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ROLAND GARROS

L'ex baby-giornalista vuole brillare di luce propria

Quando aveva 11-12 anni, Stefanos Tsitsipas curava con amore una pagina Facebook in cui raccontava l'attualità del tennis. “Per questo comprendo i giornalisti, ma preferisco chi non fa sempre le stesse domande”. Tra mascherine griffate e rimproveri della fidanzata, sogna di essere il Quarto Incomodo al Roland Garros.

Riccardo Bisti
4 ottobre 2020

C'è bisogno di un quarto incomodo. Per l'interesse del Roland Garros, ma anche per il futuro. Rafael Nadal, Novak Djokovic e Dominic Thiem hanno 94 anni in tre, eppure sono strafavoriti. Ma davvero non c'è nessuno in grado di fermarli? I bookmakers la pensano così, ma a tennis si gioca ovunque tranne che sulla carta. In questo momento, la classifica suggerisce che la principale alternativa sarebbe Stefanos Tsitsipas. Numero 5 del tabellone, è il giocatore di più alta classifica alle spalle dei nuovi Big Three (non ce ne voglia Federer...). Sarebbe ora che lo splendente greco, vincitore delle ultime ATP Finals, faccia il botto in uno Slam. Dopo la bella semifinale all'Australian Open 2019, si è un po' arenato. Troppe sconfitte impreviste, sublimate dal disastro allo Us Open, quando ha bruciato sei matchpoint nell'incredibile match contro Borna Coric. “È stata dura perdere quella partita, ma l'ho affrontata relativamente bene. I giorni successivi sono stati un po' strani. Ero nervoso, c'erano momenti in cui ripensavo alla partita e a cosa avrei potuto fare di diverso.

Però non si può tornare indietro: in quel momento ho fatto scelte sbagliate e posso solo imparare e andare avanti. La prossima volta spero di prendere qualche rischio in più, senza essere così passivo”. A Roma non è andata bene, ma ad Amburgo è arrivata una finale che ha gonfiato il serbatoio della fiducia. Gli è servita al primo turno contro Jaume Munar, quando ha rimontato per la prima volta due set di svantaggio. Poi sono arrivati i match di routine contro Pablo Cuevas e Aljaz Bedene. Nei rari momenti di difficoltà, ha alzato il livello del suo tennis. Così fanno i campioni. Giocando due dei primi tre match sul Suzanne Lenglen, ha cancellato i ricordi del match perduto lo scorso anno contro Stan Wawrinka, 5 ore e 9 minuti di battaglia infinita. Talmente dolorosi da dare il là a una mini-crisi. Adesso sfida Grigor Dimitrov, poi avrebbe un match durissimo contro Andrey Rublev, da cui ha perso ad Amburgo. Ma se si nutrono certe ambizioni, bisogna vincere. “Mi piace che la seconda settimana degli Slam sia un territorio che mi appartiene. Sento il desiderio di giocare all'altezza delle mie aspettative”.

"Ogni giorno, al rientro da scuola, controllavo i risultati e le ultime notizie. Aggiornavo spesso la mia pagina Facebook. Era divertente, mi piaceva molto. Capisco il giornalismo, è un mondo che non mi è estraneo"
Stefanos Tsitsipas
Shanghai 2019: la vittoria contro Novak Djokovic. Negli scontri diretti il serbo è avanti 3-2

Stefanos non lo dice esplicitamente, ma vuole inserirsi nei discorsi che contano. Vuole fare l'intruso e poi sedersi a corte. In semifinale troverebbe Novak Djokovic, pressoché imbattuto nel 2020. Si sono affrontati cinque volte e in due occasioni ha vinto lui. Scenderebbe in campo sfavorito, ma non battuto. Arrivare a una finale Slam, e magari vincerla, sarebbe il primo coronamento per un ex bambino che amava il tennis per davvero. I fanatici sapevano, il pubblico mainstream no: quando aveva 11-12 anni, faceva il giornalista. “Avevo una pagina Facebook che aggiornavo con continuità, ci mettevo notizie su Federer, Nadal e Djokovic. Si chiamava Tenniscore ITN”. La pagina esiste ancora, ma non viene aggiornata da tre anni. Normale, visto che si è dedicato ad attività ancora più complesse come il montaggio di video e cose del genere. E poi è un personaggio importante... come potrebbe scrivere di se stesso? Ma dieci anni fa era tutto diverso: “Ogni giorno, al rientro da scuola, controllavo i risultati e le ultime notizie. Lo aggiornavo spesso. Era divertente, mi piaceva molto. Capisco il giornalismo, è un mondo che non mi è estraneo”. Avrebbe anche un discreto talento: il Vlog sul suo canale Youtube è davvero originale. E Stefanos ha reso interessante la conferenza stampa di routine dopo il facile successo contro Bedene, ritiratosi sul punteggio di 6-1 6-2 3-1 per un problema al piede destro.

A volte è noioso rispondere sempre alle stesse domande – dice Tsitsipas – mi tocca dire sempre le stesse cose. Mi piacciono i giornalisti che scavano un più di più, con domande inattese che non riguardano solo la partita. In questo modo posso esprimermi meglio. Credo che sia il vostro compito, tirare fuori il meglio da un giocatore. D'altra parte ci sono faccende tattiche di cui non posso parlare, perché preferisco tenerle per me. Ma capisco che non sia facile trovare sempre nuove idee”. Lui ha offerto uno spunto indossando (e facendo indossare) le già mitiche Tsitsi-Mask, mascherine anti-COVID con la sua immagine. Qualcuno ha pensato che fosse un'idea un po' megalomane di papà Apostolos, personaggio un po' sopra le righe ma che Stefanos riesce in qualche modo a contenere. Invece l'idea è sua e parte dallo Us Open. Dopo l'eliminazione si trovava in un ristorante italiano a Manhattan (Cipriani), quando un suo amico gli ha fatto notare che su internet circolavano queste mascherine. “Non ne sapevo niente, ma mi sono subito piaciute. Così ne ho comprate 30”. Per questo il padre le indossa, e talvolta anche lui. Dopo la vittoria contro Cuevas, ne aveva una in conferenza stampa. L'idea ha divertito anche Ons Jabeur, che gliene ha chiesta una e l'ha indossata in conferenza stampa. L'idea nasce da Cat Lee, un'appassionata di tennis che realizza disegni con fumetti dei tennisti più famosi: asciugamani, cover per telefonini, panni per pulire gli occhiali ed etichette per le borse. Adesso ci sono anche le mascherine. Prodotti simpatici, ottime idee-regalo. “Cercherò di mettermi in contatto con lei, perché mi piace molto la sua idea e le sue maschere. Per ora ne ho acquistate 30 e le ho distribuite al mio team, quindi adesso siamo più organizzati”.

Apostolos Tsitsipas, papà-coach di Stefanos, indossa una mascherina con l'immagine del figlio
La gran rimonta contro Jaume Munar: non gli era mai capitato di vincere dopo aver perso i primi due set

Se Stefanos preferisce di parlare di argomenti-extra, sul campo sta dando buone sensazioni. Il suo tennis è aggressivo, ma la terra battuta ben si addice al suo stile. In particolare, ha più tempo per tirare il rovescio. Usa poco il busto, la sua è più una sbracciata. Sui campi veloci può faticare, specie contro i grandi battitori. Sul rosso, il problema si affievolisce. Battere Djokovic in semifinale e uno tra Nadal e Thiem in finale sembra fantascienza, ma sognare è lecito. E prima o poi un nome nuovo dovrà pur emergere. Nel frattempo, Stefanos filosofeggia sui social, ma ha trovato qualcuno che lo bacchetta. Nella serata di sabato, ha pubblicato un post su Instagram in cui scrive che si può vivere “di amore e acqua fresca”. Tra i commenti è spuntato quello della fidanzata Theodora Petalas, graziosa ragazza britannica che vive a New York, di chiara origine greca. Non compare quasi mai, forse per riservatezza, forse perché vuole brillare di luce propria senza apparire come la fidanzata di....

Forse non capiendo che Stefanos alludeva a un film francese uscito nelle sale nel 2010, gli ha scritto: “Hai dimenticato hot dogs, hamburger e ciambelle”. Come a dire che nella vita c'è bisogno anche di altro, magari di mangiare cibo-spazzatura (possibilmente senza esagerare). Il bambino di 11-12 anni che seguiva con ossessione ogni risultato del circuito ATP è diventato un giovane uomo, bello, forte e invidiato. Radio Spogliatoio sostiene che non sia troppo amato da buona parte dei colleghi, ma certe cose non influiscono sul campo. Stefanos nutre grandi obiettivi. Vuole scrivere una pagina tutta nuova nella storia del tennis greco, evitando che le notes ATP ricordino risultati vecchi di oltre 80 anni (gli ottavi a Parigi di Lazaros Stalios) per certificare l'eccezionalità dei suoi successi. Come la sua fidanzata, Stefanos Tsitsipas vuole brillare di luce propria. Magari con un trofeo Slam tra le mani.