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Benoit Paire tra uno spritz e l'amore perduto

Racquet Magazine pubblica uno straordinario articolo in cui Benoit Paire mette a nudo i suoi pensieri. Non gli piace l'ipocrisia del mondo del tennis, ammette di non avere la volontà necessaria ed è struggente nel raccontare il suo amore finito tre anni fa. È la presentazione di un libro, che lui definisce così: “Se pensate di sapere tutto sul tennis, preparatevi a riscoprirlo”.

Benoit Paire (*)
19 dicembre 2020

Il tennis, per me, è sempre stato un gioco. È andata così fino a diventare la mia carriera. Ma se gioco a tennis, prima di tutto devo divertirmi, così come chi viene a vedermi. Il mio gioco è l'ideale. Provo a tirare colpi folli e assisto alla reazione degli spettatori. Certo, quando sbagli clamorosamente sembri un idiota. Ma quando funziona, è fantastico. Quando mi alleno, provo ogni tipo di colpo. Lo faccio sin da quando ero bambino. Durante alcune sessioni di allenamento mi annoiavo, ma ritrovavo il sorriso non appena mi riusciva una giocata improbabile. Sentivo che fosse una mia particolare abilità.

Da ragazzino, i miei idoli erano Marcelo Rios e – soprattutto – Marat Safin. La personalità di Marat era perfetta per me. Volevo essere come lui, avere la sua spavalderia in campo e tirare buoni colpi. Ho provato a imitare il suo rovescio. In realtà, mi rivedevo in lui: era nervoso e mostrava ogni emozione, proprio come me. Lo ricordano tutti: non accade per tutti quelli che hanno vinto degli Slam o sono stati numeri 1 del mondo. Safin ha lasciato il segno e ci ha offerto qualcosa di diverso. Per esempio, le Safinettes! Il suo box all'Australian Open aveva una fila di donne alte e bionde. Alla fine di ogni partita ringraziava il suo angolo e la TV faceva zoom suo box: nient'altro che...fondoschiena. È stato divertente, esagerato e fantastico.

Da allora, direi che il tennis è diventato molto più blando. Con i social network e i microfoni su ogni campo, non appena dici qualcosa viene ripetuto e amplificato. L'ATP sta diventando sempre più severa, passando direttamente a multe e sospensioni. La cosa non mi piace, anche se è giusto mettere qualche limite. A volte mi sembra che non ci sia permesso di esprimerci. Per quanto mi riguarda, ho scelto di giocare la carta della trasparenza: mostro tutto quello che faccio. Quando sono in vacanza, perché non dovrei bere uno spritz come farebbe chiunque altro? Ma credetemi, non sono l'unico giocatore a uscire e divertirsi. Semplicemente, alcuni giocatori vogliono mantenere la serietà della loro immagine. E sono quelli che incontro alle feste!

C'è molta ipocrisia in questo sport. Prendi le interviste post-partita. I giocatori si trattengono e non dicono quello che pensano. Se pensi che il tuo avversario abbia fatto schifo, perché non dirlo? Anche se sarai inchiodato per questo... Non è mancanza di rispetto, ma una semplice considerazione legata a quel particolare giorno. Non significa pensare che il giocatore faccia sempre schifo. Magari la prossima settimana sarà proprio lui a batterti. Nel 2017, Tommy Haas mi ha battuto 6-2 6-3 a Monte Carlo. A metà partita ho detto che era terribile. La frase è stata diffusa su tutti i social media. L'ho sempre ammirato e rispettato molto. Era talentuoso, fantastico. Ma quel giorno non mi ha battuto perché ha giocato bene: mi ha battuto perché io ho sbagliato tutto. Se chiedete a Casper Ruud cosa pensava di me dopo avermi dato 6-1 6-1 a Madrid 2019 non penserà certo che sono bravo! In confronto a lui, sembravo un bambino. Tuttavia, ho chiuso l'anno al numero 24 ATP e lui era 54esimo. A volte mi piacerebbe vedere un po' più di onestà.

Secondo me, è per questo che ragazzi come Nick Kyrgios e Fabio Fognini fanno bene al tennis. Mi piace la loro follia. Quando Kyrgios ha giocato contro Antoine Hoang al secondo turno dello Us Open 2019, lo hanno messo su un campo importante e c'era molta gente. Spesso critichiamo il suo atteggiamento e diciamo che insulta chiunque, non ha slancio e non ha voglia di giocare. Ma alla fine lo guardano tutti. Con lui in campo, la gente sa che sta per succedere qualcosa. Le sue partite sono sempre uno spettacolo. Una volta, a Wimbledon 2019, sono entrato negli spogliatoi e aveva appena perso al secondo turno contro Nadal. Era appena uscito dal campo e l'ho visto ordinare e scolarsi tre birre. Poi è andato in conferenza stampa. Nessun problema! Nick è un bravo ragazzo, sincero, non si preoccupa molto e guadagna bene. I media australiani lo fanno a pezzi, ma lui rimane se stesso. Non gli importa nulla.

ASICS ROMA
“Un anno mi trovavo a Grasse e non volevo giocare il torneo. Il mio allenatore dell'epoca, Laurent Raymond, ha provato a obbligarmi a giocare, ma per evitare di farlo ho spaccato tutte le mie racchette”
Benoit Paire
Nonostante la sconfitta, il match contro Kei Nishikori al Roland Garros ha trasmesso emozioni infinite a Benoit Paire

Per quanto mi riguarda, queste cose possono influenzarmi. A volte penso che i media si spingano un po' troppo in là. Scrivono un articolo solo perché ho rotto una racchetta o mi sono strappato una maglietta. Davvero ci interessa? Molti giocatori si comportano male in campo e non se ne parla... Questo fa sì che io abbia una cattiva reputazione. Inoltre, per un po' ho avuto un rapporto difficile con il pubblico francese. Mi hanno odiato a causa del mio comportamento. Erano tutti contro di me. Questa cosa mi ha reso triste, ho avuto difficoltà a elaborarla. Un momento molto duro è stato a Bercy, nel 2013. Sono uscito dal campo tra i fischi dopo aver perso contro Pierre-Hugues Herbert. Era successa la stessa cosa l'anno prima, contro Kei Nishikori. Credo che le cose abbiano iniziato a cambiare quando ho giocato in Davis contro la Spagna, a Lille, nel 2018. Poi l'anno dopo ho giocato il mio miglior Roland Garros. Ammetto di aver paura di non poter mai più provare emozioni del genere. Per esempio, quando ho battuto Pierre-Hugues in cinque set al secondo turno. Sul matchpoint ho sentito qualcosa di molto forte. Era come se fossi qualcun altro, una sensazione mistica. Poi, negli ottavi contro Kei Nishikori, il pubblico era impazzito. Sembrava di essere a una partita di calcio. Pochi mesi dopo, a Bercy (torneo sempre complicato per me) ho perso contro Gael Monfils, ma ho lasciato il campo con un'ovazione. La situazione era finalmente cambiata.

Non tutti ci crederanno, ma oggi sono molto più calmo di una volta. Quando ero giovane mi arrabbiavo molto di più. Ero molto più cogl.... di quanto non sia ora! A volte i miei genitori mi dovevano trascinare fuori dal campo nel bel mezzo di una partita a causa del mio comportamento. Una volta ho rotto tutte le mie racchette, così il mio avversario fu costretto a prestarmene una. Il mio comportamento era arrivato all'estremo. Avevo crolli totali, senza motivo. Un anno mi trovavo a Grasse e non volevo giocare il torneo. Il mio allenatore dell'epoca, Laurent Raymond, ha provato a obbligarmi a giocare, ma per evitare di farlo ho spaccato tutte le mie racchette. Telai rotti, squalifiche, insulti... Ho fatto davvero cose stupide! Infatti sono stato cacciato dal Centro Tecnico Nazionale.

A parte il mio comportamento, in quel periodo non avevo ottenuto buoni risultati. Tuttavia avevo la protezione di Patrice Dominguez, allora direttore tecnico nazionale. Non lo ringrazierò mai abbastanza per il suo aiuto. Credeva in me e nel mio potenziale. Non si è fatto condizionare dal mio comportamento. Ma fu licenziato nel 2009, e il suo sostituto Patrice Hagelauer mi ha convocato nel suo ufficio e mi ha detto: “Non ti conosco, non ti ho mai visto giocare, ma il tuo tempo qui è finito. Prendi le tue cose”. Sono tornato a casa mia, ad Avignone, quella stessa notte. Ero rimasto senza soldi, allenatore e struttura in cui allenarmi. È stata l'unica occasione in cui ho staccato dal tennis per parecchi mesi. Sono tornato al calcio, ma la pallina gialla mi mancava. Così ho iniziato a lavorare con Lionel Zimbledon e nel 2016 sono diventato numero 18 del mondo.

Sono sempre stato etichettato come un ragazzo talentuoso, ma idiota. Spesso le persone dicevano che avevo tutto il necessario per diventare un top-10. Però mi mancano anche molte cose: la serietà negli allenamenti, la cura nella preparazione fisica... Non sono in grado di fare questi sacrifici. Forse il mio tennis è a quel livello, ma i top-10 hanno anche la spinta fisica e mentale necessaria. Loro hanno tutto, io no. Vincere uno Slam non è mai stata la mia motivazione. Preferisco essere un top-30 ATP e godermi la vita. Giocare a golf e bere spritz quando voglio, invece che sacrificare tutto per diventare numero 1 del mondo. Molti potrebbero dire che avrò tempo per rilassarmi dopo la carriera, dunque dovrei dedicarmi completamente al tennis. Ma quelli che sono indottrinati a comportarsi in quel modo non si rilassano mai. La maggior parte dei giocatori rimane nel circuito. Non vedo mai nessuno davvero in grado di lasciarsi andare. La loro vita è così: tennis, tennis, tennis. E così c'è un vuoto quando smettono di giocare. Nel giorno in cui mi ritirerò avrò ancora i miei spritz, le mie serate e il mio golf. Ho una vita meravigliosa, molti vorrebbero essere al mio posto. Faccio soldi, mi diverto, viaggio e sono il ragazzo più felice del mondo! Sono incredibilmente fortunato. Non sacrificherei niente per essere il numero 1 del mondo. Nel 2019 sono andato a Mykonos, a Ibiza. Me la sono goduta e ho vissuto i momenti migliori della mia vita con i miei amici. E non è qualcosa che farò quando avrò 40 anni.

Benoit Paire è stato a lungo fidanzato con la cantante-attrice Shy'm, molto nota in Francia. Si sono separati tre anni fa, ma non l'ha ancora dimenticata
Una compilation dei colpi più spettacolari (e folli) tirati da Benoit Paire

Non sono geloso di Nadal, Federer o Djokovic. Li rispetto molto e penso che quello che fanno, e il modo in cui si dedicano al tennis, sia incredibile. Ma, accidenti, quando vedo Rafa vincere il Roland Garros e due giorni dopo allenarsi al Queen's per la stagione sull'erba... è proprio un altro mondo! Se io vincessi a Parigi non so se andrei al Queen's, o addirittura a Wimbledon! In realtà, penso che la mia stagione potrebbe finire lì! Sono campioni. Senza di loro, il tennis non sarebbe dove è oggi. Li ammiro enormemente, ma non sarò mai come loro. Ma questo non mi impedisce di considerarmi un campione. Sono stato numero 18 del mondo, sono stato tra i primi cento per dieci anni e ho vinto tre titoli ATP: è una signora carriera. Inoltre, la mia ex diceva spesso: “Sei un campione. Giochi nei tornei più importanti, contro i più forti del mondo”.

Paradossalmente, in quel periodo il tennis non andava bene. Sembra stupido, ma gioco meglio quando sono single. Nella mia vita personale, non mi sono mai sentito soddisfatto come quando stavo con la mia ex. Ma quando sono innamorato, do così tanto che non mi concentro abbastanza sulla mia carriera. Era semplice: dopo una sconfitta, prendevo il primo volo per andare da lei anziché prepararmi per il torneo successivo. Ho fatto viaggi di andata e ritorno soltanto per trascorrere un giorno con lei. Un anno ho perso al primo turno al torneo di San Paolo. Il giorno dopo siamo andati insieme a Rio de Janeiro, e per quattro giorni non mi sono allenato e ho bevuto cocktail. E potrei raccontarvi delle Olimpiadi di Rio 2016. Quell'episodio e la mia espulsione dalla nazionale francese non sarebbero accaduti se fossi stato single, e di sicuro mi sarei divertito di più nel villaggio! Ma in quel momento non mi interessava: ero incredibilmente felice.

Tre anni fa ero pervaso dal dolore. La separazione mi ha distrutto. Ero ancora innamorato, lei mi mancava molto. Per questo il mio migliore amico Jean-Charles ha trascorso tutto il 2018 in giro per il circuito insieme a me. Non potevo restare solo. Non ho dato il massimo in alcune partite perché mi mancava la mia ex. Pensavo a lei mentre giocavo. Il mio amico era lì con me per rimettermi in carreggiata. Avevo bisogno di parlargli, di dirgli cosa mi succedeva. Se non ci fosse stato lui, avrei abbandonato alcuni tornei senza neanche scendere in campo. Non potevo stare sul campo da tennis perché la mia mente era altrove. Volevo riprovarci con lei, dare il massimo, ma non era possibile. Allora ho comprato un album da disegno. Quasi tutti i miei tatuaggi sono disegni di quell'album. Leggevo libri su quello che mi era successo. Ascoltavo musica triste. La mia playlist era incredibile. Sono finito ancora più in basso.

Ad essere onesti, mi manca ancora oggi. Non ero mai stato innamorato prima di lei. Sono passati tre anni, ma mi commuovo ancora quando parlo di lei. Poi passa il tempo, il tennis va bene, esci con gli amici e ci pensi di meno. Alla fine te ne dimentichi, anche se non sempre è così facile. Oggi va bene, sono single e questo fa bene al mio tennis. Ma vorrei ancora costruire una vita con qualcuno e mettere su famiglia. Per me, la famiglia è la cosa più importante. Nel 2019, a Wimbledon, ho affittato una casa in cui c'erano i miei genitori, mio fratello, sua moglie, mio nipote e il mio coach. Era fantastico. Pensate: stavo giocando a tennis con mio nipote di 3 anni, a Wimbledon! È qualcosa di cui vado orgoglioso. Quando ero piccolo, guardavamo Wimbledon in TV. A casa avevo una VHS dell'edizione 1991 e ogni anno la guardavo. Non avremmo mai immaginato che un giorno ci avrei giocato. E ancora meno che avrei sfidato Andy Murray sul Centre Court negli ottavi di finale! Quindi, godiamocela al massimo...

Ecco perché non sacrificherei nulla per salire più in alto. Questa è la mia vita e voglio che rimanga così. Alti e bassi, vittorie e sconfitte, risate e lacrime, scatti d'ira e salti di gioia. Queste sono le emozioni che troverete, pagina dopo pagina, nel libro di Quentin Moynet. È un tesoro di storie e aneddoti, uno più incredibile dell'altro. Sorriderete, ridacchierete, sgranerete gli occhi e verserete qualche lacrima. Se non siete già ossessionati dal tennis, correrete il rischio di diventarne dipendenti. E se pensate di sapere tutto di questo sport, preparatevi a riscoprirlo.

* (Prefazione del libro "Out", Pubblicata su Racquet Magazine)