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ANALISI

Ecco perché Berrettini ha perso contro Djokovic

Una splendida analisi di Racquet Magazine svela come Novak Djokovic ha messo a nudo le debolezze di Matteo Berrettini. Il serbo ha evidenziato l'assenza di un rovescio lungolinea importante, nonché di particolari schemi alternativi. “Ma Matteo non si preoccupi: Djokovic non è un avversario normale”

Staff Tennis Magazine
13 luglio 2021

Secondo un vecchio adagio, i numeri possono descrivere il senso e l'andamento di una partita. Però bisogna saperli interpretare. Se si trova qualcuno in grado di farlo, vale la pena scavare a fondo. E un coach attento e scrupoloso come Vincenzo Santopadre sarà ben lieto di leggere le chiavi statistiche che hanno permesso a Novak Djokovic di vincere la finale di Wimbledon, battendo in quattro set il suo Matteo Berrettini (non a caso, ha accolto nel team anche lo statistico Craig O'Shannessy). L'analisi di Racquet Magazine, realizzata da Matthew Willis, ha chiarito cosa è successo sul Centre Court. E allora addentriamoci nelle viscere di questa partita. Prima cosa: per Djokovic non è stato un match troppo diverso rispetto ai precedenti. Anzi, ha migliorato la percentuale di punti vinti sulla seconda palla dell'avversario e ha ridotto il tasso di errori gratuiti. Al contrario, per Matteo è stato un match completamente diverso rispetto ai sei che lo hanno condotto in finale. I numeri dimostrano che Djokovic è ben altro avversario. Ha retto con la prima di servizio e con il numero di colpi vincenti, ma gli altri indicatori sono stati completamente distrutti (cit. Willis) dalla brillantezza di Djokovic. Eccoli:

  • 38% di punti vinti con la seconda di servizio, mentre non era mai sceso sotto il 50%.

  • 38% di punti vinti sulla seconda di Djokovic, con un abbassamento percentuale rispetto ai match contro Hurkacz (46%) e Auger-Aliassime (49%)

  • Il servizio è stato generalmente meno efficace: rispetto ai turni precedenti, le sue prime di servizio vincenti (ace + battute che non hanno necessitato un colpo dopo il servizio) sono calate dell'11% con la prima e del 18% con la seconda.

ASICS ROMA
"Berrettini non troverà molti rivali che, soprattutto sull'erba, saranno in grado di disarmarlo e mettere i evidenza i suoi difetti. Purtroppo per lui, Djokovic non è un avversario normale”
Matthew Willis

Osservare gli highlights della finale dopo aver letto le considerazioni di Willis permette di comprendere meglio le chiavi del successo del serbo

PROBLEMI AL SERVIZIO
Quando l'avversario riesce a rispondere al suo servizio-bomba, Berrettini adora colpire con il dritto per cercare il vincente o prendere in mano il gioco. Quando ha messo la prima, ha potuto giocare il dritto nell'82% dei casi, ma solo il 43% dopo la seconda. Il problema è che tirare il dritto dopo la prima è stato l'unico scenario in cui Matteo ha raccolto più del 50% dei punti. Ecco il dettaglio di come è andata nelle 103 occasioni in cui Djokovic è riuscito a rispondere.
Berrettini mette in campo la prima e gioca il dritto (40 punti): 55% di successo
Berrettini mette in campo la prima e gioca il rovescio (9 punti): 33% di successo Berrettini mette in campo la seconda e gioca il dritto (23 punti): 30% di successo 
Berrettini mette in campo la seconda e gioca il rovescio (31 punti): 35% di successo 
Col suo schema preferito ha raccolto poco più della metà dei punti, mentre qualsiasi altro scenario lo vedeva in difficoltà. Inoltre, quando ha dovuto fronteggiare palle break, non è stato aiutato dal servizio. E ne ha dovute fronteggiare più del doppio (15 a 7) rispetto al serbo.
Molto del merito è di Djokovic, definito da Willis il miglior ribattitore che abbia mai giocato a tennis. Dopo aver neutralizzato le armi principali di Matteo (come lucidamente ammesso dallo stesso Berrettini in conferenza stampa), ha portato avanti la sua opera cercandogli con costanza il rovescio. In altre parole, ha impedito all'avversario di giocare i suoi colpi preferiti e lo ha obbligato a uscire dalla zona comfort. Nonostante la potenza del servizio di Matteo, la maggior parte delle risposte di Djokovic sono atterrate sul lato sinistro. Questo ha sortito un doppio effetto benefico. Diretto: Berrettini ha dovuto giocare tanti rovesci in uscita dal servizio. Indiretto: cercando il dritto, girava attorno alla palla e lasciava tanto spazio alla sua destra. Quest'ultimo è un problema per i giocatori che costruiscono buona parte del loro tennis con il dritto. “Dubito che molti altri giocatori siano in grado di far colpire Berrettini con il rovescio dopo una delle sue esplosive prime di servizio – sostiene Willis – contro molti di loro non avrebbe avuto bisogno d'altro, o al massimo avrebbe giocato un facile dritto". Al contrario, Djokovic lo ha costretto a giocare tanti rovesci, impostando diversi scambi su quella diagonale, spesso terminati con l'errore di Matteo (che pure è dotato di un ottimo slice) o con una palla meno incisiva, su cui Nole poteva attaccare. Questo scenario si è verificato con una certa frequenza quando lo scambio si allungava.

Nella sua stagione su erba (11 vittorie tra Queen's e Wimbledon), Berrettini è stato fantastico con la seconda di servizio. Riesce a tenere l'impressionante media di 170-175 km/h (una delle più elevate del tour) e spesso mira al corpo dell'avversario, costretto a risposte corte e attaccabili. Fino alla semifinale, il 28% delle seconde di servizio di Berrettini gli hanno garantito il punto diretto. Contro Djokovic, la cui capacità di contrastare questo tipo di servizi è straordinaria, la percentuale si è abbassata al 10%. Questo abbassamento di percentuale ha messo a nudo uno dei punti di relativa debolezza di Matteo: l'assenza di un rovescio lungolinea davvero incisivo. Raramente lo ha usato con efficacia, e questo ha permesso a Djokovic di sistemarsi sul lato del rovescio, potendo scegliere quando attaccare o cambiare direzione. L'assenza di questa soluzione ha ammanettato Berrettini nella diagonale sinistra, scenario tattico in cui la differenza tra i due è più accentuata. Con l'andare della partita, Djokovic ha letto sempre meglio il servizio altrui e non è un caso che la durata media degli scambi sia progressivamente aumentata, set dopo set: 1° set: 3,52 – 2° set: 3,54 – 3° set: 3,86 – 4° set: 4,14

Novak Djokovic ha obbligato Berrettini a decine di scambi sulla diagonale del rovescio

Matteo Berrettini è stato ospite al Quirinale insieme alla Nazionale di Calcio

IL SERVIZIO DI DJOKOVIC
Ad eccezione del primo set, Djokovic ha servito con grande efficacia. Lo ha fatto soprattutto nei momenti importanti. “Ha migliorato parecchio il servizio, quando vuole mette la palla sulla riga” ha detto Berrettini. Inoltre ha variato con efficacia la direzione, scegliendo il servizio esterno nel 48% dei casi, la botta centrale nel 44% e la soluzione al corpo nel restante 8%. Qualunque fosse la scelta iniziale, ha raccolto più dell'80% dei punti. Tanto per chiarire, quella del 2021 è stata la sua migliore prestazione di sempre con la prima palla, almeno sui prati londinesi. Ma è molto interessante quanto accaduto con la seconda. Ha abbassato la velocità media rispetto ai turni precedenti (88 miglia contro 94), e alcuni commentatori hanno sottolineato questo aspetto, sostenendo che Berrettini non facesse abbastanza. “Ma sono abbastanza sicuro che lo facesse apposta” sostiene Willis. In particolare, sul lato sinistro, giocava in kick a bassa velocità per costringere Matteo a fare gioco con il rovescio. Quando Djokovic ha tirato la seconda palla da sinistra, ha servizio sul rovescio nel 30% dei casi, al corpo nel 48% (ma quasi sempre costringendo Berrettini a rispondere di rovescio) e sul dritto nel restante 22%. Questa scelta gli ha fruttato il 62% dei punti (contro il 39% dal lato destro). In sintesi: sapendo che Berrettini non avrebbe rappresentato una minaccia con la risposta di rovescio, ha potuto insistere da quella parte, costringendolo a commettere errori o giocargli palle piuttosto facili. La (nostra) morale è che – numeri alla mano – per fronteggiare un aspirante GOAT come Djokovic, servirà un importante lavoro nella risposta al servizio, soprattutto dal lato sinistro. E cercare di migliorare il rovescio in topspin, aggiungendo la soluzione lungolinea al proprio bagaglio tecnico.

CONCLUSIONI
Djokovic ha giocato una partita solida. Può fare meglio, ma ha trovato quello di cui aveva bisogno ed è stato via via più solido. Secondo Willis, l'estrema sintesi è questa: si sono affrontati un giocatore estremamente completo e uno che non lo è ancora. “Novak ha costruito gran parte della sua carriera sull'assenza di punti deboli, piuttosto che sulla lucentezza delle sue armi”. Al contrario, Berrettini brilla con servizio e dritto (ampiamente sufficienti per battere quasi tutti gli altri), ma possiede anche qualche punto debole. Come spesso accade, ha vinto il giocatore meno vulnerabile. Djokovic ha abbassato il suo tasso di errori gratuiti (ovvero il numero di errori sul totale dei punti giocati), mentre quello di Berrettini è aumentato. Il rendimento al servizio di Djokovic è rimasto più o meno costante, mentre Matteo – trovando un avversario ben diverso rispetto agli altri – non ha saputo mantenere i numeri dei match precedenti. Secondo Willis, per vincere la partita avrebbe dovuto andare molto al di fuori della zona di comfort, giocando tanti rovesci lungolinea per uscire dal labirinto della diagonale sinistra, oltre a rischiare parecchio con la seconda. Al contrario, Djokovic non ha avuto bisogno di fare cose troppo diverse. D'altra parta, la sua zona di comfort è ben più grande. Nel testa a testa, può affidarsi a servizio, risposta, gioco di volo (è sceso a rete 48 volte, raccogliendo 34 punti), nonché a dritto e rovescio. Per Berrettini, che non ha mai adottato il serve and volley, gli unici punti di riferimento sono servizio e dritto. “Questo non significa che Berrettini non potrà vincere grandi titoli in futuro – conclude Willis – i Big 3 hanno hanno messo in evidenza difetti solitamente nascosti dei loro avversari. Ma con la loro progressiva uscita di scena, le qualità necessarie per vincere partite questo tipo saranno ben diverse. E questo torneo rimane un enorme passo avanti per Berrettini, anche se è caduto al momento di sollevare il trofeo. L'italiano non troverà molti rivali che, soprattutto sull'erba, saranno in grado di disarmarlo e mettere i evidenza i suoi difetti. Purtroppo per lui, Djokovic non è un avversario normale”.