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IL CASO

Rumour: Australian Open dall'8 febbraio. Ma la quarantena è da incubo

L'Equipe rivela le proposte per salvare il primo Slam stagionale. Si giocherebbe dall'8 al 21 febbraio, con arrivo in Australia dal 15 al 17 gennaio. I calendari ATP-WTA dovrebbero essere riorganizzati con urgenza. Ma attenzione: le regole per la quarantena sono ai limiti dell'accettabilità. Saranno accolte? Incubo cancellazione.

Riccardo Bisti
2 dicembre 2020

L'Equipe è uno dei principali quotidiani sportivi al mondo. La sua credibilità è tale che vale la pena riportare il report pubblicato martedì sera sulla telenovela riguardante l'Australian Open: il torneo accumulerebbe un'altra settimana di ritardo e si giocherebbe dall'8 al 21 febbraio, scatenando una serie di reazioni a catena. Fin qui, agli appassionati non cambia molto. Tuttavia, gli ultimi scenari non sono dei migliori. Sembra che i protocolli di quarantena predisposti dal Governo del Victoria sarebbero molto rigidi. Difficile capire se saranno accettati, o almeno tollerati. In virtù di questo, sia pure tra le righe, è emersa la parola che nessuno avrebbe voluto sentire: cancellazione. L'ha pronunciata il direttore del torneo Craig Tiley in occasione di un evento aziendale, privato, tenutosi martedì. Pubblicamente continua a mostrarsi ottimista e fiducioso. Secondo l'Equipe, l'indiscrezione che ipotizzava l'arrivo dei giocatori in Australia soltanto dal 1 gennaio sarebbe già superata: l'arrivo sarebbe tassativamente imposto tra il 15 e il 17 gennaio.

A quel punto, i giocatori e i loro accompagnatori dovrebbero sottoporsi a un regime di isolamento piuttosto rigido fino al 31 gennaio, sia pure con la possibilità di allenarsi. I frutti di questi sacrifici si avrebbero a febbraio: tennisti e staff avrebbero totale libertà di movimento in una Melbourne ormai COVID free. Proprio per evitare che il virus si ripresenti, gli australiani sono ben più rigidi degli americani (che comunque erano stati attenti) e dei permissivi francesi. Le trattative sono state estenuanti, ma starebbero per concludersi. Le proposte definitive sono state messe sul tavolo, adesso starà ai tennisti (ATP e WTA) accettare i seguenti requisiti.

  1. L'arrivo in Australia è previsto tra il l5 e il 17 gennaio, né prima, né dopo.

  2. I soggetti dovranno restare in quarantena fino al 31 gennaio, anche chi arriverà il 15 o il 16.

Durante il periodo, i giocatori potranno trascorrere non più di 5 ore al giorno fuori dalla propria camera d'albergo. Queste 5 ore dovranno essere dedicate esclusivamente agli allenamenti (tennis e palestra) o alla fisioterapia. Qualsiasi tipo di attività si svolgerà a Melbourne Park, laddove i giocatori potranno recarsi soltanto con un accompagnatore (non è necessario che ogni giorno sia lo stesso). Limitazioni anche in loco: verranno creati dei gruppi di quattro persone (due giocatori e rispettivi allenatori), i quali potranno allenarsi esclusivamente tra loro. Va da sé che, in caso di positività al COVID, dovrebbero tornare in isolamento per quattordici giorni. Nel periodo di quarantena sono previsti la bellezza di cinque tamponi, peraltro in giorni di permanenza già stabiliti: primo, terzo, settimo, decimo e quattordicesimo.

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È emersa la parola che nessuno avrebbe voluto sentire: cancellazione. L'ha pronunciata Craig Tiley in occasione di un evento aziendale, privato, tenutosi martedì. Pubblicamente continua a mostrarsi ottimista e fiducioso.
Da un paio di settimane, le forti restrizioni previste in Australia hanno creato scompiglio attorno al primo Slam stagionale

Programma davvero difficile: non è una libertà travestita da quarantena, bensì quarantena con stralci di semilibertà. Se molti giocatori potrebbero accettarla in virtù del maxi-montepremi, è lecito domandarsi se i top-player, abituati a ben altro tipo di vita, accetteranno queste condizioni. Al termine del periodo, i tennisti e i loro accompagnatori potranno muoversi e vivere normalmente. In altre parole: due settimane di semi-reclusione per poi vivere il torneo in totale libertà. Si tratta di regole difficili da digerire: per questo, è stata ventilata per la prima volta la possibilità di una totale cancellazione dell'evento. D'altra parte, ci sono diversi tornei originariamente collocati nel mese di febbraio, ancora in attesa di conoscere il loro destino.

A febbraio, il circuito si snoda in tre direzioni: tornei indoor europei, terra sudamericana ed ed eventi americani. La cancellazione dell'Australian Open permetterebbe di giocarli regolarmente, mentre in caso contrario ci sarebbe un calendario da riorganizzare con urgenza. Va detto che uno Slam ha un tale potere economico che – qualora si trovasse un accordo – i giocatori sarebbero disposti a rivoluzionare due mesi di circuito per lasciare spazio all'Australian Open. Sulla base delle nuove date, sembrerebbe che i tornei WTA di Doha e Dubai potrebbero giocarsi a gennaio, svolgendo il ruolo di apripista. Si potrebbe fare altrettanto per gli uomini, considerando che Doha è già collocato nella prima settimana dell'anno e Dubai andrebbe anticipato di un mese.

Il boss di Tennis Australia Craig Tiley dispensa ottimismo in pubblico, ma durante una funzione privata avrebbe ammesso che c'è il rischio di cancellazione
Channel 9 ammette che esiste ancora la possibilità di cancellare il torneo

Se è vero che il binomio salute-sicurezza rimangono prioritari, sorprende la rigidità del governo australiano, soprattutto se comparato a quanto accaduto a New York e Parigi. Ok, non tutto è stato perfetto, ma Us Open e Roland Garros si sono svolti senza intoppi nonostante migliaia di casi tra Stati Uniti e Francia. Al contrario, oggi il Victoria ha registrato il 33esimo giorno senza un singolo caso di COVID (quindi sono stati superati due cicli di incubazione). Dalla prossima settimana gli hotel potranno accogliere i viaggiatori, sia pure in regime di quarantena. Eppure, il governatore del Victoria David Andrews non vuole saperne di allentare le maglie. "L'Australian Open sarà l'unico torneo in cui è ipotizzabile che i giocatori possano portare il virus all'interno della comunità – ha detto – pensate agli altri Slam, giocati laddove c'erano moltissimi casi.

Noi siamo unici perché abbiamo costruito qualcosa che nessun altro ha fatto altrove: per questo, credo che si debba e possa salvaguardare questo patrimonio”. Andrews ha poi aggiunto che i dettagli sugli accordi di quarantena sono ancora in fase di definizione, ma c'è da credere che non siano molto diversi da quelli pubblicati dall'Equipe. “Capisco che per i giocatori non sarà semplice mantenere allenamento e forma fisica in vista del torneo” ha detto, dando indirettamente ragione a chi si era espresso sulla necessità di una preparazione accurata (Millman, Medvedev, coach Vallverdu). Sarebbe l'unico problema, mentre ha detto che non ci sarebbero problemi di ospitalità e spazio in hotel. “L'unica cosa da mettere a punto sono i dettagli della quarantena: ci sono state ore di riunioni e ce ne saranno ancora”. Nella speranza che esca una fumata bianca. In caso contrario, sarebbe un'enorme beffa.