The Club: Bola Padel Roma
IL PROTAGONISTA

“Prima si comportava come Balotelli, ma poi... "

Dando continuità all'exploit di Melbourne, Aslan Karatsev vince il suo primo titolo ATP a Dubai. Lui parla poco e ride ancora meno, ma coach Yahor Yatsyk racconta l'origine di questo miracolo. “Non si comportava da professionista: se seguite il calcio, ricordava un po' Mario Balotelli. Ma poi l'ho preso a male parole, così...”

Riccardo Bisti
21 marzo 2021

“Ho vinto un paio di Futures in doppio. Quando potevo giocare un torneo lo facevo, ma non c'era niente di strutturato. A 21 anni ero già un ex giocatore”. Yahor Yatsyk sembrava destinato a un cupo anonimato, anche da coach, poi si è trovato tra le mani un diamante grezzo. Molto grezzo. Quando hanno iniziato a lavorare insieme, Aslan Karatsev oscillava tra i Futures e i Challenger. È andata così fino all'anno scorso, poi durante lo stop per il lockdown è cambiato tutto. Il famoso click tanto atteso da ogni tennista in cerca di gloria. Per il russo è stato qualcosa di fragoroso, sublimato dalla semifinale all'Australian Open (partendo dalle qualificazioni) e proseguito con il trionfo a Dubai, primo titolo in carriera. Ma se Aslan è di poche parole, Yatsyk è la persona giusta per capire i retroscena di una crescita così importante. Il paragone è chiaro, soprattutto per noi italiani. “Aveva problemi di atteggiamento. Si comportava come Mario Balotelli”.

Ovvero? “Per anni si è comportato come un ragazzino. Non era professionale, talvolta arrivava in ritardo agli allenamenti. Una volta si è presentato con quattro racchette, ma tre erano rotte. Non mi aspettavo una cosa del genere da un giocatore di 24-25 anni. Se seguite il calcio, era un po' come Mario Balotelli”. Durante l'Australian Open, l'ex giramondo Karatsev ha detto che i consigli di Yatsyk non erano così diversi da quelli degli ex coach, ma venivano espressi nel modo giusto. “Aveva bisogno di un approccio molto duro – racconta il tecnico bielorusso, che lo ha portato con sé a Minsk – gli ho detto che se non avesse cambiato poteva anche smettere di giocare. Ho usato parole dure, forti, ma ha avuto fiducia in me. Ha capito e ha ascoltato. Diversi giocatori non hanno l'umiltà di ascoltare, si limitano a cambiare coach. Invece lui ha scelto di seguirmi e adesso si vedono i risultati”.

ASICS ROMA
"Per anni si è comportato come un ragazzino. Non era professionale, talvolta arrivava in ritardo agli allenamenti. Una volta si è presentato con quattro racchette, ma tre erano rotte. Non mi aspettavo una cosa del genere da un giocatore di 24-25 anni" Yahor Yatsyk
Nonostante fosse la sua prima finale ATP, Aslan Karatsev non ha dato segni d'emozione e ha lasciato cinque game a Lloyd Harris

Il percorso non è stato facile. I due si sono conosciuti in Francia, a inizio 2019. Yatsuk rimase colpito dal suo tennis e gli propose di spostarsi in Bielorussia, laddove si sarebbe impegnato per trovargli uno sponsor. Già che c'era, il padre di Yatsyk (ex campione sovietico nei 400 metri ad ostacoli) gli ha fatto da preparatore atletico. L'inizio non è stato facile, con un paio di momenti duri. Il coach lo dice chiaramente: “Era a stento tra i top-500, non aveva fiducia e la forma era ancora peggiore. Voleva smettere, perché non funzionava nulla. Abbiamo vissuto il momento peggiore negli Stati Uniti: ha raggiunto un quarto di finale, poi al torneo successivo ha perso contro non si sa chi. Ho deciso di fargli saltare i tornei successivi, ma c'era bisogno di ripartire da zero”. Yatsyk allude al Challenger di Tallahassee, in cui il suo allievo perse contro lo svizzero Sandro Ehrat, numero 584 ATP.

La ricostruzione è stata lenta, poiché nella seconda parte dell'anno sono arrivate dieci sconfitte consecutive. Una botta tale da rispedirlo a giocare i Futures. Raschiare il fondo gli ha permesso di risalire, e oggi la Russia si gode un altro gioiello alle spalle di Medvedev, Rublev e Khachanov. Per come sta giocando, adesso non si pone limiti. “Anche se voglio godermi il momento: ho 27 anni, non sono vecchio, ma insomma... 27 anni!” ha detto dopo il successo a Dubai, concedendosi uno dei rari sorrisi. Nel frattempo, c'è qualcuno che si sta mangiando le mani in Israele. Come è noto, Karatsev si è spostato da quelle parti all'età di tre anni e c'è rimasto fino a dodici. Si è formato lì, ma non hanno creduto a sufficienza in lui. Così si è spostato di nuovo in Russia, poi in Germania (due volte, sempre con l'aiuto di Dmitry Tursunov), infine in Spagna (nell'accademia di Sergi Bruguera) prima dell'incontro risolutore con Yatsyk.

Quando ha iniziato a lavorare con il coach attuale, Aslan Karatsev era numero 485 ATP
La rivoluzione di Aslan Karatsev è iniziata con la fantastica semifinale in Australia. Ecco la top-10 della sua avventura a Melbourne

“Ho iniziato a giocare a quattro anni. Insieme alla mia famiglia stavamo tornando dalla spiaggia e abbiamo visto un circolo tennis. I miei genitori hanno fatto provare mia sorella, che ha giocato per un paio d'anni. A un certo punto volevo provare anch'io: cercavo di rubarle la racchetta e tirare colpi contro il muro. Quando lei ha smesso, io ho iniziato a prendere lezioni. E così mio padre si è potuto concentrare su di me”. È diventato numero 1 d'Israele nelle categorie giovanili, e ancora oggi ha il passaporto del Paese della Stella di David. Circa un anno fa si è recato a Tel Aviv per alcune faccende personali, allenandosi in loco e mostrando di parlare ancora un ottimo ebreo. Forte di queste informazioni, l'ex giocatore israeliano Amir Weintraub e il presidente della federtennis Avi Peretz lo hanno contattato lo scorso settembre, chiedendogli di rappresentare Israele. Per loro sfortuna, aveva già firmato per giocare in Davis con la Russia. Ci sono rimasti male, ma chi poteva immaginare che oggi sarebbe stato il giocatore del momento?

I prossimi mesi ci diranno se si tratta di una meteora, oppure se la seconda parte della sua carriera sarà diversa rispetto alla prima. Molti colleghi lo guarderanno, sperando di poterlo imitare. In teoria, Karatsev è l'esempio che si può diventare campioni in età avanzata. Sul punto, le parole di Yatsyk sono importanti: “Consigliare a un over 25 di insistere? Dipende dalle condizioni. Un tennista ha bisogno di qualcuno che gli organizzi tutto. Io ho con lui ho fatto qualsiasi cosa: logistica, staff, ricerca degli sponsor... In questo modo ha potuto dedicarsi soltanto al tennis. Se c'è un'opportunità del genere va presa: se hai il supporto adeguato ed entri tra i top-300, poi è abbastanza facile arrivare tra i primi 100”. Frase coraggiosa, forse pericolosa perché potrebbe alimentare false speranze in decine di professionisti. Ma le parole di Yatsyk sono comprensibili: con lui è andata alla grande. E tutto fa pensare che non sia finita qui.