The Club: Bola Padel Roma
FEDERER DAY

Welcome Back, simpatico quarantenne

Le difficoltà e i sentieri emotivi percorsi da Roger Federer lungo i 405 giorni senza tennis: la capacità di apprezzare la riabilitazione, l'ottimismo contagioso, l'amore per il gioco e l'intesa con Daniel Evans... che sarà il suo primo avversario. Oggi parte l'ultimo viaggio, con due destinazioni nel mirino: Londra e Tokyo.

Riccardo Bisti
10 marzo 2021

Il gran giorno è arrivato. Non accadeva da anni che ci fosse un'attesa così spasmodica per un match di primo turno. Forse solo il ritorno di Bjorn Borg a Monte Carlo 1991 scatenò tale delirio collettivo. Con un paio di differenze: si sapeva che lo svedese non avrebbe avuto mezza chance. E poi – incredibilmente – era (molto) più giovane dell'attuale Roger Federer. Quest'ultimo dato rende l'idea della straordinarietà del momento. A 405 giorni dall'ultima partita (30 gennaio 2020, sconfitta contro Novak Djokovic in Australia), King Roger torna a giocare. Migliaia di appassionati assisteranno al suo match contro Daniel Evans, ma pochi sanno come ha vissuto i tredici mesi lontano dal circuito. Gli è mancato a tal punto da recarsi in tribuna per assistere al match da cui sarebbe emerso il suo avversario, come se non conoscesse a sufficienza lo stesso Evans o Jeremy Chardy. Ma facciamo un passo indietro. Se c'è qualcosa che ogni atleta non sopporta, beh, è la riabilitazione. Roger Federer rappresenta l'eccezione.

Sono felice di aver effettuato un percorso così lungo e difficile con medici, fisioterapisti, allenatori e preparatori atletici – ha detto – in un certo senso mi è piaciuto. Sono rimasti impressionati da come ho vissuto il tutto”. Pur senza risultare presuntuoso, lo svizzero non affoga nella falsa modestia. A furia di vittorie, ha eliminato ogni dubbio su se stesso. Ottimismo e solarità ne hanno prolungato la carriera oltre ogni previsione. Gli sono tornati utili nel momento più difficile, la scorsa primavera, sei settimane dopo la prima operazione. Fino ad allora, i progressi erano stati incoraggianti. A un certo punto, il ginocchio ha preso a gonfiarsi anche dopo semplici attività quotidiane come una passeggiata, o un giro in bicicletta con i suoi figli. “In effetti ero un po' giù, non potevo credere di dovermi operare una seconda volta – ha detto nella conferenza pre-torneo a Doha – ma la prognosi era chiara: era necessaria un'altra artroscopia” A quasi 39 anni, tuttavia, non ha preso in considerazione il ritiro. “Sentivo che c'era ancora qualcosa da fare”. Testa bassa e pedalare: secondo intervento e seconda riabilitazione. “È stata una sfida. E mi piacciono le sfide”.

ASICS ROMA
Per Federer, il tennis non è mai stato un lavoro di routine. I suoi rivali possono amare la competizione: lui ama il gioco.
Il primo allenamento di Roger Federer a Doha ha avuto una copertura mediatica senza precedenti

Prima di trasferirsi a Doha, ha trascorso le ultime settimane nella sua abitazione di Dubai, in cui si è allenato con Daniel Evans. Proprio lui, primo avversario in questo ultimo stint di carriera. Ha scelto il britannico perché si era trovato bene con lui in un precedente blocco di allenamenti, due anni fa in Svizzera. Gli piace perché è un tipo simpatico e brillante, inoltre il tennis old style del britannico gli ricorda vagamente il suo. Non è un segreto: lo disse qualche anno fa dopo averlo affrontato in Australia. “Mi è sembrato di giocare contro me stesso”. Un filmato della loro ultima sessione di allenamento è stato pubblicato su Youtube: a un certo punto si vede Federer sorridere dopo una smorzata fin troppo audace, quasi sfacciata. Ricordando quel periodo, Evans ha sottolineato la capacità di Federer di restare con i piedi per terra. “Ci sono state situazioni surreali: non si è mai nascosto, non ha modificato la sua routine pur sapendo che la gente gli avrebbe ronzato intorno. Abbiamo pranzato in un club di golf, ci siamo allenati in un club persino mediocre”.

Il destino ha scelto di metterli nuovamente sullo stesso campo, stavolta come avversari. “Osservarlo da vicino è stato utile: sarà un aiuto, ma il compito rimane molto difficile” dice Evo. Comunque vada a Doha, poi (forse) a Dubai e infine nei tornei sulla terra battuta, si tratta di un semplice rodaggio. Gli obiettivi di Federer sono fissati in estate: Wimbledon e Olimpiadi. “Sto ancora lavorando per essere più forte, in forma, veloce. Per me, tutto inizierà con i tornei sull'erba”. Federer è consapevole delle sue qualità. Per questa ragione, qualcuno lo ritiene un po' altezzoso. Una grande maggioranza, invece, ne apprezza ottimismo e positività. In altri tempi sarebbero considerazioni fini e se stesse, ma adesso sono dettagli importanti. Il suo modo di essere lo aiuta a restare giovane e motivato. Il suo carattere gli permette di affrontare nel modo giusto gli ostacoli e le intemperie. Potrebbe sembrare facile, dall'alto del suo status di multimilionario. In realtà, non tutti i personaggi famosi sono così.

A quasi 40 anni, Roger Federer vive il tennis con lo stesso incanto di tanti anni fa
Quanto dovremo aspettare per vedere il prossimo tweener di Roger Federer?

A differenza di molti colleghi, sa adattarsi a qualsiasi situazione. Sa mettere a proprio agio chiunque, quasi meglio di un politico. Inoltre ama scherzare: lo scorso anno, le telecamere dell'Australian Open lo hanno scovato mentre si nascondeva dietro un pilastro, salvo poi attaccare i suoi coach con un ruggito. Piccoli dettagli che mantengono vivo il suo entusiasmo, intatto rispetto a 20 anni fa. Da allora, è cambiato soltanto l'aspetto. Il carattere è rimasto uguale. Prendiamo il video Instagram pubblicato la scorsa primavera, nel cuore della prima ondata della pandemia, quando stava svolgendo la prima parte della riabilitazione. Si trovava nel paesino svizzero di Valbella, ricoperto di neve. Lo si vedeva con un cappello di lana, con un sorriso adolescenziale. “Volevo mostrarvi un piccolo assaggio di come mi alleno a casa, tirando la palla contro il muro, come ai vecchi tempi. Magari anche lavorando su qualche colpo speciale”. Il filmato raccontava tante cose, ma è giusto sottolinearne una: per Federer, il tennis non è mai stato un lavoro di routine. I suoi rivali possono amare la competizione, certo. Lui ama il gioco.

Esagerando con le metafore, è quasi normale che Federer – l'intrattenitore per eccellenza – si sia allontanato dal circuito durante la pandemia, in cui abbiamo perso la gioia quotidiana del vivere. Lo avremmo dovuto rivedere in Australia, e sarebbe stato affascinante vederlo ripartire laddove aveva dimostrato di essere ancora molto competitivo. Non vinceva uno Slam da oltre quattro anni, sembrava giunto al capolinea, invece ne ha intascati altri tre. Stavolta i rigidi protocolli australiani lo hanno convinto a lasciar perdere. “Ho 39 anni, quattro figli e 20 Slam – avrebbe detto ad Andre Sa, responsabile delle relazioni con i giocatori – non è più tempo per trascorrere cinque settimane lontano dalla mia famiglia”. Questo ritorno avrà una sfida in più: l'assenza (o quasi) di pubblico. Surreale per uno come lui, abituato a stadi pieni e a deliri collettivi, come una rockstar. E il suo ragionamento è proprio da rockstar. “Basta una piccola folla per risollevare il mio umore. Anche 100 persone possono creare un'atmosfera fantastica, proprio come fare musica in un piccolo club in grado di ospitare poche decine di persone”. Eccolo lì, quell'irriducibile ottimismo. Il segreto della sua straordinaria longevità.