The Club: Bola Padel Roma
MUTUA MADRID OPEN

Berrettini, una sconfitta che non fa (troppo) male

A Madrid è passato qualche treno buono, ma il romano non l'ha saputo prendere. Nel complesso, Zverev ha meritato la vittoria per la qualità degli avversari battuti. “Non ho rimpianti – dice Matteo – ho giocato benino, se non l'ho fatto al massimo è merito suo. Ma imparerò”.

Riccardo Bisti
10 maggio 2021

Nessuna domanda in tedesco? Ho appena vinto un Masters 1000 e non c'è neanche una domanda in tedesco? Ai miei connazionali non importa nulla...”. Lo sfogo di Alexander Zverev, a chiudere la conferenza stampa dopo il successo a Madrid, è forse l'assist migliore per affrontare la transizione tra la Caja Magica e il Foro Italico. Il tedesco ha vinto il suo quarto titolo di categoria battendo alla distanza Matteo Berrettini: 6-7 6-4 6-3 con qualche rimpianto (neanche troppi, in verità) per il romano. Matteo ha vinto un rocambolesco primo set, ma non ha sfruttato alcuni momenti favorevoli nel secondo e a inizio terzo set. L'ha spuntata Zverev, ma in Germania hanno quasi ignorato questo titolo. È il segno che a volte non basta un giocatore – per quanto forte – a destare l'interesse di un Paese. Serve di più. I tedeschi ci sono passati una trentina d'anni fa. Adesso è il nostro momento: sempre più media internazionali hanno notato l'impetuosa crescita dei tennisti italiani, dedicando articoli e servizi a un'Italia che organizzerà le ATP Finals, proprio come trent'anni fa accadde alla Germania (Francoforte dal 1990 al 1995, Hannover dal 1996 al 1999).

Loro avevano Becker e Stich, noi abbiamo Berrettini più due potenziali fenomeni, Sinner e Musetti. Un movimento simile risaliva agli anni 70, quando comunicazione e informazione erano un'altra cosa. E allora non sorprende che la Germania non si scaldi per il titolo di Zverev, mentre è legittimo che i media italiani stiano cavalcando l'onda. I quotidiani sportivi stanno dedicando grande spazio al tennis, tra speciali e servizi, e gli Internazionali maschili torneranno a vedersi in chiaro sin dal lunedì, come non accadeva da moltissimi anni. Se Zverev rimane senza domande, Berrettini ha dovuto rispondere eccome all'interesse degli italiani. Fuori dal campo, l'Italia sta vincendo come non era mai capitato.

ASICS ROMA
"Sarò felice per 30 secondi, poi penserò subito a Roma. Sono in arrivo grandi tornei"
Alexander Zverev

Le fasi salienti della finale del Mutua Madrid Open: Matteo Berrettini ha avuto le sue chance

Sul campo l'ha spuntata Zverev, e tutto sommato è giusto così. Tirando le somme, è stato più vicino lui a vincere in due set che Berrettini a vincere la partita. Alla Caja Magica si è giocato indoor a causa della pioggia, ma non si sono visti chissà quali aggiustamenti rispetto ai giorni scorsi. D'altra parte i due chiedono sempre molto al servizio, a prescindere da superficie e condizioni di gioco. Berrettini è stato il primo a scappare via (4-3 e servizio), subito riagganciato. Nel tie-break ha rischiato di fare harakiri: avanti 5-0 e poi 6-4, si è fatto riacciuffare e Zverev ha avuto un setpoint sul 7-6. Matteo l'ha annullato da campione, poi è stato graziato da un attimo di follia di Zverev, che ha sparato una seconda a 200 km/h sull'8-8. Inutile citare quella di Boris Becker a Monte Carlo 1995 contro Muster: allora fu follia vera, questa è la conferma delle difficoltà emotive di Zverev con questo fondamentale. Talvolta va nel panico, rifugiandosi in mozzarelle o sfidandolo con bordate scacciapensieri.

Spesso, l'esito è il doppio fallo. È andata così anche stavolta. Avanti di un set, Matteo poteva forse gestire meglio l'inerzia in avvio di secondo, ma a ben vedere non ha avuto grosse chance nei turni di risposta. Forse ha aspettato che fosse Zverev a regalargli la partita. Non è avvenuto. L'azzurro ha qualche colpa per il nono game, in cui si è fatto brekkare commettendo l'unico doppio fallo, proprio sul 15-40. Nel terzo – è vero – è stato lui ad avere una palla break sul 2-1, ma l'inerzia sembrava cambiata. Piombato in un mix tra stanchezza e sfiducia, l'ha trasmessa con un linguaggio del corpo sorprendentemente dimesso e ha ceduto per due volte il servizio. Per il tedesco è il secondo titolo a Madrid dopo quello del 2018. Successo meritato, se non altro per la qualità degli avversari battuti: tra quarti e semifinale, ha superato i due più forti in assoluto sulla terra battuta (Nadal e Thiem).

Sascha Zverev ha vinto 15 titoli ATP. Tra questi, le ATP Finals 2018 e quattro Masters 1000

Matchpoint, premiazione e discorso finale di Alexander Zverev

Berrettini gli ha proposto complessità diverse, lui ha avuto il merito di riconoscerle. “Non avevo affrontato nessuno che servisse come lui: può arrivare anche a 235 km/h. Con Matteo è difficile tenere la palla in campo, ed è ancora più difficile rispondere profondo. Inoltre ho dovuto recuperare un set di svantaggio”. Da parte sua, Berrettini ha (stra)meritato questa finale ma non ha dovuto battere giocatori che lo precedevano in classifica. La somma degli addendi, insomma, giustifica il risultato. Zverev non sarà un mostro di simpatia, però è un giocatore affidabile. Ha sete di vittorie, si ingegna per migliorare e l'impressione è che (fino a oggi) sia stato frenato da un carattere difficile. Non alludiamo alle antipatiche faccende extra-tennistiche che lo hanno riguardato, ma proprio a una questione tecnica. Juan Carlos Ferrero e David Ferrer sono durati pochissimo, Lendl praticamente non ha mai iniziato... e alla fine si è ritrovato con papà Alexander Sr. Lui l'ha fatta passare come una scelta, forse è stata una necessità.

Ad ogni modo, Sascha punta a vincere il suo primo Slam. Magari già al Roland Garros. “Voglio fare belle cose a Parigi e questo successo è molto utile in questo senso, non vedo l'ora di vivere le prossime settimane. Le condizioni di Madrid mi hanno dato una mano, e credo che Matteo dica lo stesso. Adesso sarò felice per 30 secondi, poi penserò subito a Roma. Sono in arrivo grandi tornei”. Stesso pensiero per Berrettini, che avrà meno di 48 ore di tempo per preparare l'esordio al Foro Italico. Sulla finale di Madrid, non ha molto da dire: “Ho giocato bene a inizio secondo set, ma non ho fatto la differenza. Poi nel terzo è stata una dura battaglia. Non ho grossi rimpianti, ho dato tutto. Ho giocato bene, ma non in modo fantastico. Credo che parte del merito sia di Zverev”. La delusione c'è, ma Berrettini sa imparare dalle sconfitte. “E ho una consapevolezza: se utilizzo le mie armi nel modo corretto, tutti dovranno lottare per battermi. La cosa più importante è restare sano. Oggi è stata la mia prima finale in un Masters 1000, spero che non sia l'ultima”.

MUTUA MADRID OPEN – Finale
Alexander Zverev (GER) b. Matteo Berrettini (ITA) 6-7(8) 6-4 6-3