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US OPEN

Il nuovo Zverev, aspirante Buddha, ha ritrovato se stesso

Niente più racchette spaccate o doppi falli a raffica: il tedesco ha trovato una serenità interiore che gli permette di vincere anche quando non gioca al 100%. Il lavoro di David Ferrer gli sta dando enormi benefici e adesso sogna la prima finale Slam. Quello che un tempo lo irritava, adesso gli scivola addosso.

Riccardo Bisti
11 settembre 2020

Stavolta non ci saranno baci provocatori verso il box dell'avversario. L'ultima volta che un tennista tedesco ha giocato le semifinali dello Us Open, Boris Becker le provò tutte per innervosire Andre Agassi, mandando baci verso l'angolo dell'americano, laddove si trovava Brooke Shields. Trucchetto psicologico che non bastò a fargli vincere la partita, ma diede talmente fastidio all'americano da raccontarlo nel suo mitico Open. Venticinque anni dopo, la Germania si riporta a un passo dalla finale con Alexander Zverev. Accade nell'edizione a porte chiuse, e comunque il suo avversario di oggi (Pablo Carreno Busta) ha portato con sé il solo coach Samuel Lopez. Lo spagnolo è talmente un bravo ragazzo che Zverev si affiderà esclusivamente al tennis per cogliere l'agognata prima finale Slam. Nei quarti ha superato Borna Coric in un match non entusiasmante, che la stampa tedesca ha paragonato agli ottavi dei Mondiali di calcio 2014.

Prima di dominare il Brasile in semifinale e battere l'Argentina in finale, i tedeschi soffrirono oltre misura contro l'Algeria, domata solo ai supplementari. Dopo quel match, un esausto Per Mertesacker si arrabbiò con l'intervistatore TV. “Cosa vuoi da me adesso? Proprio non riesco a capirlo”. Martedì scorso, Zverev non ha giocato un match degno di un quarto Slam. Si è trovato in svantaggio di un set e di un break, ma è rimasto calmo. E ha mostrato tale calma anche parlando con la stampa, dopo il successo per 1-6 7-6 7-6 6-3. “Ho imparato che negli Slam ci vuole più tempo – ha detto il novello Buddha – centrare due semifinali Slam consecutive è quello che mi serve per la fiducia”. In altre parole, ha ammesso che il suo era un problema mentale. Nel 2017 e nel 2018 era fortissimo nel circuito ATP, ma collezionava una delusione dopo l'altra negli Slam.

"Mi colpisce come sia in grado di mantenere il controllo su se stesso. La partita con Coric? I tornei non si vincono con i colpi spettacolari, ma con match come questo" Boris Becker
Pur senza giocare troppo bene, Alexander Zverev ha trovato un modo per venire a capo di Borna Coric

Come se non bastasse, in questi giorni ha incassato le critiche di Martina Navratilova. Secondo lei, il suo tennis è insufficiente per battere i più grandi. Senza perdere la calma, ha replicato snocciolando i dati. “Forse dovrebbe sapere che sono in vantaggio negli scontri diretti con Federer e nelle grandi finali con Djokovic. La Navratilova merita grande rispetto perché ha vinto tanto, ma in questo momento la sua opinione non mi interessa”. Con un team ridotto a tre persone (limite massimo stabilito dallo Us Open) si concentra solo su se stesso. Non gli è neanche capitato di scambiare opinioni con alcuni amici. Dominic Thiem, per esempio, semifinalista nella parte bassa. Qualche anno fa, i due avevano persino posato insieme per un servizio fotografico. Ad accompagnarlo a New York ci sono soltanto il preparatore atletico Jez Green (strappato qualche anno fa ad Andy Murray), il fisioterapista Hugo Gravil e il tecnico Arturs Kazijevs. Quest'ultimo, in realtà, allena il fratello Mischa. Tuttavia, prima che si concretizzi (già a Roma) il legame con David Ferrer, si trova a ricoprire il ruolo di head coach.

Uno dei principali amici di Zverev è Sergej Bubka jr, figlio del mitico astista ed ex n. 145 ATP, che da qualche tempo gli fa da sparring partner. “Mi piace l'affiatamento del team – dice Bubka – si conoscono tutti da tempo e ognuno fa la sua parte. Conosco Sascha sin da quando era un bambino”. Il loro legame professionale era iniziato tramite Patricio Apey, ex manager di Zverev. Bubka ne faceva un po' le veci, poi la partnership è finita male (Zverev e Apey sono in causa), ma lui è rimasto al fianco del giocatore pur limitandosi ad aspetti tennistici (e non più manageriali). “Non sono preoccupato dagli errori di dritto e i problemi con la seconda di servizio – dice Bubka – lui ha bisogno di fiducia. So che ogni giorno parla al telefono con il padre e con David Ferrer, mentre le persone che stanno con lui a New York fanno del loro meglio, senza limitarsi ai compiti istituzionali”.

Quella di oggi sarà la seconda semifinale Slam per Alexander Zverev
La rabbia di Zverev verso il padre durante l'ATP Cup

C'è un'aria nuova attorno a Zverev, niente a che vedere col disordine del 2019, quando si è ritrovato a presentarsi da solo ad alcuni tornei, ed era costretto a svolgere ruoli solitamente riservati a un manager: iscrizione ai tornei, prenotazioni di voli, hotel e campi di allenamento. Compiti che lo avevano sfibrato. La ritrovata serenità gli ha permesso di gestire piuttosto bene il match contro Adrian Mannarino: prima gli hanno detto che non avrebbe giocato, poi è stato spedito in campo con mezz'ora di preavviso. Un set di difficoltà, poi è andato via facile. Segno di una crescita mentale importante, forse decisiva. “Carreno Busta? Tutti i giocatori ancora in gara possono vincere, e sono affamati di vittoria. Io devo soltanto pensare a giocare il mio miglior tennis”. Anche Boris Becker è rimasto piacevolmente sorpreso dal nuovo Zverev. “Mi colpisce come sia in grado di mantenere il controllo su se stesso – ha detto il DT della federtennis tedesca – la partita con Coric? I tornei non si vincono con i colpi spettacolari, ma con match come questo”. Dopo i pasticci dell'Adria Tour, Zverev aveva fatto parlare di sé per non aver rispettato l'isolamento a Monte Carlo.

Archiviata l'indignazione generale, è scomparso dalla scena e ha scelto un basso profilo, oltre a una rigorosa attenzione alle regole. Prima dello Us Open, ha riconosciuto di aver commesso un grave errore. E non poteva esserci uomo migliore di David Ferrer per affiancarlo. Sulla carta, sembrava una coppia improbabile, specie dopo le difficoltà incontrate con Juan Carlos Ferrero. Invece Ferrer porta con sé tutte le qualità che mancavano al tedesco. Mentalità, abnegazione, spirito di sacrificio e desiderio di non mollare. Sembra che gliele abbia trasmesse, sia pure a distanza. A inizio anno, Zverev commetteva doppi falli a raffica, spaccava racchette durante l'ATP Cup e ignorava il capitano Boris Becker, spingendo alle lacrime il padre in tribuna. Era sull'orlo di una crisi di nervi. Oggi è a un passo dalla sua prima finale Slam dopo aver capito la cosa più importante: per vincere, talvolta, non è necessario giocare al massimo. Basta avere il giusto atteggiamento.