATP, colto nel 2014. Però gli offrivano sponsor, wild card, lo invitavano alle esibizioni di grido. Ma Willis è un tipo particolare, combatte continuamente con la bilancia e la sua carriera è un'immensa macchia di leopardo, con periodi di attività alternati a lunghi stop.

E allora non c'è da stupirsi che abbia cambiato idea: dopo quasi due anni di stop ha ripreso a giocare, soltanto in doppio (il singolare lo aveva abbandonato nel 2018) e ha fissato l'obiettivo principe: Wimbledon. Tra esibizioni e competizioni a squadre in Francia, ha mantenuto l'abitudine a giocare e lo scorso luglio ha rimesso piede in un torneo ITF, in quella stessa Roehampton laddove sei anni prima batteva Andrey Rublev e Daniil Medvedev nelle qualificazioni di Wimbledon. Da allora ha giocato undici tornei, con un bottino di tre vittorie e due finali. I titoli sono arrivati con Scott Duncan, destinato a diventare il co-protagonista di questa storia. “Ammetto che arrivare a Wimbledon sarà difficile, ma dai tornei ITF si può passare ai Challenger e poi chissà – dice Willis – Wimbledon era il mio sogno di bambino, l'ho realizzato e adesso punto ad arrivarci di nuovo. Dovessi farcela e vincere qualche partita sarebbe un sogno, poi mi piacerebbe giocare lo Us Open e tutti gl altri Slam. Li ho frequentati soltanto da junior, non vedo motivi per cui non farcela”.

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«Volevo raggiungere i top-500 ATP di doppio in un anno: ci ho impiegato quattro mesi» 
Marcus Willis
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I tre titoli ITF conquistati nel 2022 sono tutti arrivati in coppia con Scott Duncan

La strada è ancora lunga, ma i risultati (per ora) gli danno ragione. Quando ha ripreso aveva fissato l'obiettivo di entrare tra i top-500 entro dodici mesi, con l'obiettivo di giocare gli Slam in due anni. Gli sono bastati quattro mesi per accomodarsi al numero 451: “Adesso ho nuovi obiettivi: vorrei arrivare a giocare i Challenger entro marzo-aprile, poi vediamo”. Gli esempi non mancano: Willis cita i connazionali Henry Patten e Julian Cash, oggi tra i top-100 di specialità dopo aver vinto 65 partite nel solo 2022. “Ma un anno fa giocavano i nostri stessi tornei. Il doppio è sempre stato il mio punto forte: nelle esibizioni mettevo in difficoltà anche i più forti, allora ho deciso di provarci di nuovo e vedere fin dove arrivo”. A dargli ulteriore carburante psicologico c'è la storia di Lloyd Glasspool, che soltanto un anno e mezzo fa aveva utilizzato come paradigma per giustificare il ritiro. Diceva, Willis, che il connazionale aveva giocato otto finali in cinque mesi, eppure era ancora distante dai top-100.

Oggi Glasspool è tra i primi dieci della specialità e ha giocato le ATP Finals di Torino, perdendo per un soffio la semifinale. Insomma, le suggestioni non mancano. A suo tempo diceva che la scelta di ritirarsi non era stata semplice, ma era convinto al 100% che fosse quella giusta. “È tempo di dire Game, Set e Match – scriveva su Instagram – ho giocato contro il più forte, nel torneo più grande, sul campo più prestigioso”. Quel post è stato cancellato e oggi il suo account racconta l'entusiasmo di questa scalata, ben descritto anche dalla recente intervista con Tennis365. “Non volevo smettere, ma in quel momento non c'erano molti tornei quindi sono stato costretto a fermarmi – racconta – per due anni ho giocato il campionato a squadre francese che mi ha fatto conservare il ritmo partita. Adesso è ottimo che ci siano tanti tornei in Gran Bretagna. Inoltre ho il sostegno di uno sponsor privato che mi sta aiutando, perché a questi livelli si guadagna poco. Adoro il tennis, so che tra dieci anni non potrà essere la mia vita. Questa è la mia ultima chance, vediamo dove arrivo”.

Marcus Willis durante la sua surreale avventura a Wimbledon 2016

Non solo tennista: oggi Marcus Willis fa anche il papà

Non è cambiato, il simpatico Willis. A giudicare dalle immagini più recenti, anche fisicamente è rimasto lo stesso. Si trascina qualche chilo di troppo, che anni fa gli era valso il soprannome Cartman (dovette travestirsi dal personaggio di South Park durante la festa di addio al celibato), anche se forse non pesa 116 chili come quando otteneva i suoi migliori risultati in singolare. Una volta le telecamere lo pizzicarono al Challenger di Knoxville, bevendo Coca Cola e mangiando uno Snickers. Il match era finito, ma quella immagine bastò per costruirne la reputazione. Classe 1990, allergico alla disciplina sin dai tornei giovanili (una volta fu cacciato dall'Australian Open per aver violato le regole: “Non lo meritavo, non ho fatto nulla di male” si difende lui), a metà dello scorso decennio era ormai un ex giocatore. Faceva il maestro a tempo pieno presso il Warwick Boat Club, non troppo distante da Birmingham.

Prima di Wimbledon, nel 2016 aveva giocato un solo torneo (un ITF in Tunisia, a gennaio). Poi è capitato che a un concerto conoscesse la futura moglie Jenny Bate, diventata improvvisa fonte di ispirazione. In un periodo di profonde incertezze, Willis aveva l'opzione di trasferirsi negli Stati Uniti, a Philadelphia. “Non farlo, fidati di me” le ha detto Jennifer. È dunque rimasto in Gran Bretagna a fare lezioni di tennis a 30 sterline all'ora... salvo poi arrivare a sfidare Roger Federer. La coppia ha messo al mondo una bambina (Martha) e la famiglia è piuttosto numerosa, visto che con loro ci sono anche Auby e Hugo, gli altri due figli della Bate, nati da una precedente relazione. I tumulti e le scorribande giovanili sono ormai alle spalle: Marcus Willis è un uomo maturo che vuole tornare a far divertire i britannici, possibilmente su suoi campi preferiti: i prati di Wimbledon. Può farcela, ma in tutti questi anni abbiamo imparato a non fidarci troppo delle sue parole: ha detto che questa è l'ultima chance... ma non è detto che sia così.