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Make Dunlop Great Again

Sono trascorsi cento anni da quando Dunlop ha creato la sua prima palla da tennis. La ricorrenza arriva in un momento particolarmente felice per il brand: nel 2017 è stato rilevato dall'azienza giapponese Sumitomo Rubber Industries, che lo sta rilanciando a tempo di record. D'altra parte il progetto è chiaro: “Make Dunlop Great Again”

Staff Tennis Magazine
23 maggio 2023

Il tennis è fortemente legato alle tradizioni. Vale lo stesso per i brand che, da decenni, accompagnano i campioni della racchetta. Nel 2023 c'è un marchio che sta ritrovando l'antico prestigio, proprio nell'anno di una speciale ricorrenza. Quando si parla di palle da tennis, l'associazione di idee è immediata: Dunlop, fortemente Dunlop. Non a caso il brand “Fort” può essere considerato una sorta di Coca-Cola delle palline. Come la nota bevanda, non ha mai cambiato la sua formula vincente e continua a essere la palla più amata e utilizzata. Alla tradizione, tuttavia, si deve accompagnare la giusta innovazione. E nell'anno del centenario dalla produzione della sua prima palla da tennis (era il 1923 quando fu creata la prima pallina a gonfiamento chimico e vulcanizzazione) Dunlop sta tornando più forte che mai, non solo dove è già leader, ma negli sport della racchetta a tutto tondo. Il merito è della leggendaria azienda giapponese Sumitomo Rubber Industries (SRI), che nel 2017 ha acquisito i diritti del marchio anche della branca “sportiva”, dopo che nel 1986 aveva rilevato la parte di gomme e pneumatici (altrettanto iconica). Fondata nel 1615 (sì, avete letto bene) dal pioniere Maratomo Sumitomo, SRI ha un fatturato di dieci miliardi di dollari e investe 750 milioni nel campo della ricerca e dello sviluppo. Fin da subito, l'obiettivo è stato chiaro: riportare Dunlop ai fasti di un tempo, onorando la memoria di John Boyd Dunlop, l'uomo che nel 1888 aveva brevettato i pneumatici per la bicicletta da corsa, rivoluzionando per sempre l'industria delle due e delle quattro ruote.

L'ingresso nello sport risale al 1909, quando fu fabbricata la prima palla da golf e realizzata la prima fabbrica a Kobe, in Giappone. Dopo la già citata creazione delle palle da tennis, il brand si è esteso a tutti i settori dell'attrezzatura. Alcuni prodotti Dunlop sono entrati nell'immaginario collettivo: era il 1932 quando fu creata la Dunlop Maxply, uno dei telai più iconici di sempre. Ben presto sono arrivati i successi: nel 1936, Helen Jacobs vinse Wimbledon femminile, vent'anni dopo Lew Hoad si impose nella prova maschile, appena prima che iniziasse l'epopea di Rod Laver. Con la sua fedele Maxply, Rocket ha completato il Grand Slam nel 1962 e nel 1969. Quando ci fu il progressivo abbandono ai telai di legno, Dunlop si fece trovare pronta: nel 1981 nacque la 150G, racchetta in fibra di carbonio stampata a iniezione. Il grande colpo, tuttavia, arrivò l'anno dopo con la nascita della 200G, forse la racchetta più famosa di sempre. Fedele compagna di John McEnroe (che l'ha utilizzata nelle sue sfide più famose), nel 1988 era tra le mani di Steffi Graf quando la tedesca completò il Golden Slam: non solo vinse i quattro Major, ma si impose anche alle Olimpiadi. Un'impresa unica nella storia del tennis. Il nuovo millennio ha consegnato gli ultimi trionfi Slam, con i successi di Thomas Johansson (Australian Open 2002) e Amelie Mauresmo (Australian Open e Wimbledon 2006). Sono seguiti momenti complessi fino a quando SRI ha scelto di investire pesantemente su Dunlop Sports, con un obiettivo chiaro: riportare il brand ai fasti di un tempo. I risultati sono arrivati subito, con le due finali Slam conquistate da Kevin Anderson, capace di salire al numero 5 del mondo.

Rod Laver ha completato per due volte il Grand Slam impugnando una Dunlop Maxply. Il mitico "Rocket" è ancora oggi testimonial Dunlop

L'ATP ha chiesto a Dunlop di creare una palla che mantenesse una pressione costante, e che dopo qualche ora ci fosse ancora la sensazione di giocare con le palle di un tubo appena aperto. Detto, fatto.

Il nuovo progetto Dunlop non si limita ai testimonial, ma punta a un coinvolgimento a tutto tondo nel mondo del tennis (senza dimenticare gli altri sport di racchetta: padel, badminton e squash). Il 2019 è stato un anno fondamentale: Dunlop è diventata palla ufficiale del circuito ATP e ha iniziato a fornire anche l'Australian Open, oltre a lanciarsi nel mondo delle accademie. Se fate un salto alla IMG Academy di Bradenton (quella fondata da Nick Bollettieri) o alla Mouratoglou Tennis Academy in Costa Azzurra, vi accorgerete che Dunlop è il partner ufficiale. Un progetto a 360 gradi che in pochi anni ha già rilanciato il brand, attirando giocatori di primi piano come il serbo Miomir Kecmanovic e il rampante Jack Draper, solo alcuni dei principali testimonial attuali.

Ma non c'è dubbio che il prodotto più iconico siano le palline. Mai come oggi, Dunlop ha creato un'offerta adatta a qualsiasi tipo di giocatore. Il modello più famoso rimarranno le mitiche Fort. Pochi sanno da dove nasce il nome della palla da tennis più iconica di tutti i tempi. È presto detto: nel 1917, nei pressi di Birmingham, fu creata la Dunlop Fort Factory, laddove si studiavano le gomme per capire che utilizzo farne nella vita di tutti giorni. Nel 1954 arrivò ad avere 10.000 lavoratori, diventando per un certo periodo la fabbrica più grande del mondo. Un luogo leggendario che ha dato il nome a una pallina altrettanto leggendaria, rimasta tale negli anni con un solo aggiustamento: alle tradizionali All Court si sono affiancate le Clay Court, pensate soprattutto per la terra battuta. La differenza tra i due modelli è la presenza di un idrorepellente che le tiene pulite al contatto con la terra rossa, garantendo un impatto più morbido.

Ma non finisce qui: quando Dunlop è diventata la palla ufficiale dell'ATP, la stessa associazione dei professionisti ha chiesto uno sforzo particolare per garantire una palla sempre più performante. Perché un conto è rispettare i parametri imposti dall'ITF in termini di dimensione e rimbalzo, un conto realizzare un prodotto che soddisfi ogni tipo di giocatore. Nel tennis attuale, per esempio, un aspetto cruciale sono le rotazioni. E i tennisti vogliono una sfera che le sappia esaltare, il famoso Magnus Effect. Pochi lo sanno, ma è la lana a garantirle. E ancora meno persone sono a conoscenza che Dunlop utilizza una particolare lana neozelandese, mischiata a materiali sintetici e a coloranti che la rendono luminosa. In sintesi, più lana c'è, più la palla è controllabile. Ed è proprio dalla lana che nascono i modelli specifici per superficie.

Dal 2019, Dunlop è il fornitore ufficiale di palline dell'Australian Open

Da questa consapevolezza arrivano le palle ATP, pensate per aiutare i giocatori che mettono piede nel circuito. Tanti giocatori avevano manifestato una certa difficoltà nella transizione dai tornei minori a quelli più importanti, perché erano abituati a eventi in cui le palle vengono cambiate pochissimo, trovandosi in difficoltà laddove c'è il cambio costante (dopo i primi sette game e poi ogni nove), con un evidente svantaggio rispetto a chi c'è abituato. L'ATP ha chiesto a Dunlop di risolvere il problema e creare una palla che mantenesse una pressione costante, e che dopo qualche ora ci fosse ancora la sensazione di giocare con le palle di un tubo appena aperto. Detto, fatto. Dal 2019 Dunlop fornisce anche l'Australian Open. La caratteristica? Essendo pensata per le superfici veloci, presenta una percentuale di lana leggermente inferiore (oltre a essere fornita in tubi di plastica perché è destinata a un utilizzo più breve, dunque senza necessità di mantenimento).

La gamma delle palline Dunlop è poi completata dai seguenti modelli.
- Club All Court: realizzate in materiale sintetico, hanno un feltro privo di lana e garantiscono maggiore durata (anche se meno sensibilità)
- Tour Brilliance / Tour Performance: rappresentano la classe media, note per un feltro ancora più luminoso rispetto alle Fort. Rappresentano un perfetto compromesso tra qualità e prezzo.
- Pro Tour: palla dura, ideale per i giocatori di circolo e pensata per una certa durata.
- Pro Coach: palla molto resistente, ideale per gli allenamenti.

Le palline Dunlop sono le più utilizzate nel circuito ATP

Meritano un discorso a parte le palline Stage: stavolta le raccomandazioni sono arrivate dall'ITF, desiderosa di una palla pensata per i bambini di età inferiore ai 6 anni, e dunque con caratteristiche tutte speciali. Le stesse si dividono in tre categorie: le Stage 1 e 2 sono pressurizzate, mentre le 3 non hanno pressione e quindi non vengono confezionate in tubi pressurizzati. La loro caratteristiche è una dimensione maggiore rispetto alla palla normale, quantificabile nel 12%.

Grazie a questa impressionante varietà di modelli, le palline Dunlop stanno vivendo un centenario speciale oltre che... globale. I materiali che le compongono, infatti, arrivano da tutto il mondo: il caucciù proviene dall'Asia, la lana – come detto – dalla Nuova Zelanda e l'alluminio dall'Australia. Pochi sanno che un componenente è italianissimo: si tratta del pull ring, la linguetta che si utilizza per aprire il tubo. Si tratta di un'eccellenza del settore che viene prodotta, pensate un po', a Napoli, e di cui Dunlop acquista interi containers. Sono trascorsi appena sei anni da quando Sumitomo Rubber Industries ha preso in mano il brand Dunlop e gli effetti sono sempre più visibili, non solo perché il marchio è tornato a vincere un torneo del Grande Slam (Max Purcell nel torneo di doppio a Wimbledon), ma perché esiste un progetto vasto, complesso e a lungo termine. D'altra parte i giapponesi sanno quello che fanno. E il motto SRI del 2017 va preso molto, molto sul serio: Make Dunlop great again.