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AUSTRALIAN OPEN

Il protagonista che viene dal nulla

Aslan Karatsev è il più anziano di sempre a raggiungere gli ottavi alla prima partecipazione Slam. Il suo tennis impressiona, ma lui non tiene a fare il personaggio. “Il merito è del mio coach: mi sa dire le cose nel modo giusto”.

Riccardo Bisti
13 febbraio 2021

Per trovare la sua città natale, anche Google Maps ha fatto fatica. Vladikavkaz, Russia, si trova in una striscia di terra tra il Mar Nero e il Mar Caspio, a due passi dal confine con la Georgia. Un posto dimenticato da Dio, sicuramente dal tennis. I genitori di Aslan Karatsev lo hanno abbandonato quando lui aveva tre anni: si sono spostati in Israele, laddove ha cominciato a giocare. Quando aveva 14 anni si è spostato a Taganrog, altra città sconosciuta ai non russofili, ma almeno più vicina al centro nevralgico del Paese. Prima di questo Australian Open, il suo nome era noto ai soli feticisti del circuito. Avevano notato la sua impressionante cavalcata nel circuito Challenger, buona a fargli scalare un centinaio di posizioni e portarsi a ridosso dei top-100 ATP. I grandi appassionati ricordano i suoi successi alle Universiadi: argento in singolare nel 2015, oro in doppio nel 2017. Adesso è il protagonista del primo Slam stagionale, 29esimo giocatore a raggiungere la seconda settimana alla sua prima apparizione Major.

È il terzo russo: prima di lui ce l'avevano fatta il compianto Alexander Volkov e Marat Safin. Lui è il più anziano di tutti, ma nel tennis di oggi non è necessariamente un male. Karatsev si è costruito passo passo, rinascendo dopo gli infortuni. Il più grave risale al 2017, quando si allenava in Spagna, a Barcellona. Ci sono voluti un paio d'anni per recuperare appieno, ma la svolta è arrivata tornando a casa. O meglio, vicino a casa. “Per anni mi sono allenato in posti fantastici per il tennis: Germania e Spagna – racconta Karatsev, che negli ottavi affronterà Felix Auger Aliassime – però non ho trovato le persone giuste. Nel 2019 ho iniziato a lavorare con il mio attuale coach, Yahor Yatsyk, con il quale ci alleniamo a Minsk. Lui è la persona giusta: non necessariamente mi dice cose nuove, ma mi guida nel modo giusto”.

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Guardandolo in faccia vengono in mente tutti i luoghi comuni sui bassifondi della società russa, fatti di vodka e qualche prepotenza di troppo. “Potrebbe abbozzare qualche sorriso in più” ha detto Barbara Schett nello studio su Eurosport.
Aslan Karatsev non si concede troppe parole, neanche dopo il successo più importante in carriera

Oggi Karatsev vive in Bielorussia ed è quasi ironico che al secondo turno abbia lasciato appena un game a Egor Gerasimov, miglior tennista bielorusso. Ma per lui è il torneo dei record: al primo turno, nel terzo set contro Gianluca Mager non aveva perso punti al servizio. I riflettori mainstream si sono accesi su di lui per la vittoria su Diego Schwartzman, la prima contro un top-10. Lo ha martellato a suon di colpi vincenti, un rullo compressore che ha ricordato la frase di Daniil Medvedev dopo il successo russo in ATP Cup. “La nostra arma segreta era Karatsev, non ve ne siete accorti perché non abbiamo giocato doppi sull'1-1”. In effetti li avevano giocati sempre a risultato acquisito, perdendoli tutti. Qualcuno pensava che scherzasse: a quanto pare, diceva sul serio. Karatsev non ha nulla per diventare un personaggio. Il suo fisico robusto (85 chili su 185 centimetri) si incastona in un aspetto dimesso, quasi inquietante.

Guardandolo in faccia vengono in mente tutti i luoghi comuni sui bassifondi della società russa, fatti di vodka e qualche prepotenza di troppo. “Potrebbe abbozzare qualche sorriso in più” ha detto Barbara Schett nello studio su Eurosport. In realtà è un gran lavoratore, uno che ama far parlare la racchetta. Stava giocando bene, a inizio 2020. Poi il circuito è stato interrotto mentre si trovava a Nur Sultan per il torneo Challenger. “Sono rimasto a casa per tre mesi senza giocare a tennis, limitandomi a fare esercizio fisico – racconta – poi sono andato a Minsk e mi sono ritrovato con il mio coach. Ho partecipato al campionato a squadre bielorusso, dopodiché mi sono spostato negli Stati Uniti. C'erano dei tornei di esibizione e ho giocato quasi una partita al giorno, dunque mi sono allenato in modo agonistico”.

Aslan Karatsev ha raccolto ottimi risultati nel circuito Challenger, soprattutto nella seconda parte del 2020
Il terrificante 6-0 6-1 6-0 rifilato a Egor Gerasimov al secondo turno

Karatsev allude ai tornei validi per la classifica UTR, i quali ormai spopolano ai quattro angoli del globo. Ha giocato la bellezza di 23 partite in un mese. Al rientro, ha preso a raccogliere vittorie nel circuito Challenger. A Praga si è misurato con Stan Wawrinka. “E mi sono reso conto di poterci giocare alla pari. In precedenza, i problemi erano nella mia testa. Adesso mi sono sbloccato in questo senso, con il mio coach prestiamo grande attenzione alla psicologia. Obiettivi? Vorrei entrare tra i primi 50, e poi tra i top-20”. Se va avanti così è giusto non porsi limiti, anche perché il suo braccio sembra non tremare nei momenti importanti. La John Cain Arena era piena di pubblico, pronto a scaldarsi per Kyrgios-Thiem. Lui ha giocato come se niente fosse. Nel terzo set, quando Schwartzman ha provato ad alzare il livello, non ha fatto una piega: lo ha alzato a sua volta.

Il tempo ci dirà se per lui è uno stato di grazia, oppure se può nascere una nuova carriera. Intanto Aslan Karatsev da Vladikavkaz, estremo sud della Russia, è negli ottavi di uno Slam. Un'elite che non avrebbe mai immaginato di raggiungere. E in Russia si sono accorti di lui. Il presidente della federtennis Shamil Tarpischev ha detto che questi risultati lo fanno entrare in lizza per un posto alle Olimpiadi di Tokyo (e pazienza se gli atleti russi gareggeranno senza bandiera...), mentre l'ex giocatore Andrei Olhovsky ritiene che per lui sia soltanto l'inizio, e che 27 anni siano l'età giusta per compiere il salto di qualità. In effetti, la palla da tennis non conosce i dati anagrafici. E i dritti di Karatsev, specie in direzione incrociata, stanno seminando il panico tra i suoi avversari.