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ROMA

Parità dal 2025. Ma la finale femminile vale il 63% in meno...

Rispondendo a critiche e pressione, gli organizzatori del torneo di Roma garantiscono la parità di montepremi dal 2025 (“Grazie all'impegno di una donna come CEO BNL”), ma i prezzi dei biglietti evidenziano la differenza di valore tra maschile e femminile. Senza certe spinte, avrebbero agito così?

Riccardo Bisti
14 maggio 2023

È profondamente sbagliato, ma spesso l'efficacia di un messaggio dipende dal prestigio (o meno) della testata che lo lancia. E non c'è dubbio che il New York Times sia forse il più importante quotidiano al mondo. Per questo, dopo l'articolo di Matthew Futterman uscito qualche giorno fa è arrivata la replica degli organizzatori degli Internazionali BNL d'Italia: se a Madrid c'è la parità di montepremi, a Roma c'è ancora una netta differenza tra uomuni e donne. “Niente paura - è il concetto espresso – ci impegniamo a garantire la parità entro il 2025”. Pensavano di placare la polemica, ma non è stato così. Noi vi abbiamo già spiegato la dinamica dell'evoluzione dei montepremi del torneo romano, e la ragione per cui c'è ancora una grande differenza. Tuttavia qualcuno si è risentito dell'andamento opposto rispetto a una tendenza al riavvicinamento tra i guadagni delle donne a quelli degli uomini: per quanto i montepremi romani siano aumentati in entrambi i tabelloni, è aumentato anche un divario che quest'anno supera i 4 milioni di euro.

”Per la prima volta nella storia abbiamo avviato un processo che nell'arco di tre anni porterà alla parità dei premi in denaro tra il torneo maschile e il torneo femminile” ha detto Binaghi, senza però ricordare che una decina d'anni fa i montepremi erano quasi analoghi, e che dunque in questi anni è stato attivato un processo in direzione opposta. Il presidente FITP ha poi aggiunto che il raggiungimento della parità sarà possibile grazie all'impegno di una donna (Elena Goitini) come CEO del title sponsor del torneo, che metterà a disposizione i fondi necessari (vale la pena ricordare che BNL ha rinnovato la sponsorizzazione fino al 2028). “Possiamo fare questo grande salto perché la prima donna amministratore delegato di una grande banca in Italia ci ha fornito le risposte necessarie”. Viene da domandarsi se lo stesso ruolo fosse stato occupato da un uomo, ma tant'è. L'impegno è stato accolto con favore da alcuni ambienti, anche dalla stessa WTA. In una dichiarazione rilasciata all'agenzia di stampa Associated Press, la WTA si è detta entusiasta dell'impegno assunto dal torneo di Roma “per garantire che la parità di retribuzione arrivi entro il 2025”.

La piccionaia per la finale femminile di Roma costa 86 euro, esattamente il 63% in meno rispetto al maschile.

Il pubblico romano è più interessato al torneo maschile o a quello femminile?

Non tutti hanno festeggiato: qualcuno si è domandato come mai la parità non arrivi nell'immediato. “È davvero frustrante. È tempo di cambiare. È tempo che il torneo faccia meglio” ha detto Ons Jabeur, finalista in carica, quest'anno eliminata all'esordio. Sul tema ci siamo già espressi, ma riconosciamo che si tratta di una faccenda delicata. Da una parte c'è un mercato che va chiaramente in una direzione (sponsor e TV sono disposti a pagare molti più soldi per i tornei e i match maschili), dall'altra c'è la politica, accompagnata da una forte spinta emotiva, che ha portato le quattro prove del Grande Slam a garantire la parità da oltre un decennio (nel caso di Us Open e Australian Open è così da molto più tempo).

In virtù di questo, è chiaro che l'allargamento della disparità salariale del torneo di Roma non poteva passare inosservato. L'annuncio di Binaghi ha certamente allontanato le nubi delle proteste, ma allo stesso tempo accende i riflettori sul torneo, che sarà esposto a parecchie critiche se il traguardo non dovesse raggiunto, o non arrivare nei tempi previsti. L'allargamento del torneo a due settimane, con lo spacchettamento delle sessioni, ci aiuta a capire quanto sia grande la differenza percepita dagli organizzatori tra la prova ATP e quella WTA. Basta dare un'occhiata ai prezzi dei biglietti per le fasi finali: fino all'anno scorso c'erano quasi soltanto sessioni unisex, mentre dal 2023 ci sono ingressi specifici per semifinali e finale maschile, così come per quelle femminili.

Elena Goitini, amministratore delegato di BNL (Foto Francesca Grana / FITP)

Come è noto, la FITP è attentissima alla policy dei prezzi dei tagliandi, mettendo in atto aumenti costanti e sostanziosi. Noi trattiamo il tema da anni, ma quest'anno la questione è diventata oggetto di ampio dibattito dopo lo scarsissimo pubblico presente per l'esordio di Jannik Sinner. Quello dei prezzi dei biglietti è un tema che meriterà approfondimenti, perché i costi per entrare sul Centrale di Roma sono ormai equivalenti (e a volte superiori) a quelli del Centre Court di Wimbledon o del Philippe Chatrier del Roland Garros. Per intenderci, un posto in piccionaia per la finale degli Internazionali di Roma (al meglio dei tre set) costa 238 euro, mentre per il quella del Roland Garros (al meglio dei cinque) vale 185 euro. Ma adesso il tema è un altro: il valore percepito dei due tabelloni. Bene: la piccionaia per la finale femminile di Roma costa 86 euro, esattamente il 63% in meno rispetto al maschile.

C'è una bella differenza anche per le semifinali: accedere alla sessione con le semifinali maschili costerà un minimo di 212 euro, mentre la prima semifinale femminile (diurna) 112, la seconda (notturna) 67, per un totale di 179. Qui la differenza scende al 15%, ma va detto che ciascuna delle sessioni femminili sarà accompagnata da una semifinale del doppio maschile. Insomma, sono gli stessi organizzatori a ritenere meno prezioso il torneo femminile. E a Roma non c'è l'alibi che possono avere gli Slam (2 su 3 contro 3 su 5). La scelta di offrire meno denaro alle donne, dunque, può essere comprensibile, se non addirittura condivisibile. Volendo ragionare su un piano strettamente economico, è lecito affermare che il raggiungimento della parità dei montepremi sia qualcosa di anti-economico. Siamo tanto distanti dal vero se supponiamo che – senza pressioni di natura politica ed emotiva – non l'avrebbero messa in agenda?