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LA STORIA

Una bella notizia per il tennis

Nel freddo di Nur Sultan, lontano dalla patina dei grandi tornei, il tennis ha vissuto una bella storia: John Millman ha vinto il suo primo titolo ATP. Queste notizie non finiscono sulle prime pagine, ma meriterebbero di starci. Perché l'australiano è una delle persone migliori del circuito. Non ha mollato neanche quando aveva una spalla a pezzi e un lavoro in una società di intermediazione.

Riccardo Bisti
3 novembre 2020

Il 1 novembre 2020 è stato un giorno felice per il tennis. Non ci sono state imprese altisonanti, record, vittorie che fanno la storia. Ma non è detto che le belle notizie siano soltanto quelle da copertina. Nur Sultan, nuovo nome di Astana, capitale del Kazakhstan: battendo Adrian Mannarino, l'australiano John Millman si è aggiudicato il suo primo titolo ATP. È una bella notizia perché Millman è una delle migliori persone del circuito. Un ex ragazzo (a 31 anni, tocca chiamarlo uomo) cresciuto con due capisaldi: sani principi e una volontà d'acciaio. Lo vedi giocare e non ti lascia granché. Se cercate eleganza è meglio rivolgersi altrove, ma Millman è consapevole del suo ruolo di working class man del tennis. Non a caso, è il titolo della sua canzone preferita. Jimmy Barnes l'ha portata al successo nel 1985, lui l'ascolta sempre prima di scendere in campo. A suo dire, rappresenta al meglio la quotidianità del cittadino australiano. E lo carica.

L'ha ascoltata anche prima del quarto di finale contro Tommy Paul, partita surreale, in cui ha cancellato due matchpoint. “In quel momento non pensavo certo al titolo – racconta Millman – in certe situazioni puoi fare solo una cosa: non smettere di combattere. Sono stato fortunato, Tommy meritava di vincere. È divertente come le cose possano cambiare in fretta, ma è la dimostrazione di come nel tennis non sia mai finita fino alla stretta di mano”. Lo scorso gennaio, Millman aveva subito una delusione cocente. Negli ottavi dell'Australian Open si è trovato avanti 7-4 nel tie-break del quinto contro Roger Federer. Si è fatto prendere dalla paura e ha perso gli ultimi sei punti, lasciando strada allo svizzero (che aveva battuto un paio d'anni fa allo Us Open). Difficile riprendersi da una botta del genere. Poi è arrivato il COVID-19, il lockdown e un regime di vita molto complicato, soprattutto in Australia.

"Nel tennis bisogna sempre migliorare. A questo livello non puoi fermarti. Se non lo fai, tutti ti superano. Nel periodo di lockdown è stato fondamentale rimanere centrati con la testa, c'era il rischio di diventare matto"
John Millman
1 novembre 2020: John Millman vince il suo primo titolo ATP

“È stato un anno difficile. Devo ringraziare la mia famiglia, mi hanno permesso di allenarmi nel cortile sul retro di casa loro a Brisbane”. Millman viene da una famiglia semplice, unico maschio insieme a quattro sorelle. “Le persone più importanti sono i miei genitori, non mi hanno mai costretto a giocare a tennis ma mi hanno sempre incoraggiato. Sono stati modelli positivi, senza contare che ho avuto amici e familiari fantastici”. Con il trofeo in mano, non ha dimenticato di ringraziare i coach più importanti della sua carriera: Milton Rothman, Gary Stickler e l'attuale tecnico Peter Luczak (“Mi spiace che non fosse qui, ci ritroveremo a Bercy e festeggeremo con una birra”). Millman sa quanta fatica bisogna fare per arrivare in alto. E conosce anche la ricetta per rimanerci. “Migliorare sempre. A questo livello non puoi fermarti. Se non lo fai, tutti ti superano. Nel periodo di lockdown è stato fondamentale rimanere centrati con la testa, c'era il rischio di diventare matto”. Il rientro non è stato facile: prima di Nur Sultan aveva un bilancio mediocre: 4 vittorie e 7 sconfitte. Ma John non sa cosa significhi arrendersi. Non torna a casa da agosto. Da quando è uscito dall'Australia per giocare il Western & Southern Open, non è più rientrato in Australia a causa delle misure restrittive imposte dal suo Paese.

Due mesi e mezzo lontano da casa, una battaglia nella battaglia. “Proprio per questo è bello ricevere questa ricompensa – racconta – vincere un torneo ATP era il mio obiettivo. Ho vinto dei Challenger, mi è capitato di fare belle cose negli Slam, ma portare a casa un titolo è un'altra cosa. Per me era la terza finale, ma non credo sia stato un vantaggio. Mi ha messo pressione extra, se non avessi vinto mi sarebbe pesata parecchio”. Non è un caso che il primo titolo sia arrivato in un luogo remoto come il Kazakhstan. È un po' il simbolo della sua carriera, fatta di sacrifici e densa di aneddoti al limite del surreale. Come quando finì in Romania a giocare alcuni Futures e in tutta la permanenza non vide una sola automobile (“al massimo, qualche carro”). Oppure in Corea del Sud, quando un fattorino delle pizze (chiamato per non rischiare intossicazioni alimentari) aveva fretta e chiese i soldi al giocatore al servizio, nel bel mezzo di un game. Senza dimenticare le notti trascorse nel freddo delle stazioni ferroviarie, per risparmiare anche su un singolo pernottamento.

La cocente delusione patita in Australia: Millman è stato a un passo dal battere Roger Federer per la seconda volta
Il successo più importante nella carriera di John Millman: la vittoria contro Roger Federer allo Us Open 2018

Tanta fatica aveva rischiato di essere inutile. Nel 2013, un grave infortunio alla spalla lo ha costretto a una doppia operazione. Gliel'hanno dovuta ricostruire da cima a fondo, facendogli perdere un anno intero. Dopo un faticoso rientro, a fine 2016 c'è stata un'altra delicata operazione, stavolta all'inguine. In mezzo a tanta sfortuna, Millman non ha perso fiducia e ha avuto la fortuna di essere circondato da ottime persone. “Chirurgo, terapista, psicologo... Mi hanno dato tutti la giusta fiducia. Non era scontato: dopo il secondo intervento alla spalla avevo trovato un impiego. Lavoravo part-time in una società di intermediazione”. Adesso, invece, è tornato tra i primi 40 tennisti al mondo, non così distante dal best ranking al numero 33. E con una solidità finanziaria che, magari, gli permetterà finalmente di comprarsi una macchina. Per anni ha guidato quella del padre, da qualche tempo utilizza quella della sorella.

Al ritorno a casa, prima di preparare i tornei australiani, magari farà un giro in concessionaria e godersi la sua macchina per le attività di tutti i giorni, non solo quelle tennistiche. Per esempio, fare un salto al Brisbane Golf Club: durante lo stop si era dilettato sul green, diventando campione di Grado C del suo club. C'è da credere che per festeggiare sia andato al mitico panificio Taste de France, locale franco-vietnamita a due passi dal Queensland Tennis Centre. Un posto semplice, frequentato dalla working class australiana, quasi nascosto alle strade principali. Ma sentendo Millman preparano un piatto da favola: pollo e insalata avvolti in un rotolo di pane turco. “Se mi rimanessero 10 dollari, li spenderei così” ebbe a dire nei momenti di maggiore popolarità. C'è da credere che al ritorno a casa ci farà un salto. Con un trofeo in più tra le mani, dopo aver regalato una giornata felice al mondo del tennis.