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VERSO WIMBLEDON

Passaggio di consegne

20 anni fa, nell'anno magico di Goran Ivanisevic, il tennis si è aperto all'era contemporanea con la sfida tra Pete Sampras e Roger Federer. Vincendo un gran match di cinque set, lo svizzero ha inaugurato una nuova epoca. Nel 2021 accadrà qualcosa del genere?

Riccardo Bisti
24 giugno 2021

Silenzio nel Centre Court. Pete Sampras sta per servire sul matchpoint. Situazione vissuta decine di volte, ma stavolta il matchpoint è per il suo avversario. Dall'altra parte della rete c'è un adolescente, capelli raccolti in una coda di cavallo e una collana di perline attorno al collo. Per lui, è la prima prima apparizione sul Centrale di Wimbledon. Sampras serve a uscire e si butta a rete, ma la risposta è troppo precisa e lo beffa. La folla ruggisce mentre il 19enne cade a terra, incredulo.
Game, set, match, Roger Federer.
Il 2 luglio 2021, Pete Sampras era ancora numero 1 del mondo. Aveva 29 anni e si aspettava di vincere Wimbledon per il quinto anno consecutivo. Invece fu estromesso negli ottavi da un giocatore che ha battuto ogni suo record. Ha vinto Wimbledon otto volte (contro le sette di Sampras), e tra qualche giorno giocherà il torneo per la ventiduesima volta, a quasi 40 anni.
A vent'anni di distanza, BBC (storico media partner di Wimbledon) ha rivissuto un match storico nell'evoluzione del tennis contemporaneo. È stato l'unico scontro diretto tra Sampras e Federer. Il secondo lunedì di Wimbledon è denominato Manic Monday perché si giocano tutti gli ottavi, sia maschili che femminili. In nome del business, sarà abolito dall'anno prossimo (si giocherà anche nella domenica di mezzo).

Il 2 luglio 2001, Sampras era sulla buona strada per l'ennesimo titolo. Dal 1993 aveva perso solo una volta (nei quarti del 1996 contro Richard Krajicek). Federer era un giovane rampante, ancora vittima di alti e bassi. Aveva vinto la prova junior nel 1998, ma non era così conosciuto. A commentare il match per BBC Radio c'era Iain Carter. “Federer aveva mostrato segni di un talento speciale, si capiva che sarebbe stato il prossimo numero 1 – dice Carter – inoltre si sapeva che Sampras era vulnerabile. Veniva da qualche sconfitta pesante, però sull'erba era ancora invincibile”. All'angolo di Sampras, c'era coach Paul Annacone. “Tutti conoscevano il talento di Federer, ma quando un tennista è così giovane non sai mai come potrà gestire i momenti importanti”. La prima risposta arrivò nel primo set, quando Sampras dovette annullare tre palle break e rifugiarsi nel tie-break. È lui il primo ad avere setpoint (6-5) grazie a una seconda palla a quasi 200 km/h. Federer replica con un servizio vincente. Una volèe lunga e una risposta in rete di Sampras consegnano il parziale allo svizzero.“L'atmosfera cresceva, punto dopo punto – racconta Carter – c'era un senso collettivo di trepidazione, la gente pensava che stesse succedendo qualcosa di importante”.

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Sul 2-2 al quinto, Sampras si procura due palle break. Federer cancella la prima con una volèe, ma sulla successiva deve giocare la seconda. Attacca con il colpo in uscita dal servizio e si espone al passante di Sampras, il suo mitico dritto in corsa. Può essere la svolta, ma il nastro dice di no.

Un'ampia sintesi della storica sfida tra Pete Sampras e Roger Federer

Sampras aveva vinto 56 delle ultime 57 partite giocate a Wimbledon, era il più titolato del torneo e deteneva il primato di titoli Slam (13, fa quasi impressione a pensarci oggi). “Una delle grandi qualità di Pete è il suo essere pragmatico – racconta Annacone – aveva svolto la stessa routine, era a suo agio ma non ha mai dato nulla per scontato”. Sul 5-6 del secondo, Federer commette due doppi falli e frana sullo 0-40. Ricuce fino al 40-40, ma Sampras capisce l'importanza del momento. Spinge duro, lo costringe a sbagliare una volèe di dritto e il punteggio è di un set pari. Sampras è buon amico di Tim Henman, numero 1 britannico all'epoca e quattro volte semifinalista. La sua grande occasione arrivò proprio nel 2001, ma quella è un'altra storia. Sampras ed Henman si allenavano spesso insieme. Giocavano un tennis simile, ma Sampras era più forte. In 7 scontri diretti, si è imposto 6 volte (comprese le semifinali del 1998 e del 1999). “Aveva la qualità di rimanere concentrato, sia dentro che fuori dal campo – dice Henman – in questo modo, nulla lo distraeva dalla ricerca di vittorie importanti”. Nel terzo set, tale concentrazione fu messa a dura prova. Sul 4-4, Sampras sale 40-15 ma poi è costretto a fronteggiare una palla break. Serve bene, la risposta è molle ed è chiamato a giocare uno smash. Raramente sbaglia colpi del genere, stavolta la botta finisce lunga.

Se Sampras dovesse perdere la partita, questo è il punto che potrebbe costargli il titolo” sibila David Mercer su BBC One. Qualche minuto dopo, è 6-4 Federer. Tra i due c'è sempre stata una certa somiglianza stilistica. Lo svizzero palleggiava di più, ma lo stile, l'abbigliamento e la racchetta facevano pensare a un piccolo Sampras. Il suo problema era il comportamento in campo. C'è una vasta narrativa su quegli anni, ma in quel pomeriggio londinese sembrava tutto alle spalle. Il quarto set si protrae al tie-break, in cui Sampras serve alla grande. Vola 6-2, procurandosi quattro setpoint. Una demi-volèe smorzata chiude il parziale. Il Vecchio Leone è ancora vivo. Henman doveva ancora affrontare Todd Martin negli ottavi, ma sapeva che nei quarti avrebbe pescato il vincitore di questa partita. Sul 2-2 al quinto, Sampras si procura due palle break. Federer cancella la prima con una volèe, ma sulla successiva deve giocare la seconda. Attacca con il colpo in uscita dal servizio e si espone al passante di Sampras, il suo mitico dritto in corsa. Può essere la svolta, ma il nastro dice di no. In tribuna, Annacone era impressionato dalla capacità di Federer di giocare sotto pressione. Non ci sono state particolari scosse fino al 6-5. Il dodicesimo game parte con una gran risposta di rovescio di Federer. Una volèe lunga sigilla lo 0-30. Una botta centrale dimezza lo svantaggio: 15-30. Sampras sbaglia un'altra volèe ed ecco due matchpoint per Federer. L'ultimo punto lo abbiamo raccontato qualche riga fa.

Vincendo Wimbledon nel 2009, Federer intascò il suo 15esimo Slam. Nella pancia del Centrale trovò tre leggende ad aspettarlo...

Wimbledon ha messo a disposizione l'intero match del 2 luglio 2001

“Ce l'ha fatta! Il campione è fuori!” esclama Mercer, con un ruggito assordante. Dopo 3 ore e 41 minuti, il segnapunti dice: 7-6 5-7 6-4 6-7 7-5. Federer è sopraffatto dall'emozione, ma ha la lucidità di lasciare a Sampras la standing ovation all'uscita dal campo. Non ricordava che bisognava inchinarsi verso il Royal Box, ma Sampras glielo ha ricordato in tempo. “È la più grande vittoria della mia vita” dirà. Anni dopo, Annacone sarebbe diventato il suo allenatore. C'è dunque da credergli quando dice che quella partita ha rappresentato un passaggio di testimone. Due giorni dopo, Federer avrebbe perso contro Henman, che in semifinale avrebbe lasciato strada alla favola di Ivanisevic. Lo svizzero avrebbe dovuto aspettare due anni per vincere il suo primo Slam, naturalmente a Wimbledon. Fu l'inizio di un dominio che gli fruttò 12 Majors in in poco più di quattro anni. Sampras avrebbe chiuso la sua carriera vincendo il 14esimo Slam allo Us Open 2002. L'anno dopo avrebbe annunciato il ritiro. “Ricordo quando me l'ha comunicato – dice Annacone – mi disse che giocava per vincere un altro Slam e dimostrare a se stesso che poteva farcela. Adesso non aveva più bisogno di farlo, era felice e ha scelto di smettere”.

Federer lo avrebbe eguagliato e sorpassato nel 2009. “Voglio esserci quando Federer batterà il mio record. Voglio vederlo, voglio sentirlo” disse Sampras in un'intervista del 2008. Detto, fatto. Nel 2017, Federer avrebbe vinto Wimbledon per l'ottava volta, superandolo anche lì. Negli ultimi anni c'è stato l'incredibile dominio del trio Federer-Nadal-Djokovic, capaci di vincere 59 Slam in tre. Il primato di Sampras è dimenticato, quasi sbiadito. Federer nutre ancora la speranza di vincere il suo ultimo Slam, e forse l'edizione al via tra qualche giorno rappresenta l'ultima speranza. Nonostante abbia quasi 40 anni, non è cambiato molto rispetto al ragazzino che vinse Wimbledon junior nel 1998. È grato della fortuna che ha avuto, e sarà grato di mettere nuovamente piede sul Centre Court. La prima volta avvenne vent'anni fa, in quel match-simbolo. “Chi ha avuto la fortuna di esserci ha assistito a un momento unico – dice Carter – siamo passati da un glorioso campione a un altro, è stato un cambio d'epoca per il tennis. È stata la scintilla che ha dato il via alle cose fantastiche che abbiamo visto negli ultimi due decenni”. Chissà se Wimbledon 2021 offrirà una storia simile. È successo nel 2001, era successo nel 1981. Chissà.