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CIRCUITO ATP

I più forti a non aver mai vinto un titolo ATP

Tra i giocatori in attività, ci sono alcuni nomi di prestigio ancora a secco di titoli. Vantano piazzamenti, classifiche importanti, ma hanno sempre mancato il bersaglio grosso. C'è chi ha sciupato matchpoint a raffica e chi, incredibilmente, non ha raggiunto neanche una finale. Il 2021 sarà l'anno buono o avremo altri casi Benneteau?

Riccardo Bisti
1 gennaio 2021

Vincere il primo torneo ATP è un traguardo cruciale per ogni tennista. Basti pensare alle celebrazioni – forse esagerate – per il successo di Jannik Sinner a Sofia. Ma non c'è dubbio che l'altoatesino si sia tolto un peso, visto che per diversi giocatori il primo titolo può trasformarsi in una chimera, talvolta in un'ossessione. Il caso più eclatante riguarda Julien Benneteau, ottimo singolarista ritiratosi nel 2018. Ha vinto un Roland Garros in doppio, ma non è mai riuscito ad artigliare un titolo in singolare (nonostante 10 finali). Anche Cedric Pioline dovette soffrire parecchio per vincere il primo titolo, così come un paio di giocatori italiani: l'attuale presidente ATP Andrea Gaudenzi e... Francesca Schiavone, che si sbloccò a Bad Gastein 2007 dopo sette finali perdute. Tra i giocatori in attività ci sono diversi giocatori di ottimo livello ancora a bocca asciutta. Per alcuni dovrebbe essere semplice questione di tempo, altri rischiano di restare a zero. Il 2021 sarà l'anno buono per sbloccare i loro palmares? Ecco i nomi a cui prestare attenzione.

FELIX AUGER ALIASSIME
Il canadese è l'unico (attuale) top-30 a non aver ancora vinto tornei. Ha giocato sei finali ma le ha perse tutte, peraltro in due set. Nel febbraio 2019 poteva giocarsi le sue carte a Rio de Janeiro contro Laslo Djere, ma si è arreso 6-3 7-5. Sempre quell'anno è arrivato a un passo dal successo a Lione e Stoccarda, ma è stato bloccato da Paire e Berrettini. Ha trovato il modo di raggiungere tre finali anche nell'azzoppato 2020. Tutte indoor: prima della sospensione è giunto in finale a Rotterdam (ATP 500) e Marsiglia, mentre in autunno ha sfiorato il titolo a Colonia. Va detto che è stato sfortunato, pescando soltanto top-10: Monfils, Tsitsipas e Zverev. A ben vedere, le più grandi chance riguardano ancora le prime due finali. Non c'è (ancora) da preoccuparsi perché la carta d'identità gli è amica, ma è bene che si sblocchi. Specie se – come dichiarato – punta alle ATP Finals.

FILIP KRAJINOVIC
È uno dei figliocci di Novak Djokovic, con il quale condividerà la quarantena a Melbourne. Classe 1992, ha vinto parecchio nel circuito Challenger e vanta addirittura una finale Masters 1000, ma il primo titolo non è ancora arrivato. Molti ricordano la sua cavalcata a Bercy 2017 (aiutata dal forfait di Nadal nei quarti), ma la favola si interruppe contro l'argonauta Jack Sock, che con quel successò si qualificò in extremis per il Masters. Il serbo ha giocato altre due finali, entrambe nel 2019: a Budapest si è arreso a Berrettini, mentre a Stoccolma non è riuscito a contenere l'esuberanza di Denis Shapovalov. Dotato di grande autostima, ex fenomeno junior, approccia il 2021 da numero 31 ATP.

ASICS ROMA
Il grande rimpianto di Jerzy Janowicz riguarda Winston Salem 2014, quando si fece annullare due matchpoint da Lukas Rosol.
Rio de Janeiro 2019: Felix Auger Aliassime sembrava favorito contro Laslo Djere, invece si è arreso in due set

DANIEL EVANS
La sua carriera sembrava ormai andata, tra infortuni e professionalità non sempre impeccabile. L'ha rimessa in sesto, recuperandola dal bidone della spazzatura, e adesso è il numero 1 britannico (nonché n.32 ATP). Ha giocato un paio di finali: la prima nel 2017 a Sydney, quando sconfisse Thiem nei quarti ma poi si arrese a Gilles Muller. La pietra tombale sul suo futuro tennistico sembrava la squalifica per doping (gli trovarono tracce di cocaina nelle urine), invece ha saputo tornare più forte di prima. I risultati non mancano, anche se ancora adesso non si perdona l'occasione buttata due anni fa a Delray Beach: dopo gli splendidi successi contro Tiafoe e Isner, si è fatto irretire da Radu Albot in finale, peraltro dopo aver bruciato tre matchpoint nel tie-break del terzo. Con tutto il rispetto per il moldavo, è paradossale che abbia vinto un titolo ATP ed Evans sia ancora a zero. E con la concorrenza sfrenata di oggi, non è detto che ce la faccia.

VASEK POSPISIL
Classe 1990 come Evans, ha avuto meno peripezie disciplinari ma troppi problemi fisici che ne hanno spezzettato la sua carriera. Co-fondatore della PTPA, sembra riuscire a gestire anche gli impegni sul campo. Tuttavia, è ancora a secco di titoli. Nel 2014 è arrivato a un passo dal titolo all'ATP 500 di Washington (raccogliendo gli scalpi di Berdych e Gasquet), ma il connazionale Raonic fu troppo forte. Ha avuto bisogno di altri sei anni per giocare un altra finale: a Montpellier 2020 aveva vinto due belle partite contro Shapovalov e Goffin, ma si è presentato troppo stanco contro Monfils. Molto recente il ricordo di Sofia: in un match che metteva in palio il primo titolo per entrambi, ha giocato piuttosto bene contro Jannik Sinner. L'ha costretto al tie-break decisivo, ma alla fine ha vinto il più forte. E sappiamo bene chi è.

Lo sapevi che...

Il giocatore di più alta classifica a non aver mai vinto titoli ATP è l'americano Steve Denton. Dotato di un servizio potentissimo, vanta addirittura due finali Slam, allo svalutato Australian Open di inizio anni '80. Ha giocato sei finali complessive, perdendole tutte. La sua grande occasione è giunta a Richmond 1983, quando si arrese a Guillermo Vilas su un campo molto veloce (e dunque più adatto a lui). Denton è stato al massimo numero 12 ATP, due gradini più in alto rispetto a Janowicz. Da parte sua, il "pluri-sconfitto" Julien Benneteau non è mai andato oltre la 25esima posizione.

Hyeon Chung ha vinto le Next Gen Finals, ma il torneo non è equiparabile a un evento ufficiale
Con un doppio fallo al sedicesimo punto del tie-break decisivo, Daniel Evnas lascia il titolo di Delray Beach allo sfavorito Radu Albot

HYEON CHUNG
È forse il caso più clamoroso, se non altro per come si parlava di lui qualche anno fa, dopo la vittoria nella prima edizione delle Next Gen Finals. Ancor di più un paio di mesi dopo, quando arrivava in semifinale all'Australian Open (con tanto di vittoria su Djokovic, prima di arrendersi a Federer). Quel risultato gli ha permesso di entrare tra i top-20 ATP, ma poi è entrato in un tunnel di problemi fisici da cui si è ripreso clinicamente, ma senza ritrovare lo smalto di un tempo. Oggi langue al numero 161 e ormai è rientrato da parecchio, ma non riesce a tirarsi su. È ancora piuttosto giovane, quindi c'è spazio per farcela. A patto di ritrovare un livello accettabile, assente da ormai due anni.

JERZY JANOWICZ
La sua parabola ricorda vagamente quella di Krajinovic, con un paio di differenze: ha due anni in più e ormai è fermo da parecchio tempo. Sono circolate parecchie voci su suoi possibili rientri, ma per adesso non si contano i rinvii e le smentite. Eppure parliamo di un giocatore fortissimo, capace di raggiungere (come Krajinovic) una finale Masters 1000 a Bercy 2012, battendo cinque top-20 lungo il percorso. L'hanno successivo ha colto anche una semifinale Slam, peraltro giocata ottimamente contro Murray. Il suo grande rimpianto riguarda Winston Salem 2014, quando si fece annullare due matchpoint da Lukas Rosol. Il simbolo della sua carriera, probabilmente, è la finale raggiunta qualche mese dopo a Montpellier: problemi fisici lo hanno costretto a ritirarsi dopo appena tre game contro Richard Gasquet. È stato numero 14 ATP, ma ormai il treno buono sembra passato. Vista la sua infinita assenza, sarebbe una sorpresa rivederlo su livelli almeno accettabili.