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Basta insulti social: adesso si può essere identificati

L'indagine-pilota realizzata da Sportradar, in occasione di alcune esibizioni, ha permesso di identificare 21 persone che insultavano e minacciavano via social i tennisti. Nei casi più gravi, le loro generalità sono state comunicate alle forze dell'ordine. La piaga sta per essere estirpata?

Riccardo Bisti
18 agosto 2020

La lotta a corruzione e partite truccate sarà sempre molto, molto complicata. Tuttavia è stato fatto un importante passo avanti: i trolls che minacciano via social i tennisti saranno più facilmente smascherati. Il merito è di Sportradar, società che elabora dati e statistiche per poi passarli alle società di scommesse. Analizzando circa 70 messaggi offensivi ricevuti dai tennisti, in occasione di alcune esibizioni negli Stati Uniti e in Germania, hanno svolto un'indagine-pilota che ha permesso di risalire all'identità di 21 persone, provenienti da dodici Paesi. Alcuni di loro sono già stati segnalati alle rispettive autorità. In altri casi, è stato chiesto ai social stessi di chiudere gli account di queste persone, sia quelli fake che quelli reali, utilizzati per comunicare con amici e parenti.

La storia è tristemente nota: molto speso i tennisti ricevono messaggi ostili sulle principali piattaforme (Facebook, Instagram e Twitter). Si tratta di scommettitori delusi che sfogano la loro rabbia dopo aver perso il loro denaro. In particolare, sono molto volgari nei confronti delle donne e dei rappresentanti delle minoranze etniche (in particolare neri e asiatici). Prendiamo Taylor Townsend: donna, nera, spesso discussa per il suo fisico, è stata presa di mira da 6 dei 21 identificati dopo la sua partecipazione a un'esibizione ad Atlanta, lo scorso maggio. “Le persone pensano di poterti attaccare per il solo colore della tua pelle - ha detto – comunque io ho sviluppato una mia routine: blocco il contatto, cancello tutto e segnalo a chi di dovere”. In un altro caso, un tennista neo Nathan Pasha è stato minacciato di violenza, sia contro di lui che contro la fidanzata.

Analizzando circa 70 messaggi offensivi ricevuti dai tennisti, Sportradar ha svolto un'indagine-pilota che ha permesso di risalire all'identità di 21 persone, provenienti da dodici Paesi
Un filmato di Tennis Europe sull'importanza dell'integrità nel tennis

L'idea di provare a identificare queste persone è venuta a Rodney Rapson, direttore dell'evento di Atlanta e di alcune esibizioni in Germania (la Tennis Point Exhibition Series). Preoccupato dal fenomeno, ha chiesto a Sportradar di provare a individuare i colpevoli. Sportradar aveva già una divisione investigativa, il cui obiettivo è scovare le partite truccate: utilizzando alcune delle stesse tecniche, hanno effettuato l'indagine. I messaggi incriminati sono stati raccolti dal social media manager dell'evento, Oliver Warren, e sono stati inviati a Sportradar. “In realtà queste persone sanno cosa stanno facendo e prendono le loro precauzioni – ha detto Warren al Telegraph – per esempio, potrebbero usare 3-4 account fasulli utilizzati apposta per queste attività e facilmente cancellabili”. Warren ha poi riferito che uno di loro ha inviato una mail al torneo, domandando come mai fosse stato bloccato.

Nei suoi messaggi diceva che un giocatore avrebbe dovuto essere arrostito come un maiale allo spiedo, oltre a scrivere alcune frasi razziste. “Eppure ha avuto il coraggio di chiedere come mai fosse stato bloccato”. Non è ancora chiaro a quali conseguenze potrebbero andare incontro i troll. Secondo un avvocato, consultato dal Telegraph, hanno perso molti dei loro diritti perché hanno violato i termini di utilizzo delle piattaforme utilizzate. “C'è dunque la possibilità di fare il loro nome ed esporli al pubblico ludibrio. Si tratta di persone che lavorano, e potrebbero anche perderlo se i loro superiori lo scoprissero”. L'idea è creare un deterrente, facendo capire che certe azioni potrebbero avere conseguenze. Fino a oggi è passato il concetto dell'impunità: da oggi non sarà più così.

Benjamin Hassan è stato insultato via social per aver messo su qualche chilo
Il percorso che ha portato l'egiziano Karim Hossam a cedere a vari tentativi di corruzione

Il fenomeno delle minacce online è molto diffuso in ogni sport. Ma il tennis, si sa, è uno degli sport su cui si scommette di più. I giocatori vengono colpiti laddove sono più deboli: se le donne vengono spesso prese di mira per l'aspetto fisico, anche gli uomini non sono immuni. Benjamin Hassan è un tennista musulmano che si era preso una pausa e ha messo su qualche chilo, e ha ricevuto messaggi razzisti conditi da ironie sul suo aspetto. L'indagine di Sportradar si è svolta in quattro parti:

1) Hanno valutato il grado di minaccia dell'abuso in base alle informazioni ottenute. 2) Hanno girato le informazioni al torneo, in modo che potessero decidere se renderle pubbliche o meno. 3) Le informazioni sono state condivise con i social media. 4) Nei casi più gravi, perseguibili penalmente, sono state allertate le forze dell'ordine. Per adesso si è trattato di una sperimentazione, ma la sua efficacia fa pensare che questo tipo di indagini possano essere standardizzate. Da qualche tempo, la Tennis Integrity Unit ha inglobato tra le proprie attività ogni tipo di indagine sull'integrità del gioco: non soltanto scommesse, ma anche doping. Chissà che non possano iniziare a dare la caccia anche ai trolls. Sarebbe un piccolo passo avanti in una battaglia molto, molto difficile.