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LA STORIA

6-0, 5-0, 40-0. E allora?

Quarant'anni fa si consumava la più grande rimonta nella storia del tennis. In svantaggio 6-0, 5-0 e 40-0, Barbie Bramblett riuscì a battere Ann Hulbert nelle qualificazioni dello Us Open, annullando 18 matchpoint. In un altro match ne cancellò addirittura 20. La sua carriera sarebbe terminata nel 1985, ad appena 21 anni di età.

Riccardo Bisti
29 settembre 2023

Quando vinse l'Orange Bowl nel 1980, Barbara Christine Bramblett (per tutti Barbie) ricevette una chiamata da Nick Bollettieri. Giusto due anni prima aveva aperto la sua accademia, ed era a caccia di talenti. Quella biondina texana l'aveva colpito. “Ma pensai che il programma di allenamento svolto fino ad allora mi avrebbe consentito di avere successo” ricorda la Bramblett, che oggi ha 59 anni e insegna tennis presso il The Downtown Club di Houston. Chissà se la sua carriera sarebbe stata diversa se avesse accettato la proposta di Bollettieri. È rimasta nel circuito per quattro anni, con risultati tutto sommato trascurabili: best ranking al numero 60, zero tornei vinti, sette partecipazioni Slam (con altrettante sconfitte al primo turno) e nessuna vittoria davvero importante, anche se può raccontare di aver battuto Lori McNeil ed Helena Sukova, ma soltanto tra le junior. Barbie ha smesso di giocare nel 1985, poco prima di compiere 21 anni. “Ero sempre in giro da sola tra Asia ed Europa. Non avevo sostegno, ero giovane e impreparata – racconta – non c'era nessuno con cui potessi parlare dopo una sconfitta, non conoscevo il gioco”. Bye bye professionismo, senza rimpianti. Per una ventina d'anni ha insegnato tennis e pittura, salvo poi far esplodere la sua personalità superati i quaranta, con un paio di lauree e la scrittura di due libri.

Eppure, il suo nome rimane scolpito nella storia del tennis: è lei l'autrice della più grande rimonta di sempre. Impresa folle, maturata dalla situazione di punteggio più estrema: 6-0, 5-0 e 40-0. Era il 25 agosto 1983 quando scese in campo contro Ann Hulbert, al secondo turno delle qualificazioni dello Us Open. Sfida tra giovani promesse, ancora diciottenni. Classe 1965, la Hulbert poteva ancora partecipare alla prova junior: un paio di settimane dopo avrebbe vinto il titolo di doppio. Match a senso unico, al punto che la madre di Barbie lasciò la tribuna quando si rese conto che non c'era niente da fare. “Sul 5-0 e 40-0 pensavo che la partita fosse finita, ed ero profondamente imbarazzata – ha raccontato la Bramblett in un paio di interviste – ma poi il mio gioco è improvvisamente cresciuto, direi che è stato un vero e proprio miracolo. Ogni palla atterrava sulla linea, non potevo credere a quello che stava succedendo”. Annullava un matchpoint dopo l'altro. Alla fine sarebbero stati diciotto. “Ma sul 5-4 mi sono resa conto che avevo la chance di vincere”. E avrebbe vinto: 0-6 7-5 6-3.

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«Il mio gioco è improvvisamente cresciuto, direi che è stato un vero e proprio miracolo. Ogni palla atterrava sulla linea, non potevo credere a quello che stava succedendo» 
Barbie Bramblett

“Quando ho vinto l'ultimo punto mi sono limitata a esclamare 'si!'. Alla stretta di mano ho detto 'buon match' alla mia avversaria, ma non c'è stata troppa cortesia. All'epoca non c'era un buon rapporto tra le giocatrici”. Una volta uscita dal campo, ha visto Brad Gilbert. “Ehi, Brad, sai cos'ho appena fatto?” gli urlò. Lui non sapeva nulla e si limitò a esclamare: “Wow, incredibile”. Una dozzina d'anni dopo sarebbe uscito il mitico Winning Ugly: chissà perché Gilbert non ha dedicato uno spazio a quel match, o magari raccolto la testimonianza della Bramblett. Fa niente: anche se ha impiegato oltre trent'anni, ci ha pensato direttamente Barbie a trasmetterci la sua conoscenza tennistica. Nel 2013 ha pubblicato Tennis Strategies and Other Revelations that dumbfounded me when I finished the tour. Non contenta, nel 2019 è uscito Sometimes you just have to chase what's divine. Non esattamente casi editoriali, al punto che non si trovano nemmeno su Amazon. Ma sarebbe interessante leggerli. Dopo la miracolosa rimonta contro la Hulbert incontrò Martina Navratilova in ascensore.

La voce si era già diffusa. “Non è vero quello che si dice, giusto?” le disse Martina. Quando Barbie le confermò che invece era successo sul serio, rimase a bocca aperta. Si qualificò per il tabellone principale ma si arrese al primo turno a Jean Hepner, anche lei passata alla storia per una maratona: l'incredibile match contro Vicki Nelson a Richmond, l'anno successivo (sei ore e mezza, con uno scambio di 643 colpi e altri record). Le stimmate della maratoneta le aveva già, poiché si impose sulla Bramblett (6-1 6-7 6-3 lo score) in tre ore e quarantanove minuti. “Il tie-break è durato mezz'ora – ricorda Barbie – sono quasi svenuta per il caldo, ma sono andata avanti. Avevo la vista oscurata, ero stata vittima di un colpo di calore, ma non ho voluto smettere. A quei tempi non era contemplato farlo”. Mentre l'incredibile rimonta nelle qualificazioni era passata sotto silenzio, quel match strappò un trafiletto sul New York Times, che in un certo senso rese giustizia anche a quell'impresa.

Pur sconfitta dalla Bramblett, Ann Hulbert si sarebbe consolata vincendo il doppio nella prova junior dello Us Open 1983

Nel 2019, Tara Moore vinse contro Jessika Ponchet dopo essere stata in svantaggio 6-0 5-0 e 40-30. Annullò il matchpoint con uno smash deviato dal nastro e rimbalzato sulla riga

“La prossima volta che sei in svantaggio 6-0, 5-0 e 40-0 in una partita di tennis e credi che la rimonta sia impossibile, pensa a Barbie Bramblett” scriveva l'edizione del 2 settembre 1983, salvo poi raccontare che il match contro la Hepner fu rinviato al mercoledì a causa della pioggia. In svantaggio 6-1 4-2, la Bramblett riuscì a vincere il secondo set. “Alcuni punti sono durati quasi tre minuti e mezzo, con scambi di 90 colpi – scriveva il NY Times – la Hepner ha ricevuto due richiami per time violation: secondo le regole WTA, una terza violazione sarebbe stata motivo di squalifica”. Ci fu battaglia anche nel terzo, ma dopo aver rimontato fino al 3-3, Barbie cedette gli ultimi tre game. Ce ne sarebbe abbastanza per un ricordo perpetuo, ma lei ha voluto fare di più: qualche mese prima, aveva effettuato una rimonta simile al torneo di Nashville. In svantaggio 6-2 5-0 contro Kathy Holton, sarebbe riuscita nell'impresa di cancellare 20 matchpoint e imporsi col punteggio di 2-6 7-6 6-3. Ad oggi, il record mondiale di palle match annullate prima di vincere una partita. Queste imprese la segneranno per sempre, un po' come accaduto al mitico calciatore Antonin Panenka, passato alla storia per aver inventato il rigore a cucchiaio. Lo cercano ancora oggi, per chiedergli un ricordo.

Barbie Bramblett ha più o meno lo stesso destino, anche se ha provato a slegarsi da quel ricordo costruendosi una carriera di tutto rispetto. Nel 2007 si è laureata in Storia e Letteratura Inglese presso l'Università di Houston. Come se non bastasse, nel 2012 ha conseguito un Master in progettazione e tecnologia didattica. Mentre insegnava tennis ha lavorato come progettista didattica presso la scuola di infermieristica dell'Università di Houston, oltre a sviluppare e realizzare diversi siti internet. Il tutto senza dimenticare l'hobby per la pittura: i suoi paesaggi e ritratti, dipinti ad acquerello, sono stati esposti in diverse mostre. Barbie ha compiuto 59 anni lo scorso 14 settembre e ha recentemente celebrato il quarantennale di quella clamorosa rimonta, ma non ne farebbe un dramma se non ci fosse qualcuno a ricordarlo. Purtroppo, o per fortuna, all'epoca non c'era il bombardamento informativo di oggi. Niente telecamere, niente internet, niente social media. Giusto un trafiletto sul giornale che il web è riuscito a rintracciare, senza nemmeno specificare il numero di matchpoint annullati. “Quello me l'ha detto il giudice di sedia alla stretta di mano. Sapevo di aver annullato dei matchpoint, ma quando sei in svantaggio non ti metti a contarli”. Ci ha pensato qualcun altro.

I record di De Stefani e Panatta

I 20 matchpoint annullati da Barbie Bramblett a Nashville 1983 rappresentano il record di tutti i tempi. In campo maschile, entrambi i record coinvolgono tennisti italiani. Il primato di matchpoint annullati appartiene all'americano Wilmer Allison, che nel 1930 cancellò 18 matchpoint a Giorgio De Stefani in un match di Coppa Davis. L'epica resistenza, tuttavia, non servì a vincere la partita poiché l'italiano si aggiudicò la contesa al diciannovesimo tentativo. Il maggior numero di matchpoint annullati per poi vincere, invece, appartiene ad Adriano Panatta. Il match è famosissimo: primo turno degli Internazionali d'Italia 1976, prodromo dell'accoppiata Roma-Parigi. Chissà cosa sarebbe successo se Adriano non avesse annullato 11 matchpoint all'australiano Kim Warwick...