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INDIAN WELLS

Doping, tumore e rivincita: il riscatto della Sharapova brasiliana 

L'avevano accomunata a Maria Sharapova per la sua bellezza: Beatriz Haddad Maia ha finito per esserla per altro. Archiviata la sospensione per doping e un tumore benigno a un dito, quest'anno ha vinto 66 partite. E ha battuto Karolina Pliskova, n.1 del tabellone.

Riccardo Bisti
12 ottobre 2021

Sembrava una frase buttata lì, buona per non smarrire la fiducia dopo una sconfitta. Invece Beatriz Haddad Maia diceva sul serio. “Mi sono trovata molto bene in campo, ho fatto ottimi allenamenti e belle partite. Mi sento sempre più vicina a fare buone cose. Certo, ogni tanto scivolo un po' nei miei dilemmi interiori. Per esempio, oggi mi sono concentrata troppo sul risultato e meno sul processo”. Si era arresa nelle qualificazioni di Indian Wells, un secco 6-0 al terzo contro Usue Arconada. Aveva già fatto la valigia per il torneo ITF di Rancho Mirage, quando l'hanno presa per la giacchetta. “Si è ritirata la Podoroska, entri in tabellone come lucky loser”. La 25enne brasiliana ha ringraziato, si è presa un bye, ha lasciato tre giochi a Mayar Sherif e poi ha infilato la vittoria più prestigiosa per il tennis fellinime brasiliano, almeno nell'Era Open: ha battuto Karolina Pliskova, n.3 del mondo e prima testa di serie. Ha aggiornato un record che già le apparteneva, poiché nel 2019 aveva battuto Sloane Stephens (allora n.4) ad Acapulco. Più brava nella gestione del vento e delle condizioni particolari di Indian Wells (il vento ha messo in crisi la ceca, autrice di 12 doppi falli), si è imposta 6-3 7-5 e adesso se la vedrà con Anett Kontaveit.

Tornerà di slancio tra le top-100 dopo un'infinità di sfortune che l'avevano fatta cadere nel dimenticatoio. La sua storia è molto particolare e merita di essere raccontata, non soltanto perchè i media del suo Paese – un po' frettolosamente – l'avevano definita Sharapova Brasiliana, con un involontario (e sinistro) presagio. Dopo aver iniziato a giocare con mamma Lais e la zia, all'età di 13 anni si è spostata da San Paolo a Florianopolis, La Mecca del tennis brasiliano, presso il Balneario Camboriù laddove esercitava il guru Larry Passos. 800 km di viaggio per scoprire che l'accademia era totalmente maschile, senza spazio per le ragazze. Tuttavia, Passos rimase colpito dalle sue qualità e decise di fare un'eccezione. Cinque anni importanti, in cui si è formata come giocatrice e ha conosciuto colui che sarebbe diventato il suo fidanzato, a cui è rimasta legata per una decina d'anni: Thiago Monteiro, n. 92 ATP. Nel 2013 è iniziato il calvario degli infortuni: si fece male a una spalla durante un torneo e, a seguito di alcuni controlli, scoprì di avere tre ernie discali. Indecisa se operarsi o meno, una notte si svegliò di soprassalto. Guardò istintivamente l'orologio: erano le 3.42. Non sentiva niente alla gamba destra, insensibilità completa. Acqua calda, acqua ghiacciata... niente. Era come paralizzata. “Non ero preoccupata tanto per il problema, sapevo che si sarebbe risolto, ma temevo per il mio futuro nel tennis”.

PLAY IT BOX
"Ho qualche sponsor, ma non sono ancora in pari. Devo pagare voli, alberghi, cibo. E ho bisogno di avere con me il coach e il fisioterapista: fa la differenza tra perdere il secondo turno e arrivare in finale"
Beatriz Haddad Maia

Quello contro Karolina Pliskova è il più importante successo nella carriera della Haddad Maia

Era il 13 ottobre 2013, esattamente otto anni fa, quando le sapienti mani del dottor Guilherme Meyer l'hanno operata e rimessa in sesto. Da allora, Bia (in patria la chiamano così) ha sviluppato una curiosa abitudine. Ogni mattina si sveglia alle 6, stende un asciugamano sul pavimento e dedica un'oretta a esercizi di vario genere: stretching, addominali, flessioni, prevenzione per fianchi, ginocchia, caviglie, spalle e polsi. Come se non bastasse, nell'ottobre 2016 è caduta in casa e si è fratturata tre vertebre. Esistesse un Premio Oscar per la sfortuna, sarebbe già in nomination. Il peggio sembrava passato quando ha vissuto un ottimo 2017, culminato nella finale al WTA di Seul, persa per un pelo contro la Ostapenko (all'epoca campionessa in carica del Roland Garros). Salita al numero 58 WTA, sembrava pronta a diventare la migliore giocatrice brasiliana dell'Era Open, superando chi le sta ancora davanti: Maria Esther Bueno (n.29 nel 1976, non c'era ancora il computer quando vinceva Wimbledon), Niege Dias (n.31 nel 1988), Teliana Pereira (n.43 nel 2015) e Patricia Medrado (n.48 nel 1988).

Invece sono arrivate alcune sconfitte di troppo fino al dramma – come la Sharapova - di una positività a un controllo antidoping. Come ogni storia di questo tipo, la vicenda della Haddad Maia meriterebbe pagine di approfondimenti. Un bignami, tuttavia, può aiutare il lettore. Il 4 giugno 2019 le hanno trovato SARM S-22 e SARM LGD-4033, comunemente conosciute come variazioni del SARM, anabolizzante che fa parte della lista delle sostanze vietate. La linea difensiva ha avuto un discreto successo: la Haddad Maia ha dimostrato (secondo la formula del più probabile che non) che le sostanze proibite si trovavano in cinque integratori su misura, regolarmente prescritti da due esperti in medicina dello sport. Li acquistò in una farmacia di San Paolo e – in effetti – prima di sapere della positività aveva preso contatto con l'International Doping Tests & Management (IDTM), chiedendo se le sostanze assunte fossero lecite, ottenendo risposta positiva.

Da quando è tornata dopo la squalifica, Beatriz Haddad Maia ha vinto 9 titoli ITF e scalato oltre 1200 posizioni

Nel 2019, Bia Haddad Maia ha battuto Garbine Muguruza a Wimbledon. Pochi giorni dopo avrebbe appreso della positività all'antidoping

Tuttavia, il tribunale le ha dato 10 mesi di squalifica per due ragioni: avrebbe dovuto sapere che un'atleta assume sempre un rischio quando assume degli integratori, specie se su prescrizione medica. Inoltre, aveva preso contatto con l'IDTM soltanto un mese dopo l'assunzione. In altre parole, fu punita per la sua negligenza. Una disattenzione che le è costata quasi un anno di stop e circa 100.000 dollari di montepremi confiscati. Già, perchè aveva appena battuto Garbine Muguruza a Wimbledon. Lo stop si è poi prolungato a causa della pandemia: avrebbe potuto rientrare a maggio 2020, ma il circuito è ripartito soltanto in agosto. Era partita alla grande, giocando sei tornei nel 2020 con quattro vittorie, una finale e una semifinale. Insoddisfatto di quello che le aveva già chiesto, il destino le ha presentato un altro conto: un tumore benigno al tessuto cartilagineo del dito medio della mano sinistra. “Era diventato un'oliva”. Lo scorso novembre, il dottor Rames Mattar ha effettuato un innesto osseo per evitare il rischio di una frattura al dito. Lungo gli ulteriori quattro mesi di stop (da ottobre a febbraio) ha messo fine alla lunga relazione con Monteiro. “Anche noi siamo esseri umani e tutti sanno che gli addii fanno parte della vita – racconta – questo episodio mi ha fatto maturare molto”.

Nel 2021, il circuito ha conosciuto una Bia tutta nuova: si è aggiudicata altri cinque titoli ITF (l'ultimo un mese fa a Montreux) e quella contro la Pliskova è stata la vittoria numero 66 di una stagione impressionante. I meriti sono anche di alcune scelte tecniche: si è affidata all'Instituto Rede Tenis Brasil (IRTB), che le ha messo a disposizione il tecnico Rafael Paciaroni, con il quale si è creata grande alchimia. “Ha lavorato molto sulla mia testa” racconta la brasiliana. Gli ottavi a Indian Wells le frutteranno 92.000 dollari, cifra fondamentale per tornare a respirare. “Nel 2020 ho vissuto momenti molto difficili, mesi interi senza sponsor e senza incassare nulla – racconta la ragazza che anni fa usufruì del fondo ITF per i Paesi in via di sviluppo – adesso ho qualche sponsor, ma non sono ancora in pari. Devo pagare voli, alberghi, cibo. E ho bisogno di avere con me il coach e il fisioterapista: averli al mio fianco fa la differenza tra perdere il secondo turno e arrivare in finale in buone condizioni fisiche”. In economia si chiama investimento, e finalmente sta pagando. Quando la paragonarono alla Sharapova, lei ringraziò per il complimento ma ribattè: “Credo di assomigliare di più alla Kvitova, poi sono anche mancina”. Il destino ha voluto accomunarla alla Sharapova anche per la disavventura nei tribunali, ma adesso Bia sembra pronta a disegnare il suo destino sul campo da tennis. Né Sharapova, né Kvitova, soltanto Beatriz Haddad Maia.