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IL CASO

Il dramma dei tornei ATP 250

I soldi degli arabi, le esibizioni selvagge e la prospettiva di un Super Circuito rischiano di affossare una categoria che rappresenta oltre il 50% del calendario. Il discusso "6 Kings Slam" ha trovato una scappatoia per evitare sanzioni ai giocatori, mentre l'esibizione UTS di Oslo ha scippato giocatori a Marsiglia. Che aveva già incassato il forfait di Sinner. 

Riccardo Bisti
8 febbraio 2024

Quando ha visto il numero di Lawrence Frankopan sul display del telefonino, Jean-Francois Caujolle già sapeva il motivo della chiamata. “Sei un uomo felice, ma portatore di brutte notizie” ha detto al manager di Jannik Sinner, che lo informava del forfait dell'azzurro all'Open 13 di Marsiglia, in corso in questi giorni. “Sinner era sotto contratto con noi, lo è ancora per due anni, ma la sua performance a Melbourne ha distrutto i nostri piani per il 2024. Quando ha battuto Djokovic mi sono preoccupato, ma se sei a capo di un ATP 250 devi aspettarti chiamate spiacevoli”. L'ultima frase è rivelatrice: si parla tanto dell'onda araba, di un possibile Premium Tour, di una montagna di denaro che potrebbe piovere sul tennis... ma pochi tengono in considerazione i tornei minori. Non soltanto i Challenger, ma anche gli ATP 250, categoria creata nel 2009, anno in cui è stata istituita una precisa gerarchia all'interno del circuito mondiale. Le distinzioni c'erano anche prima, ma i confini erano più sfumati. Oggi sono sempre più rigidi e hanno complicato la vita a una categoria che – almeno sul piano numerico – rappresenta la maggioranza assoluta del calendario. Nel 2024 sono previsti 65 tornei (66 se consideriamo le Olimpiadi): di questi, 38 sono ATP 250.

Tra i più antichi c'è l'Open 13 di Marsiglia, che nel 2023 ha festeggiato i trent'anni di vita ed è la più longeva creatura di Caujolle, che da organizzatore si è preso quella popolarità che non era riuscito a ottenere da tennista. Finalista in un paio di eventi negli anni '70, aveva stregato la scrittrice Elena Stancanelli, che nel 1973 lo vide al torneo di Firenze e – da adolescente – si scoprì più attratta da lui che dal suo idolo Adriano Panatta. A parte l'aneddoto di mezzo secolo fa, Caujolle è tra i più fieri difensori della categoria che rappresenta. Per questo vede con sospetto quella che lui chiama deregolamentazione del calendario. Da una parte c'è lo spettro di una Super League (un ipotetico circuito con i soli Slam e una decina di eventi premium), dall'altra il proliferare di esibizioni. “Secondo le mie informazioni, Craig Tiley e lo Us Open sono attivi per la Super League – dice – questo mi preoccupa, non solo come direttore di Marsiglia, ma come appassionato. Per me il tennis è vicinanza, non diversità. Non può essere trattato come la Formula 1. Un circuito d'elite ucciderebbe il tennis e svaluterebbe gli Slam stessi. Larry Ellison o gli arabi, se vogliono, possono offrire 15 milioni a chi vince un torneo. Nessuno glielo può impedire. Sono i giocatori a dover proteggere il sistema”.

«Larry Ellison o gli arabi, se vogliono, possono offrire 15 milioni a chi vince un torneo. Nessuno glielo può impedire. Sono i giocatori a dover proteggere il sistema» 
Jean-Francois Caujolle

Il problema è proprio questo: quale interesse possono avere nel proteggere il sistema attuale se arriva chi li copre di soldi? Un ottimo esempio riguarda proprio il 6 Kings Slam, danarosa esibizione annunciata pochi giorni fa. L'evento avrebbe dovuto svolgersi a febbraio, ma l'infortunio di Nadal in Australia ha convinto gli arabi a spostarla a ottobre. Carte alla mano, hanno già pensato a un'escamotage per evitare sanzioni a chi parteciperà (Djokovic, Nadal, Medvedev, Sinner, Alcaraz e Rune). Lo scorso 1 gennaio, infatti, è entrata in vigore una nuova norma, illustrata dall'articolo 1.21 del Rulebook ATP (lo si può consultare alle pagine 26-27 del librone dei regolamenti). La regola si chiama Benefits e – in sintesi – garantisce una serie di vantaggi ai giocatori a patto che rispettino determinati requisiti. In particolare, il loro impegno esclusivo nei confronti del circuito ATP. Un tennista può perdere lo status se partecipa a eventi extra che abbiano i seguenti requisiti.
1) Durino 3 o più giorni nello spazio di una settimana.
2) Che siano organizzati dallo stesso staff e richiedano in un impegno di almeno 11 giorni nell'anno solare.
3) Eventi di un circuito alternativo che occupino almeno 11 giorni nell'anno solare.
4) Due o più eventi che abbiano un sistema di classifica indipendente.

Si tratta di un chiaro tentativo di impedire la partecipazione a qualsiasi circuito alternativo, o evento troppo ingombrante. L'esibizione di Riyadh avrebbe già individuato l'escamotage per evitare problemi ai giocatori: troverebbero il modo di organizzare più eventi all'interno dello stesso, senza mai superare i due giorni consecutivi. Uno schiaffo in faccia alle norme ATP, anche se – rivela il Telegraph – ai sauditi non interessa più di tanto sfidare l'establishment, quando semplicemente fare i propri interessi e portare i migliori giocatori in Arabia Saudita. Più in generale, il Platinum Status è la condizione di partenza di ciascun giocatore: rischiano di perderlo soltanto se accettano di giocare eventi alternativi, sfidando il sistema attuale. Sulla carta, potrebbero aprirsi inediti scenari sul piano legale: pur essendo associati all'ATP, i tennisti sono liberi professionisti e non dipendenti dell'associazione. In altre parole, se qualcuno dovesse mettersi di traverso ci sarebbe robusto materiale per un iter legale. In tutto questo, i tornei 250 assistono impotenti e non hanno la tutela garantita ai Masters 1000 e agli ATP 500.

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Se spulciamo ulteriormente il Rulebook, infatti, scopriamo che l'articolo 1.14 offre una robusta tutela ai tornei più importanti: i top-30 ATP hanno il divieto assoluto di partecipare a qualsiasi evento extra durante le settimane dei 1000 e dei 500. Ma c'è di più: non possono partecipare a esibizioni o special events nei 30 giorni precedenti o successivi all'evento in questione, se tali eventi si trovano entro 100 miglia dalla sede del torneo o hanno lo stesso mercato di riferimento. Esempio: se Ben Shelton (un top-30 a caso) partecipa al Masters 1000 di Indian Wells, nei 30 giorni precedenti e successivi al torneo non può giocare alcuna esibizione in quell'area geografica. Gli ATP 250 sono esclusi da questa tutela, eccezion fatta per il comma B.1.c, in cui – perlomeno – i top-30 non possono giocare esibizioni nel raggio di 100 miglia (o nello stesso mercato) nella stessa settimana. Purtroppo per Caujolle, tale protezione non ha impedito ad alcuni top-player di partecipare alla tappa norvegese dell'Ultimate Tennis Showdown, il circuito alternativo organizzato da Patrick Mouratoglou.

Si giocherà ad Oslo dal 9 all'11 febbraio (diretta TV su SuperTennis) e ci saranno diversi giocatori che sarebbero stati interessanti per Marsiglia: Ruud, Rublev, Rune, De Minaur, Bublik, Thiem e addirittura due francesi (Monfils e Paire). “Questa esibizione non fa il bene del tennis – dice Caujolle – ci sono Rune, Rublev, De Minaur... quest'ultimo avrebbe dovuto essere a Marsiglia, ma ha preferito andare a Oslo”. Confrontando il calendario dell'UTS norvegese con la regola 1.21, tra l'altro, tutto farebbe pensare a una violazione della stessa (il torneo si snoda su tre giorni consecutivi): chissà se gli otto partecipanti avranno qualche problema con il loro Platinum Status...”Tutto questo mi offende – conclude Caujolle – con queste iniziative, Mouratoglou non promuove il tennis, ma soltanto i suoi interessi”. Tuttavia, sempre secondo Caujolle, la stessa ATP starebbe studiando delle misure per tutelare anche gli ATP 250. “Ci saranno settimane aperte e altre non aperte, a cui i giocatori dovranno attenersi” ha detto in un podcast con RMC Sports. In un contesto del genere, tutt'altro che pacifico, ci si domanda come si possa arrivare all'unità tanto auspicata da Andrea Gaudenzi da quando è salito al vertice dell'ATP. Per adesso, la certezza è che in una settimana con tre tornei ATP è in campo un solo top-10. E a Caujolle va anche bene, perché Hubert Hurkacz è proprio a Marsiglia. Chissà cosa ne pensano gli organizzatori di Dallas e Cordoba...