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CASO ZVEREV-SHARYPOVA

Insufficienza di prove!

Oltre un anno di indagini non ha sortito effetti: l'ATP non punirà Alexander Zverev per le accuse di violenza privata dell'ex fidanzata. Lei non aveva denunciato, lui ha messo in moto i legali: è riuscito a far rimuovere l'articolo con le accuse più pesanti.

Riccardo Bisti
1 febbraio 2023

Non esistono prove che Alexander Zverev abbia abusato – fisicamente e psicologicamente – dell'ex fidanzata Olga Sharypova. È quanto emerso dalla maxi-indagine condotta da un'agenzia investigativa indipendente e con anni d'esperienza. “Di conseguenza, l'ATP non intraprenderà alcuna azione disciplinare nei confronti di Zverev. Questa determinazione potrà essere rivalutata qualora venissero alla luce nuove prove, o eventuali procedimenti legali rivelassero violazioni delle regole ATP”. Termina così il comunicato del sindacato giocatori. Per fare luce sulla vicenda hanno affidato l'indagine a un'entità neutrale, limitandosi a utilizzare il proprio consulente legale come intermediario, e fornire accesso a informazioni e testimoni. Salvo ribaltoni, termina qui una vicenda che aveva monopolizzato l'interesse del media tennistici, soprattutto quando uscì per la prima volta, nell'ottobre 2020. Vale la pena riportare i fatti, che avevamo già raccontato a suo tempo: con alcuni post sui social media, la ragazza (ex aspirante tennista) accusava un uomo di maltrattamenti e abusi, pur senza farne il nome.

Sentendosi chiamato in causa, Zverev negava tutto a stretto giro di posta. Nei giorni successivi sono uscite una serie di interviste della Sharypova, la più approfondita pubblicata (e ancora reperibile) sul sito Racquet Magazine, a firma del noto cronista americano Ben Rothenberg. In una lunga intervista, durata due ore, ha descritto vari abusi che avrebbe subito tra Monte Carlo, New York, Ginevra e Shanghai. Accuse precise, circostanziate e con la menzione di terze persone. Dieci mesi dopo, la seconda parte del lavoro di Rothenberg è stata pubblicata sul sito Slate. Nell'articolo si raccontava con ancor più precisione quanto accaduto a Shanghai, laddove un tentativo di riconciliazione tra i due sarebbe terminato con altri abusi, specie dopo che la ragazza avrebbe rischiato di morire iniettandosi dell'insulina in reazione al nervosismo del giocatore (per futili motivi, secondo il racconto). Nel medesimo contesto, il tennista le avrebbe detto che avrebbe avuto dei problemi se la ragazza fosse morta nella sua stanza d'albergo, e poi le avrebbe messo le mani addosso dopo la minaccia di essere lasciato. Nel racconto si fa menzione anche del padre, Alexander Sr, il qualche l'avrebbe invitata ad andarsene.

PRIMA
"L'indagine non è stata in grado di comprovare le accuse di abuso o determinare che abbiano avuto luogo violazioni delle regole ATP"

Alexander Zverev racconta il suo diabete: qualche mese fa ha lanciato una fondazione benefica

Aiutata dalla fantomatica Signora V, personaggio che ricorre spesso nei racconti (matrigna di un amico d'infanzia della Sharypova), si sarebbe poi trasferita in Thailandia, laddove sarebbe rimasta per due mesi. Da allora i due non si sarebbero più visti di persona. C'è una notizia: a differenza del primo, questo articolo è stato rimosso. Slate scrive così: “Questo articolo è stato temporaneamente rimosso a causa di un'ingiunzione d'urgenza emessa da un tribunale tedesco, e ottenuta prima che Slate potesse costituirsi e presentare prove. Slate sta contestando tale ingiunzione e sostiene il proprio lavoro, corretto, accurato e basato su più fonti e interviste”. In effetti, dopo l'uscita di questa seconda parte, Zverev aveva annunciato azioni legali: “Ho coinvolto i miei avvocati tedeschi e americani – disse a suo tempo – hanno già ottenuto un'ingiunzione preliminare contro la fonte e l'autore che ha pubblicato le false accuse. La corte ha seguìto le nostre argomentazioni: le accuse sono false e diffamatorie. Gli avvocati hanno anche avviato ulteriori procedimenti contro la fonte e l'autore”. Pare dunque evidente che Zverev alludesse all'articolo pubblicato da Slate alla vigilia dello Us Open 2021. Da allora sono trascorsi quindici mesi e non è ancora ricomparso.

Nell'Instagram Story pubblicata qualche ora fa, oltre a manifestare il suo sollievo per l'esito favorevole dell'indagine commissionata dall'ATP, Zverev ha poi precisato: “In aggiunta all'indagine indipendente ATP, ho avviato procedimenti legali in Germania e Russia, entrambi vinti”. Per adesso, gli articoli apparsi nel novembre 2020 sul sito russo Championat e sulla Bild sono ancora online. Entrambi erano basati sulle dichiarazioni della Sharypova. Nel frattempo l'ATP aveva varato una nuova policy sugli abusi: fino ad allora si erano limitati a prendere atto delle risultanze della giustizia ordinaria, mentre il nuovo sistema garantisce un approccio proattivo a queste problematiche. Nell'ottobre 2021 è scattata l'indagine su Zverev, affidata all'agenzia investigativa The Lake Forest Group (LFG), gestita da Michael Veren e Jennifer Mackovjak. Lo studio garantiva professionalità ed esperienza (anche) nel mondo dello sport. Secondo il comunicato diffuso dall'ATP, sono state condotte ampie audizioni con i due protagonisti (Olga Sharypova e Alexander Zverev), a cui si sono aggiunte le testimonianze di ulteriori 24 persone. Inoltre sono stati esaminati messaggi di testo, file audio e fotografie. Tra questi c'era anche materiale messo a disposizione dallo stesso Zverev, estratto dai suoi dispositivi tramite un esperto forense neutrale. Sono poi stati visionati i registri operatvi del torneo di Shanghai 2019 (il torneo di cui si parla nell'articolo oggi rimosso), i documenti e tutti i registri pubblici sulla vicenda.

Attualmente Alexander Zverev è fidanzato con Sophia Thomalla, personaggio dello spettacolo molto noto in Germania

Olga "Olya"Sharypova sembra essersi dedicata a tempo pieno all'attività di vlogger e influencer

L'operazione ha richiesto quindici mesi e l'esito è il seguente: “Sulla base di mancanza di prove attendibili e resoconti di testimoni oculari, oltre alle dichiarazioni contrastanti di Sharypova, Zverev e degli altri testimoni, l'indagine non è stata in grado di comprovare le accuse di abuso o determinare che abbiano avuto luogo violazioni delle regole ATP”. C'è la postilla sulla riapertura dei fascicoli in caso di nuove prove, ma difficilmente accadrà: sin dall'inizio, Olga Sharypova ha detto che non avrebbe denunciato Zverev perché non voleva ottenere nulla da lui. Semplicemente, sarebbe stata spinta dal desiderio di fare coraggio alle tante donne che rimangono in silenzio in situazioni del genere. Questa è la superficie, ma pare evidente che ci sia un sottobosco importante. A parte la rimozione dell'articolo di Slate, non sono più reperibili i post pubblicati a suo tempo da Zverev e Sharypova. Sembra evidente che siano stati consigliati dai rispettivi legali.

Nel suo ultimo messaggio, Zverev esprime il desiderio di voler tornare a concentrarsi sul tennis (ha davanti a sé il difficile recupero dopo il grave infortunio alla caviglia), mentre la Sharypova vive a Mosca e sembra essere lanciata in una nuova carriera di artista-influencer. Ha raggiunto i 78.700 followers su Instagram e qualche mese fa ha lanciato un canale Youtube, dove pubblica periodicamente un vlog in cui documenta i suoi viaggi e i suoi pensieri. Non c'è più alcuna traccia di Zverev nei suoi post: una cancellazione accurata e scientifica. Soltanto i diretti interessati sanno veramente come sono andate le cose, e molto probabilmente non lo scopriremo mai. La sensazione? Non ci stupiremmo se non dovessimo più sentir parlare di questa storia, specie adesso che sono entrati in ballo i legali. E non c'è una morale, se non il moderato sollievo che l'ATP abbia affrontato il tema in modo serio e si sia affidata a un'agenzia investigativa esterna, credibile e neutrale. Non era così scontato.