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IL CASO

Sempre meno test antidoping. E nessuno sul sangue

I numeri pubblicati dall'ITF evidenziano un netto calo dei controlli antidoping nel periodo di sospensione. A parte una decrescita molto evidente, salta all'occhio la totale assenza di test sul sangue. “Sono molto invasivi, per questo dobbiamo stare attenti". Ma le maglie sembrano essersi un po' troppo allargate...

Riccardo Bisti
18 ottobre 2020

Tra gli effetti collaterali prodotti dalla pandemia, c'è anche una sostanziosa riduzione dei controlli antidoping. I dati ufficiali pubblicati dall'ITF confermano le indiscrezioni di qualche settimana fa: nei cinque mesi senza tornei (da marzo ad agosto), i test si sono praticamente azzerati. Eppure il lockdown era il periodo giusto per mettere benzina illecita nei motori dei tennisti. Sono stati effettuati appena 107 controlli (50 tra gli uomini e 57 tra le donne): 82 sulle urine, 25 per il passaporto biologico e nessuno sul sangue. Cifra irrisoria, per nulla paragonabile ai 1935 test realizzati nel primo trimestre del 2020. È dunque lecito pensare che l'assenza di controlli abbia stimolato qualche furbetto a utilizzare sostanze illegali per aumentare i carichi di allenamento, o magari velocizzare i tempi di recupero. Circa un mese fa, durante il torneo ATP di Amburgo, il Telegraph ha raccolto le testimonianze di alcuni giocatori. Kei Nishikori e Dominic Koepfer hanno ammesso di aver eseguito un unico test nei cinque mesi senza competizione.

Nel caso del giapponese, la differenza rispetto al passato è impressionante: nel solo 2019 lo avevano controllato 29 volte, di cui 17 fuori dalle competizioni. Quest'ultima categoria va chiarita: non si tratta dei soli test a domicilio, nella finestra oraria che gli atleti sono tenuti a dare, 365 giorni all'anno. In realtà, comprende anche i controlli effettuati nella sede dei tornei fino alle 23.59 del giorno precedente all'inizio dell'evento. Se Nishikori ha subìto un solo test, sono 3 i controlli antidoping a cui si è sottoposto Jan Lennard Struff tra marzo e settembre. “E neanche uno tra marzo e fine maggio – ha detto il tedesco – tuttavia, la NADA (agenzia antidoping tedesca) ha continuato a monitorarci. Dovevamo continuare a dare la nostra disponibilità oraria. Dopo la pausa, ci hanno suggerito un test fai da te e ci hanno fornito un manuale di istruzioni, ma non era obbligatorio. Per il resto, sono venuti un paio di volte a casa mia a distanza di breve tempo. Poi c'è stato un controllo negli Stati Uniti prima dello Us Open”.

I controlli effettuati dalle agenzie antidoping nazionali sono particolarmente preziosi, perché avvengono nelle abitazioni degli atleti (o nei luoghi da loro comunicati) e aggiungono l'elemento sorpresa che manca nei test effettuati durante i tornei.
Interessante documentario di Al Jazeera sul mondo del doping

Ci sono poi alcuni giocatori che non hanno effettuato neanche un test: è il caso dei coinquilini Tommy Paul e Reilly Opelka. Da parte sua, Serena Williams è stata controllata soltanto una volta da USADA, agenzia antidoping americana. Con la ripresa dei circuiti ATP-WTA, sono ripartiti anche i controlli. Da allora sono stati effettuati 339 test (216 per gli uomini, 123 per le donne), anche se sorprende la totale assenza di test sul sangue. Stuart Miller, responsabile dell'integrità per conto dell'ITF, ha detto che c'è stato il tentativo di mantenere una presenza anche durante il blocco. “Ma ammetto che, al culmine della pandemia, non siamo stati in grado di sostenere il ritmo dei test avuto nei primi tre mesi dell'anno”.

Prima della pubblicazione dei dati, lo stesso Miller aveva ammesso che i test sul sangue sarebbero diminuiti. “È il nostro strumento più sofisticato, ma è anche il più invasivo. E per questo dobbiamo stare molto attenti – dice – è molto più facile mantenere un adeguato distanziamento sociale nel raccogliere campioni di urina piuttosto che quelli di sangue”. L'asserzione è condivisibile fino a un certo punto. Secondo Boris Becker, è importante che il numero dei test torni alle cifre pre-pandemia . “Il mondo sta vivendo un periodo particolare, ma il tennis dovrebbe essere un esempio ed è importante fare più controlli possibili”.

Tommy Paul è tra i giocatori che non sono mai stati controllati tra marzo e settembre
Filmato educativo di Tennis Europe, rivolto ai giovani tennisti

In condizioni normali, l'85% dei controlli sui tennisti sono a carico dell'ITF, mentre il restante 15% viene effettuato dalle agenzie antidoping nazionali. Tuttavia, il sistema è un po' collassato tra marzo e giugno. Per esempio, l'agenzia antidoping spagnola (AEPSAD) ha comunicato a marzo che il programma di test si sarebbe fermato durante il blocco. Hanno ripreso a giugno, e nei primi tre mesi sono stati effettuati 550 controlli tra gli atleti di tutte le discipline. Anche in Spagna, tuttavia, c'è stata una forte riduzione dei test sul sangue: esiste una norma nazionale secondo cui soltanto i medici possono raccogliere questo tipo di campioni. Più in generale, il 2020 aveva fatto registrare un calo dei test anche prima del lockdown. Il Telegraph ha evidenziato come l'agenzia antidoping britannica (UKAS) abbia svolto appena 126 test nei primi tre mesi (nessuno su tennisti). Nello stesso periodo del 2019, i controlli erano stati più di 2000 (cinque su tennisti). Anche in Francia, il lockdown ha prodotto un forte rallentamento dei controlli. Daniil Medvedev, che risiede in Costa Azzurra, ha detto che gli addetti non hanno potuto operare nel periodo di lockdown. Quando sono riprese le attività, è stato controllato una volta in Francia e poi due volte a New York, prima e dopo lo Us Open.

I controlli effettuati dalle agenzie antidoping nazionali sono particolarmente preziosi, perché avvengono nelle abitazioni degli atleti (o nei luoghi da loro comunicati) e aggiungono l'elemento sorpresa che manca nei test effettuati durante i tornei. Questi ultimi, in genere, vengono svolti dopo che un giocatore è stato eliminato, oppure dopo che ha sollevato il trofeo. Dando un'occhiata al report ITF, si scopre che da aprile a settembre sono stati effettuati 153 tentativi di test fuori dalle competizione: tra questi, 141 sono andati a buon fine, mentre si sono registrati 12 Missed Test, ovvero controlli non effettuati per mancata reperibilità dell'atleta o impedimenti di vario genere. Tre infrazioni di questo tipo, commesse dallo stesso giocatore, equivalgono a una violazione che deve essere sanzionata. Il caso più noto ha riguardato Alize Cornet, che però ebbe ragione in sede processuale. Ancora prima del COVID-19, il tennis era piuttosto indietro rispetto ad altre discipline. Nel 2018, a fronte di 6.643 test effettuati sui tennisti, ne erano stati svolti 32.309 sui nuotatori e 25.391 sui ciclisti.