The Club: Bola Padel Roma
ATP AMBURGO

Musetti si prende tutto in una volta

Battendo nientemeno che Carlos Alcaraz, Lorenzo Musetti vince il suo primo titolo ATP, si mette alle spalle lo status di promessa e cancella l'aura di invincibilità dello spagnolo. È il terzo italiano più giovane a vincere un torneo: con Berrettini e Sinner potrebbe formare i Big Three dell'italtennis.

Riccardo Bisti
24 luglio 2022

C'è quel dettaglio in più che può fare la differenza. Per quanto i paragoni siano complicati, l'inizio della carriera di Lorenzo Musetti ha qualche punto in comune con quello di Richard Gasquet. E alcune similitudini tecniche hanno alimentato la suggestione. La prima grande finale del francese è arrivata proprio ad Amburgo, diciassette anni fa. Giocò un torneo fantastico ma poi si arrese a Roger Federer (che aveva battuto qualche settimana prima a Monte Carlo). Allora il torneo tedesco era un Masters 1000, oggi è declassato ad ATP 500 e il centrale del Rothenbaum è quasi irriconoscibile dopo una vigorosa ristrutturazione. Ma è il luogo in cui Lorenzo ha giocato la sua prima finale ATP e, soprattutto, l'ha vinta. Non solo si è aggiudicato il suo primo titolo, ma lo ha fatto battendo un fenomeno, il futuro numero 1, quel Carlos Alcaraz nettamente favorito alla vigilia. Invece Lorenzo ha giocato una partita quasi perfetta, sia sul piano tecnico che su quello mentale, imponendosi col punteggio di 6-4 6-7 6-4. E pensare che Alcaraz doveva ancora perdere una finale dopo averne vinte cinque su cinque. La prima sconfitta è arrivata contro un Musetti straordinario, capace di vincere negli spogliatoi, ancor prima che sul campo. Perché Alcaraz si sta costruendo un'aura di invincibilità. Un po' come accaduto ai Big Three, capita che qualche avversario scenda in campo un po' scoraggiato.

D'altra parte, la sua completezza e la sua esuberanza fisica fanno paura. Ma non è così per Musetti: i due sono cresciuti insieme e per questo non c'è alcun timore reverenziale. I bookmakers davano nettamente favorito Alcaraz? No problem. Il carrarino è sceso in campo con il piglio giusto, senza paura di fare la giocata, rischiare e sfidando il suo avversario in ogni territorio, compreso quello del tocco. Gli highlights ci mostreranno (giustamente) i colpi più spettacolari. Ce ne sono stati parecchi, in una delle partite più divertenti del 2022. Ma Musetti non ha vinto grazie a una fiondata di rovescio o una smorzata in più. Musetti ha vinto perché in 167 minuti non ha avuto grossi cali, ha mostrato una condizione fisica impressionante (i quattro anni di lavoro con Roberto Petrignani stanno iniziando a pagare) e una lucidità tattica invidiabile, specie se paragonata all'età. Musetti incanta con il rovescio, ma con il dritto di costruisce un mucchio di punti. Inoltre ne maschera benissimo la direzione, e contro Alcaraz ha raccolto tanto con la soluzione anomala, da sinistra verso destra. E anche il servizio sta diventando un'arma importante. Musetti potrebbe specchiarsi nel suo talento, addirittura crogiolarsi, invece bisogna riconoscergli una notevole voglia di migliorare. A questa, si aggiunge l'innata capacità di vincere le partite.

«Alla fine del secondo set ero molto deluso, ma ho provato a non mostrare i miei sentimenti all'avversario. Ho cercato di perdonarmi i matchpoint e i punti perduti. Non mi aspettavo di vincere dopo quello che era successo»
Lorenzo Musetti
ASICS ROMA

Qualità, emozioni e capovolgimenti di fronte: c'è stato un po' di tutto, nella finale di Amburgo

Lo aveva già dimostrato in passato, ne ha dato conferma dopo aver perso un rocambolesco secondo set, in cui ha bruciato cinque matchpoint e lo ha chiuso con un doppio fallo. In quel momento, tutto faceva pensare a un rovinoso crollo nel terzo. Invece no: ha tenuto con autorità i suoi turni di battuta ed è stato lui a punzecchiare Alcaraz in risposta, fino a quando – sorpresa! - è stato lo spagnolo a farsi prendere dalla tensione nell'ultimo game. Dopo l'ultimo rovescio out del murciano, Musetti si è lasciato cadere per terra, godendosi la magia di una settimana che avrebbe potuto terminare al primo turno, quando ha cancellato un paio di matchpoint a Dusan Lajovic. Poteva essere l'ennesimo torneo interlocutorio, invece saluta Amburgo con 500 punti in più, un assegno di oltre 300.000 euro e un best ranking tutto nuovo, al numero 31 ATP. Con le difficoltà di Sonego e l'inevitabile declino di Fognini, la terza forza del tennis italiano è lui. Dopo uno scambio di break in avvio, Musetti effettuava uno strappo al settimo game e si aggiudicava il primo set. Scappava via anche in avvio di secondo e conservava il vantaggio fino al 5-4 e servizio (peraltro dopo aver rimontato da 0-40 nel game sul 4-3).

Nel decimo game succedeva un po' di tutto: sullo 0-15, Lorenzo arrivava su una smorzata di Alcaraz dopo che la palla aveva effettuato il secondo rimbalzo. Se ne accorgevano un po' tutti, probabilmente anche lui, ma non la giudice di sedia Aurelie Tourtè. Restituire il punto allo spagnolo gli avrebbe fatto fare una gran bella figura, ma si è fatto prendere dall'adrenalina e si è tenuto il punto. Criticabile, ma non condannabile. Col senno di poi l'episodio non è stato decisivo, anche se in quel game ha avuto due matchpoint (dritto lungo sul primo, serve and volley stroncato da un passante in corsa di Alcaraz sul secondo). Riagganciato sul 5-5, ha poi vissuto un tie-break simile a quello con Cerundolo. Sotto 1-3, ha vinto cinque punti di fila. Ma Alcaraz non è Cerundolo, dunque cancellava altre tre palle match e allungava il match al terzo. In quel momento, nessuno avrebbe scommesso su un successo di Musetti. Invece il toscano è stato monumentale nel non perdere la calma e ha raccolto i frutti nell'ultimo game. “Non ho molte parole perché è stata un'altalena di emozioni fino alla fine – ha detto – ho avuto diversi matchpoint, ma Carlos è stato bravissimo. Credo che la chiave sia stata la capacità di restare calmo e paziente. Non so descrivere a parole le mie emozioni, mi sembra di sognare”.

HEAD

Il rovescio di Lorenzo Musetti è uno dei colpi più spettacolari ed efficaci del tour

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da lorenzo musetti (@lore_musetti)

Lorenzo Musetti ha celebrato così il suo titolo all'European Open di Amburgo

“Alla fine del secondo set ero molto deluso, ma ho provato a non mostrare i miei sentimenti all'avversario. Ho cercato di perdonarmi i matchpoint e i punti perduti. Non mi aspettavo di vincere dopo quello che era successo”. Invece ha vinto e ha dedicato il successo al suo clan, a partire da coach Simone Tartarini: giunto ad Amburgo appena in tempo per le semifinali, si è lasciato andare a un pizzico di commozione. Con lui c'erano il già citato Petrignani, Umberto Rianna e il fisioterapista Damiano Fiorucci. Un pensiero anche alla famiglia e alla nonna, nel cui scantinato a tirato le prime pallate, secondo una narrativa che ormai è leggenda. Molti aspettavano Musetti al varco, almeno da quando è diventato numero 1 junior, posizione comoda ma pericolosa.

Lui ha seguito il suo percorso, non ha bruciato i tempi, non si è fatto travolgere dalla scalata di Berrettini e Sinner e ha chiuso in grande stile la prima parte della sua carriera. Già, perché dopo Amburgo nulla sarà più come prima. Niente più qualificazioni, niente più Challenger (ha giocato l'ultimo meno di due mesi fa a Forlì, vincendolo), ma tanto interesse e ambizioni ancora più elevate. Nulla di sorprendente, giacché le aspettative di Lorenzo sono alte e non le ha mai nascoste. “Non metterei la firma per avere una carriera come quella di Gasquet – ha detto in tempi non sospetti – o meglio, ha uno splendido palmares, ma l'assenza di un titolo Slam mi porta a voler qualcosa di più”. C'è ancora molta strada da fare, ma a 20 anni, 4 mesi e 21 giorni il percorso sembra delineato nel migliore dei modi. E siamo convinti che alla prossima occasione sarà lui a restituire il punto al suo avversario. Con la maturità, si impara anche questo.

ATP AMBURGO – Finale
Lorenzo Musetti (ITA) b. Carlos Alcaraz (SPA) 6-4 6-7 6-4