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MIAMI OPEN

La Notte Magica di Lorenzo Musetti

Se il figlio fosse nato qualche giorno dopo, Lorenzo Musetti non avrebbe nemmeno giocato a Miami. Invece ha infilato il match più bello dell'anno, strozzando le trame offensive di Ben Shelton e ritrovando quelle perle tecniche che aveva un po' smarrito. Ci ha regalato tre italiani negli ottavi e adesso sfida Alcaraz. 

Riccardo Bisti
26 marzo 2024

Se c'era un torneo in cui sembrava improbabile – se non impossibile – la rinascita agonistica di Lorenzo Musetti, beh, era proprio il Miami Open. Incapace di vincere due partite di fila da sei mesi (lo scorso settembre a Chengdu), era reduce dalla prima crisi della sua giovane carriera. Ancora numero 24 ATP (ma decisamente indietro nella Race per Torino), sembrava dovesse saltare la trasferta in Florida. Dopo la sconfitta contro Holger Rune è tornato in Italia per assistere alla nascita del primogenito Ludovico, annunciata mesi fa. Il lieto evento risale al 15 marzo e c'erano tutte le premesse per una rinuncia, un po' per restare con la compagna Veronica, un po' per iniziare a preparare la stagione sulla terra battuta (in cui ha diverse cambiali in scadenza), un po' perché un viaggio California-Italia-Florida non sembrava avere troppa logica. Invece Lorenzo si è armato di motivazione e ha avuto ragione lui.

Comunque vada l'ottavo contro Carlos Alcaraz, tornerà in Italia con ritrovate certezze grazie all'impresa contro Ben Shelton. Non c'era un solo indicatore che facesse pensare a un suo successo, invece ha estratto dal cilindro la migliore prestazione dell'anno, una partita splendida, di quelle che tengono incollati allo schermo e creano atmosfera. La metafora regge, poiché alcuni colpi di Musetti sono stati associati al concetto di magia. Ne ha avuto bisogno nel 6-4 7-6 con cui si è preso gli ottavi, battendo un giocatore che lo precede in classifica per la prima volta dopo sei mesi (l'ultimo era stato Karen Khachanov a Pechino). Ma questo successo vale di più perché può segnare una rinascita dopo tanto penare. Shelton vede i tornei americani come un serbatoio di punti e aveva una gran voglia di rivincita dopo la sconfitta contro Sinner a Indian Wells. Ancora una volta, l'Italia gli è risultata indigesta.

«Ludovico è la mia più grande vittoria, nulla può essere paragonato alla sua nascita» 
Lorenzo Musetti

Finalmente attento e concentrato, senza disperdere energie con un cattivo linguaggio del corpo, Musetti ha disinnescato il suo avversario nei colpi di inizio gioco. Per quanto Shelton sia un giocatore difficile da affrontare (è mancino, utilizza con frequenza lo slice, si presenta spesso a rete), se si neutralizza il suo servizio-bomba diventa più gestibile. Lorenzo lo ha fatto, scippandogli un terzo dei punti quando ha messo la prima e il 52% con la seconda. Ha prodotto otto palle break e ne ha trasformate due: un break a zero sul 2-2 nel primo, e poi il cruciale settimo game del secondo che lo ha rimesso in carreggiata (era stato in svantaggio 3-0 e po 4-1). “Il mio team mi aveva detto di avere pazienza perché giocare contro Ben può essere frustrante – ha detto Musetti – in alcune potenziali situazioni di break non ho trovato la palla giusta con il dritto, oppure lui serviva alla grande con lo slice al corpo. Anche nell'ultimo punto è stato difficile rispondere, ho dovuto essere paziente e provare a concentrarmi su quello che dovevo fare. Ma ho tirato fuori la migliore partita del 2024”. Ne aveva un gran bisogno e adesso può giocare a braccio sciolto contro Carlos Alcaraz. È la situazione ideale, giacché Lorenzo ha spesso evidenziato qualche difficoltà quando è travolto dalla pressione.

Se invece gli occhi sono puntati sull'avversario può mostrare il suo arsenale tecnico, a partire da colpi di sbarramento che hanno bucherellato le discese a rete di Shelton, mandandolo in confusione. Perché sapeva, l'americano, che nel dialogo da fondocampo non era forte come l'azzurro. La notte magica musettiana è stata arricchita dall'atmosfera del campo intitolato a Butch Buchholz, l'uomo che aveva fortemente voluto questo torneo nel 1985, sognando di creare un Quinto Slam. Da allora è successo di tutto, a partire da uno spostamento di sede che lo ha privato della magica atmosfera di Key Biscayne. L'Hard Rock Stadium non è la stessa cosa, ma bisogna riconoscere che i tanti italiani hanno rimandato a tempi antichi, facendo dimenticare per un attimo il fascino della vecchia sede. Perché il Miami Open sarà pure il torneo più amato dai latinos, ma con tre azzurri negli ottavi c'è spazio anche per i nostri connazionali. Non a caso, la città ospita la più grande comunità italiana negli Stati Uniti, con circa 45.000 unità (senza contare quelli di origine italiana). E allora l'atmosfera si è colorata, esaltando il papà di Ludovico.

Se il piccolo Ludovico fosse nato soltanto qualche giorno dopo, Lorenzo Musetti non avrebbe fatto in tempo a giocare a Miami

“È lui la mia più grande vittoria, nulla può essere paragonato alla sua nascita” ha detto dopo il successo. In fondo, parte del merito di questo successo è proprio del piccolo Musetti: si pensava che nascesse nella seconda metà di marzo, impedendogli di giocare a Miami. Fosse venuto al mondo anche soltanto 4-5 giorni dopo, probabilmente Lorenzo non avrebbe fatto in tempo a prendere l'ultimo aereo utile e giocare un torneo che profuma di rinascita. E l'Italia ride: nella storia ultra-quarantennale del torneo, non era mai capitato di piazzare tre azzurri al quarto turno. Oltre a Musetti, il Super Tuesday con in campo tutti gli ottavi vedrà in campo Matteo Arnaldi (contro Tomas Machac) e Jannik Sinner (opposto a Christopher O'Connell). Partono favoriti e potrebbe esserci un quarto di finale tutto azzurro, proprio come il colore del Laykold del campo.

Quanto a Musetti, dovrà provare a divertirsi contro Alcaraz. Un anno e mezzo fa lo ha battuto nella splendida finale di Amburgo, poi l'anno scorso ci ha perso a Madrid e Roland Garros. Quello di oggi, dunque, sarà il primo scontro diretto sul cemento. “È sempre una bella sfida, soprattutto per me – ha detto Musetti – siamo molto amici e abbiamo condiviso diverse battaglie. Lui è avanti nei precedenti, stavolta spero di poterlo battere. Non vedo l'ora di affrontarlo perché è una bella persona e un grande atleta. È una fonte d'ispirazione e spero di poter dare il meglio”. Più o meno in contemporanea, lo spagnolo aveva lasciato sei game a Gael Monfils sotto gli occhi di leggende come Neymar, Jimmy Butler e Juan Martin Del Potro. “Lorenzo possiede un grande talento e non vedo l'ora di affrontarlo” gli ha fatto eco lo spagnolo, reduce da un match tutto sorrisi. Starà a Musetti ricondurlo sulla via della serietà, quella in cui Carlitos è certamente più vulnerabile.