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MUTUA MADRID OPEN

Berrettini ha una risposta per tutto

Casper Ruud era stato implacabile al servizio per tutto il torneo? Nessun problema: Matteo Berrettini gli mette pressione con la risposta, lo brekka due volte e centra la sua prima finale Masters 1000. Alla vigilia dell'amato torneo di Roma, una grande dimostrazione di professionalità.

Riccardo Bisti
9 maggio 2021

Matteo Berrettini ha tanti meriti per essere sbarcato tra i migliori. Ci vorrebbe tempo per elencarli, e non è questa la sede adatta. Ma ha avuto una fortuna, che peraltro si è mischiata alla sua bravura: ha trovato un coach come Vincenzo Santopadre. Chiunque sappia guardare al di là del proprio naso, avrà notato la differenza tra Santopadre e gli altri allenatori durante i match dei loro allievi. Spesso c'è tensione, adrenalina, frenesia: non che Vincenzo ne sia privo, ma sa trasmettere a Matteo una serenità, una tranquillità e uno stato di benessere che si riflettono nel suo modo di stare in campo. Lui stesso, qualche anno fa, sosteneva di essere una radio durante i match perché parlava un po' troppo, sprecando inutilmente energie nervose. Santopadre lo ha plasmato e lo ha reso forte, fortissimo sul piano mentale. Oltre al bum-bum della combinazione servizio-dritto, una delle qualità migliori di Berrettini è la capacità di sfruttare le occasioni, infilarsi nei buchi in tabellone e magari essere lui a crearsi il corridoio buono.

Fino a oggi, ha sprecato pochissime chance. C'è molto di Santopadre in tutto questo, e Berrettini lo sa. Spesso cerca il suo sguardo dopo il punto, per scaricarsi dopo una bella giocata o ritrovare positività nei momenti difficili. Matteo era un ragazzino quando gli è capitata questa fortuna, ma ha avuto la bravura di non lasciarsela sfuggire. Non ha mai dubitato della qualità del progetto, nemmeno nei momenti difficili, e oggi festeggia la sua prima finale in un torneo Masters 1000. Lo ha fatto a Madrid, laddove i 700 metri di altitudine rarefanno l'aria e rendono ancora più efficace il suo servizio-bomba. Non si era mai visto un tennista italiano con certi numeri al servizio, e anche questa è una notizia. La vittoria a Belgrado è servita per la fiducia, le condizioni della Caja Magica l'hanno amplificata anche nei momenti difficili, come quando ha dovuto adattarsi alle rotazioni mancine di Delbonis o ha dovuto riemergere dal garbage tennistico contro Garin.

ASICS ROMA
"Ruud veniva da tre semifinali negli ultimi tre tornei ed era in grande fiducia: per questo sono ancora più felice per questa vittoria"
Matteo Berrettini

Gli highlights delle semifinali del Mutua Madrid Open

La semifinale contro Casper Ruud è stato il miglior match della sua settimana: un 6-4 6-4 senza discussioni, in cui ha frantumato i numeri in battuta del norvegese, fantastici prima del match. In quattro partite, Ruud non aveva mai perso il servizio e aveva fronteggiato una sola palla break. Ma c'è un dato ancora più significativo: era capitato soltanto nove volte in tutto il torneo che il colpo dopo il servizio fosse un rovescio. Come a dire che riusciva sempre a prendere in mano il gioco e comandare con un dritto carico di rotazione. “Il mio servizio è un'arma, ma oggi ho risposto molto bene – ha confermato Berrettini – gli ho messo pressione, ho giocato più aggressivo. A lui piace girare introno alla palla e spingere con il dritto arrotato, ma oggi sono stato un po' meglio di lui. È una soddisfazione incredibile, perché dopo Monte Carlo non avevo belle sensazioni. Non vedo l'ora di giocare contro Sascha e spero di godermela come mi è riuscito oggi”.

Sascha è Alexander Zverev, suo avversario in finale (ore 18.30, diretta Sky Sport), che nella prima semifinale aveva tenuto a bada il convalescente Dominic Thiem (6-3 6-4). Berrettini è stato perfetto al servizio, al punto da non concedere neanche una palla break, ma è stato bravo a pungere nei turni di risposta, togliendo a Ruud le certezze costruite nelle ultime settimane. “Veniva da tre semifinali negli ultimi tre tornei ed era in grande fiducia: per questo sono ancora più felice per questa vittoria” ha detto Berrettini, che ha portato a 2-2 il bilancio contro il norvegese. La delusione romana dello scorso anno sarà difficile da cancellare, ma si è preso un bell'indennizzo. Gli sono bastati due break, nel nono game del primo set e nel settimo del secondo, per indirizzare il punteggio. Ma le sensazioni vanno al di là dei numeri, e non c'è mai stata la sensazione che potesse perdere la partita.

I precedenti tra Berrettini e Zverev dicono 2-1 per il tedesco. Era così anche contro Ruud...

Due anni fa, Matteo Berrettini si è tolto la soddisfazione di battere Alexander Zverev sul Centrale del Foro Italico. Proverà a ripetersi alla Caja Magica 

La combo tra il suo tennis dirompente e l'effetto Santopadre ha prodotto un giocatore che sa stare in campo da big. Matteo ha una percezione molto corretta di quello che accade sul campo, sa quando è il momento di rifiatare e quando bisogna spingere sull'acceleratore. Sembra scontato, ma non tutti i professionisti posseggono questa qualità. Berrettini l'ha sviluppata nel corso degli anni, forte di un'intelligenza tennistica superiore alla media. La si vede anche nel rispetto con cui ha affrontato il torneo di Madrid. “Quando abbiamo ripreso ad allenarci un paio di mesi fa, dopo l'infortunio, abbiamo subito pensato che Madrid potesse essere un torneo favorevole” ha detto Santopadre in un'intervista con l'ATP prima del quarto di finale contro Garin. Questa si chiama professionalità. Madrid arriva prima di Roma, torneo cruciale per ogni tennista italiano per motivi non solo tennistici.

C'è più interesse dei media, grande visibilità e una pressione maggiore da parte degli sponsor (non è un caso, per esempio, che la partnership Musetti-Parmacotto sia stata annunciata proprio in questi giorni). Figurarsi per un romano, allenato da un romano, che tengono da matti a fare bene davanti alla loro gente. Lo stesso Berrettini, prima di affrontare Ruud, ricordava ancora con dolore la sconfitta dello scorso anno. La tentazione di affrontare Madrid a cuor leggero, con la testa già al Foro Italico, c'era tutta. Invece Berrettini (e il suo nutrito staff, ognuno con un compito preciso) si è comportato in modo impeccabile. È stato premiato con un bottino di 600 punti ATP che lo proietta tra i top-10 della Race stagionale (e dunque in piena corsa per le ATP Finals di Torino), ma che potrebbero diventare 1.000 se dovesse battere Zverev. Per lui sarebbe la prima vittoria in un torneo Masters 1000, la seconda nella storia del tennis italiano (almeno da quando esiste questa categoria, non ce ne vogliano Panatta e Bertolucci). Ma l'impressione è che l'Italia sia pronta a banchettare in certi tavoli con una certa continuità. E ancora per parecchi anni.