The Club: Bola Padel Roma
LA SPERANZA

"Federer può giocare anche oltre il 2021"

È l'idea di Severin Luthi, al suo fianco da sedici anni. “Roger sa essere ambizioso senza farsi prendere dall'ossessione. Inoltre ama il tennis e non ha mai manifestato stanchezza per la vita nel circuito”. Ljubicic sogna di ripetere il 2017, poi ci sono diversi record di anzianità da battere...

Riccardo Bisti
19 luglio 2020

La storia del tennis si dividerà in due parti: un prima e un dopo Roger Federer. Il campione svizzero ha portato il nostro sport a vette nuove, inesplorate. Ne ha incrementato la popolarità, ha adattato uno stile classico alle esigenze moderne, ha mostrato ai suoi colleghi come si può rimanere sereni e ambiziosi senza cadere nelle ossessioni (vero, Robin Soderling?). Quando ha mosso i primi passi nel tour, nel 1998, internet era gli albori e il telefonino era un bene per pochi. Per dirla con il Ministro Vincenzo Spadafora, ha iniziato a giocare quando c'erano ancora le Torri Gemelle e l'Europa non aveva ancora l'unità monetaria. Aiutato dalla tecnologia, ha raggiunto un traguardo inequivocabile: si può discutere all'infinito su chi sia il più forte tennista di sempre, ma non ci sono dubbi che Federer sia il più amato. Ha tifosi sparsi ovunque, sacerdote di un fanatismo che non conosce precedenti nel mondo del tennis. Basta dare un'occhiata ai numeri: su Facebook ha quasi 15 milioni di fan. Su Twitter, lo seguono in 12,6 milioni di persone. Su Instagram, appena 7,7. Nonostante la sua carriera sia vicina al termine, nel 2019 è risultato lo sportivo più pagato al mondo.

Ogni suo gesto fa notizia. Come i più recenti, quando è andato nella Svizzera italiana per uno spot e si è concesso – come sempre – agli appassionati. O qualche giorno fa, quando ha girato uno spot Barilla a Finale Ligure, palleggiando sui tetti di un palazzo. Forse soltanto Bjorn Borg (non a caso, da lui voluto come capitano del Team Europe in Laver Cup) aveva raggiunto una tale popolarità. Ma era un mondo analogico, (tanto) diverso dall'attuale. Volendo credere ai racconti di Adriano Panatta, che ha svelato le abitudini non esattamente salutiste dello svedese, ci si domanda se nell'era dei social network lo svedese non si sarebbe giocato un po' della sua popolarità. Poco importa. Ciò che interessa, ai fan di Federer, è fino a quando continuerà a giocare. Il diretto interessato ha dovuto rispondere a decine di domande sull'argomento. Sempre sorridente, non ha mai dato segni di insofferenza. Però non sono arrivate risposte chiare, certe. Probabilmente, nemmeno lui sa quando appenderà la sua Wilson a una delle tante pareti di casa. Ma chi lo ama vuole sapere, in un mix tra curiosità e preoccupazione.

Amburgo 2002: sono passati diciotto anni dal primo titolo Masters 1000 di Roger Federer

"Roger ha una grande qualità: sa essere ambizioso senza ossessioni, e non si fa prendere dalle frustrazioni quando ci sono imprevisti" Severin Luthi

Se le sue ultime dichiarazioni non forniscono grossi indizi (“Il mio ritiro è sempre più vicino”), qualche indicazione arriva da chi gli sta vicino: la sua coppia di coach, ormai dal 2016. Da una parte Ivan Ljubicic, dall'altra l'inseparabile Severin Luthi, punto fermo sin dal 2005, sempre al suo fianco, impermeabile ai cambi di coach che si sono susseguiti negli anni. Secondo Luthi, l'addio potrebbe essere ancora lontano. “Roger ama la vita nel circuito e non ha mai detto di volerlo lasciare per cambiare vita, o perché è stanco di viaggiare – ha detto a Smash Magazine, rivista ufficiale di Swiss Tennis, la federazione svizzera – non si può escludere niente al 100%, ma vedendo come ama il tennis e quanto gli piace trascorrere il tempo con i suoi amici in giro per il mondo, non credo che si ritirerà a fine 2021”. Salvo l'esibizione in Sudafrica di febbraio, quest'anno ha giocato soltanto l'Australian Open, cogliendo una buonissima semifinale. Poi si è operato al ginocchio e il recupero non è stato semplice. Per darsi tutto il tempo necessario, ha scelto di salutare il 2020 agonistico e ripartire l'anno prossimo, ancora prima che il COVID-19 rivoluzionasse il calendario.

L'infortunio è arrivato nel miglior momento possibile – continua Luthi – inoltre il ranking bloccato gli ha dato un certo sollievo. In lui non c'è frustrazione: il giorno dopo l'intervento era felice di passare più tempo con la sua famiglia. Roger ha una grande qualità: sa essere ambizioso senza ossessioni, e non si fa prendere dalle frustrazioni quando ci sono imprevisti”. Sia pure con quattro anni di fatiche in più, Luthi vede qualche somiglianza tra lo stop del 2016 e quello del 2020. E sappiamo cosa fu in grado di fare al suo ritorno, nel 2017... “Sin dal primo momento ha guardato al futuro con ottimismo, affrontando le difficoltà con lo spirito giusto. Credo che potrà trarre beneficio dall'esperienza di quattro anni fa”. Gli infortuni sono uno dei principali nemici di un tennista. Tuttavia, possono avere effetti positivi. Restando ai box, il corpo si consuma meno e in officina può essere curato a dovere. A quel punto, una volta tornato in pista, può essere ancora competitivo, al di là dei numeri sulla carta d'identità. Per gli oggetti non è sempre così (basti vedere le FIAT nuove di zecca, abbandonate in una fabbrica in Danimarca e ritrovate 30 anni dopo), però le nuove tecnologie e i sistemi di recupero, preparazione e fisioterapia possono dare una grande mano alla durata del corpo umano.

"Vedendo come ama il tennis e quanto gli piace trascorrere il tempo con i suoi amici in giro per il mondo, non credo che Roger si ritirerà a fine 2021" Severin Luthi

A quasi 38 anni, Federer è arrivato a un solo punto dal diventare il più anziano vincitore Slam dell'Era Open
  • 1242
    Le partite vinte in carriera da Roger Federer. Si trova a 32 lunghezze dal record di Jimmy Connors.

Ne è convinto Ivan Ljubicic, il quale ha fatto sapere che dopo il ritiro di Federer lascerà perdere il coaching e si dedicherà ad altro (per esempio, curare l'immagine di Borna Coric e Marta Kostyuk con la sua società LJ Sports Group, molto attiva non solo in ambito tennistico). Fino ad allora, tuttavia, l'impegno con Federer resterà il suo primo, secondo e terzo lavoro. E anche lui spera che il 2021 possa essere come il 2017. Se Luthi si è soffermato sulla longevità, il croato punta sulla possibile competitività. Se Federer continua a giocare, è perché crede di ottenere grandi risultati. “Però vorrei dire una cosa: tutti sono troppo concentrati sugli Slam – continua Ljubicic – sono i tornei più importanti, ma non sono l'unica cosa preziosa. Si può misurare il valore di un tennista con gli Slam, ma c'è anche altro. Roger ama il tennis e giocherà il più possibile. Faremo di tutto per ottenere certi risultati, ma gli Slam non sono l'unica ragione per cui continua. Però mi rendo conto che molti possano non capirlo”. Insomma, non ci sono certezze.

Ma c'è spazio per ragionevoli speranze: Roger Federer potrebbe girare per il circuito ancora per un po', magari togliendosi lo sfizio di battere altri record. Il più rumoroso riguarda i 109 titoli di Jimmy Connors (lui è a quota 103), magari insidiandolo anche sul numero totale di partite vinte (attualmente è a quota 1242 contro le 1274 di Jimbo). E poi ci sono diversi record di anzianità ancora da battere. Un anno fa, nel maledetto 8-7 e 40-15 dnella finale di Wimbledon, è stato a un punto dal diventare il più anziano di sempre a vincere uno Slam. Per adesso, il primato resta di Ken Rosewall. Muscle aveva 37 anni, 1 mese e 24 giorni quando vinse l'Australian Open 1972. Arrivare a quota 21 Slam gli darebbe anche questo primato. E ce ne sono molti altri. Certo, diventare il più anziano a vincere un titolo ATP sembra impossibile: nel 1973, Pancho Gonzalez aveva 43 anni, 8 mesi e 28 giorni quando vinse a Des Moines. Per ottenere un risultato simile, Federer dovrebbe vincere un torneo nel 2025. Difficile, ma i motivi per andare avanti non mancano. Anzi, abbondano.