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LA STORIA

La strada è più dura del previsto. E forse il Burundi non c'entra

Archiviata una brillante carriera junior, la stellina del Burundi Sada Nahimana sta faticando a emergere. Si trova intorno al numero 500 WTA e certe profezie potrebbero rivelarsi sbagliate. Non si arrende, ma nel frattempo si è iscritta all'Università della North Carolina. Sarà davvero lei la giocatrice che l'Africa Subsahariana attende da sempre?

Riccardo Bisti
16 dicembre 2020

Sono passati quattro anni da quando Thierry Ntwali, responsabile del Centro ITF dell'Africa dell'Est, disse che presto avrebbero prodotto un top-50 tra gli Under 18. Aveva ragione: Sada Nahimana ha fatto meglio, piombando addirittura in dodicesima posizione. La sua storia aveva emozionato, anche solo per quella strana sigla accanto al suo nome: BDI, che sta per Burundi. Già, uno dei paesi più poveri al mondo, senza sbocco sul mare, incastonato tra Ruanda, Tanzania e Congo, devastato da conflitti interni e corruzione. Se state pensando che Ntwali sia un veggente, tuttavia, dovrete aspettare ancora un po'. Sosteneva che l'Africa Nera si sarebbe distinta anche nel circuito WTA, portando finalmente una giocatrice tra le big. “Mentre tra gli uomini è più difficile, credo si possa aspirare a un top-200 entro cinque anni”.

La proprietà transitiva faceva pensare alla Nahimana, specie dopo una carriera giovanile che l'ha vista vincere un Grade 1 (sull'erba di Nottingham!), nonché finalista al Trofeo Bonfiglio. Invece niente, nada, c'è ancora da aspettare. La ragazza ha 19 anni e boccheggia intorno alla 500esima posizione WTA. Il tempo non le manca, così come la volontà: in questo periodo di offseason per le big, è impegnata in alcuni tornei ITF. Attualmente si trova a Monastir, in Tunisia, laddove ha colto due semifinali nelle ultime due settimane. È in campo anche in questi giorni e oggi sfida la nostra Giulia Crescenzi. Ma vorrebbe respirare ben altro tennis, quello dei riflettori puntati addosso. Non solo per un passaporto esotico, ma per la bontà dei risultati. Il 2020 è il primo anno senza la zavorra dei tornei junior, ma i risultati sono appena discreti. Certo, il COVID si è messo di mezzo, bloccandola per quasi nove mesi (non ha giocato da febbraio a ottobre inoltrato), ma qualche dubbio deve essere venuto anche a lei. D'altra parte, qualche anno fa giocava alla pari con Marta Kostyuk (oggi top-100 in notevole ascesa), mentre adesso sgomita con giocatrici sconosciute.

PLAY IT BOX
"Anni fa la vidi giocare nei campi secondari dell'Orange Bowl e mi aveva colpito per il suo straordinario spirito combattivo. Il suo atteggiamento e il suo carattere mi avevano attirato ben oltre la sua insolita provenienza"
Simon Earnshaw
Qualche anno fa, i successi della Nahimana avevano permesso dal Burundi di partecipare alla Fed Cup Junior: arrivarono dodicesime

Sada ha fatto una scelta intelligente: si è iscritta all'università, imitando il fratello maggiore Hassan Ndayishimiye. Il suo percorso era iniziato proprio come quello di Sada: Slam junior, tante possibilità grazie al Fondo di Sviluppo ITF, diverse interviste. Alla prova dei fatti, tuttavia, non è andato oltre il n.780 ATP. Si è riscattato prendendosi una laurea presso la Troy University, in Alabama, uno dei stati più razzisti. Un traguardo che non spedisce nelle prime pagine, ma dal profondo valore simbolico. Incagliata al n.502 WTA (è stata 472 a febbraio), la Nahimana ha trovato posto alla NC State University, quella del North Carolina. Abbandonato il Burundi diversi anni fa (“Ci torno un paio di volte all'anno per trovare i parenti, ma non mi manca per nulla – raccontava – ogni posto mi sembra bellissimo, tranne il Burundi") si era stabilita in Kenya, poi in Marocco, laddove sorge il principale Centro di Allenamento ITF del continente africano. Ci vive ancora, ma adesso farà la spola con Raleigh, laddove mischierà studi e tennis.

Sada è una ragazza straordinaria, nonché un'aggiunta importante per il nostro team – dice l'head coach Simon Earnshaw – anni fa la vidi giocare nei campi secondari dell'Orange Bowl e mi aveva colpito per il suo straordinario spirito combattivo. Il suo atteggiamento e il suo carattere mi avevano attirato ben oltre la sua insolita provenienza”. All'NC State non vogliono cancellare la sua speranza di diventare una professionista, anche se da quelle parti i tornei a squadre sono molto sentiti, così come il rendimento tra i banchi. Non a caso, hanno specificato che vogliono farla diventare una perfetta studentessa-atleta. “Ho scelto NC State per il loro spirito di squadra e per i risultati ottenuti dal loro programma” ha sibilato la diretta interessata, che deve ancora fare il suo esordio con la divisa rossa del team. Durante il periodo di lockdown, oltre a cercare di tenersi in forma, si è appassionata al disegno. In particolare, le piace disegnare gli animali. “Mi rilassa, mi aiuta a trovare il silenzio dentro e a concentrarmi”.

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Il problema rimangono i soldi: le sovvenzioni dell'ITF continuano ad arrivare, ma non sarà così in eterno. Lei ne è consapevole e lo dice chiaramente: “Spero di avere ulteriori sostegni finanziari, perché senza risorse è davvero difficile raggiungere un livello elevato”. Per questo, forse, ha scelto di costruirsi un Piano B iscrivendosi all'Università. Per adesso, il Piano A non le ha dato troppe soddisfazioni. Quattordici mesi fa è diventata la prima tennista del Burundi a vincere un torneo professionistico, imponendosi a Lagos. Ha raggiunto altre tre finali, l'ultima circa un anno fa a Monastir, persa contro la nostra Lucrezia Stefanini. Da allora – sia pure con l'alibi del COVID – non è cresciuta molto e viene da pensare che la profezia di Thierry Ntwali potrebbe non avverarsi. Almeno, non con lei. Per carità, Sada è ancora molto giovane: tuttavia, quello che sembrava un successo annunciato potrebbe prendere strade alternative.

Non meno belle, ma diverse rispetto a quelle ipotizzate qualche anno fa, quando i media di tutto il mondo si affannavano a raccontare la sua storia di bambina cresciuta in mezzo alla povertà, sia pure nell'unico club di livello del Burundi (l'Entente Sportive di Bujumbura, dotato di 16 campi), costretta a giocare con la racchetta extra-large del padre perché in tutto il Paese non ci sono negozi di articoli sportivi. Fu la sua federazione, nella persona del presidente Libérat Hicintuka, a farle arrivare una racchetta più adatta. Da lì, una scalata impetuosa che l'ha portata ad avere risultati invidiabili anche per tante ragazze provenienti da paesi più ricchi. La scalata, per adesso, sembra essersi un po' bloccata. E l'Africa Subsahariana continua ad essere un grande cruccio per il tennis mondiale, accartocciato nei ricordi degli unici giocatori di un certo livello, peraltro piuttosto datati: Nduka Odizor, Yahiya Doumbia e Paul Wekesa. Neanche l'ombra di una ragazza.