The Club: Bola Padel Roma
IL PERSONAGGIO

Facundo Bagnis, orgoglio dei ragazzi disabili

Prima finale ATP per Facundo Bagnis: il 31enne argentino ha saputo preservarsi in tredici anni di professionismo, mantenendo una salute mentale che gli permette di essere ancora competitivo. Tre anni fa ha inaugurato una scuola tennis per ragazzi disabili: "Hanno tanto amore da dare"

Riccardo Bisti
14 marzo 2021

Il tennis è uno sport difficile, ma c'è chi sostiene che una mente troppo complessa possa andare in cortocircuito. E allora può convenire un pizzico di stupidità: per ottenere risultati, a volte, basta ripetere allo sfinimento 2-3 schemi. Facundo Bagnis è un esempio al contrario. Un esempio positivo. L'argentino ha avuto la capacità di non farsi abbattere da risultati così così, ha preservato la sua salute mentale, e oggi può festeggiare la sua prima finale nel circuito ATP. Un regalo di compleanno con due settimane di ritardo, giacché ha compiuto 31 anni lo scorso 27 febbraio. Sulle montagne dell'entroterra cileno ha raccolto scalpi di prestigio: Cecchinato, Tiafoe, Djere e Delbonis. Tutta gente che lo precede in classifica. Per intascare il titolo dovrà battere Cristian Garin, idolo di casa che però non avrà il sostegno del pubblico: si gioca a porte chiuse. Bagnis fa parte della folta schiera di sudamericani che sbarcano il lunario tra mille difficoltà, penalizzati dalla distanza geografica con le rotte principali del tennis.

Non si è mai fatto notare dall'appassionato mainstream, salvo che per la vittoria al Roland Garros contro Julien Benneteau. Era il 2014 e si impose 18-16 al quinto in quella che – ancora oggi – è la sua unica partita vinta in uno Slam. L'anno dopo sarebbe entrato tra i top-100, poi nel 2016 firmato il best ranking al numero 55. Fu possibile grazie all'impressionante regolarità nel circuito Challenger, con ben sei titoli. È uscito dai top-100 nel maggio 2017 e non c'è più rientrato, toccando il punto più basso il 16 aprile 2018, quando è franato al numero 223 ATP. C'erano le premesse per una lenta parabola discendente, tipica di chi ha bruciato troppe energie per arrivare in cima. Invece il rosarino (ma cresciuto ad Armstrong, nei pressi di Santa Fe) ha saputo preservarsi. “Adesso devo curare il fisico in modo diverso – racconta – talvolta è meglio viaggiare con il fisioterapista e non con il coach, perché va fatta la giusta prevenzione degli infortuni. Inoltre non posso stare quattro ore al giorno sul campo come quando avevo 18-20-22 anni”.

ASICS ROMA

"Adesso tanti giovani argentini vanno a studiare negli Stati Uniti, mentre prima vagavano per l'Europa giocando le gare a squadre per raccogliere qualche soldo. Il vincolo tra tennis ed educazione è sempre più stretto: mi piace, è un binomio perfetto" Facundo Bagnis

Il 18-16 al quinto contro Julien Benneteau al Roland Garros 2014 

Ma se il fisico si può allenare e proteggere, è meno scontato fare altrettanto con la mente. “La salute mentale è un tema cruciale – dice Bagnis – un tempo non c'erano specialisti e il concetto di riposo si limitava soltanto al fisico. Ma negli ultimi anni è cambiato tutto: prevenzione degli infortuni, diete specifiche... ogni giocatore ha un team di 4-5 persone che cura ogni dettaglio. Ma ci vuole equilibrio: si rischia di esagerare. Oggi ci sono baby professionisti che pensano solo al tennis, rischiando di perdere di vista la realtà. Io ho fatto la mia vita: da ragazzo ho giocato a tennis, a calcio, non ho mollato la scuola”. Anche per questo, forse, sta esprimendo il suo miglior tennis dopo tredici anni di professionismo. Per Bagnis sono cruciali due concetti: equilibrio ed educazione. Quest'ultima può rappresentare un'ancora di salvezza nell'oceano del tennis professionistico, laddove soltanto i primi cento possono vivere grazie alla racchetta.

A Cordoba ho affrontato Nicolas Kicker, al rientro dopo la lunga squalifica – racconta – quando fu sospeso gli ho mandato un messaggio di sostegno. Ha sbagliato, è giusto che abbia pagato ma è ammirevole quel che ha fatto dopo, continuando ad allenarsi e lavorare. Solo chi gli sta accanto può sapere quanto sia stata dura. Adesso è un giocatore come gli altri”. Secondo Bagnis, una corretta educazione avrebbe evitato a Kicker di cadere in tentazione. “Per evitare certe situazioni ci vuole educazione: il tennis è uno sport solitario, non siamo abituati a far parte di una squadra, ogni giocatore diventa tifoso di se stesso. I sudamericani soffrono la distanza da casa, ci vorrebbe un sistema che consenta a più giocatori possibili di vivere di tennis. In questo modo non succederebbero certe cose”. L'allusione è al fenomeno delle partite truccate, da molti considerato l'unico sistema per tenere vivo il sogno. Di certo è il più semplice. “Ma le cose sono migliorate: adesso tanti giovani argentini vanno a studiare negli Stati Uniti, mentre prima vagavano per l'Europa, soprattutto in Francia, giocando le gare a squadre per raccogliere qualche soldo. Il vincolo tra tennis ed educazione è sempre più stretto: mi piace, è un binomio perfetto”.

Nel febbraio 2018, Facundo Bagnis ed Eduardo Schwank hanno inaugurato una scuola tennis per disabili
Le fasi salienti delle semifinali del torneo ATP di Santiago: si giocheranno il titolo Cristian Garin e Facundo Bagnis

Bagnis non è un giocatore spettacolare: fa tutto benino, senza eccellere in nulla. Però trasmette positività: trasuda impegno, concentrazione, voglia di fare le cose per bene. Non è un caso che abbia vinto la medaglia d'oro ai Giochi Panamericani del 2015 e sia parecchio titolato nel circuito Challenger, con ben 13 titoli. Gli ultimi due sono arrivati in Italia: L'Aquila 2019 e Biella 2020. Non sarà facile migliorare la 55esima posizione, ma intanto ha sfruttato al meglio la Golden Swing sudamericana: prima semifinale a Cordoba (partendo dalle qualificazioni), poi la sconfitta contro Tiafoe a Buenos Aires che però gli è servita: immagazzinate le giuste informazioni, si è preso la rivincita a Santiago, sua città magica. Proprio in Cile si è aggiudicato tre dei suoi Challenger (2013, 2015 e 2016). Guarda caso, si giocava proprio nella seconda settimana di marzo.

Anche se datate, le memorie positive sono ricomparse in questi giorni. Quella di Bagnis è una storia semplice, forse banale. Ma andava raccontata, anche solo per la bella iniziativa lanciata qualche anno fa ad Armstrong: insieme a Eduardo Schwank (ex top-50) ha aperto una scuola tennis per ragazzi disabili. Hanno seguito il suo esempio diversi altri club sparsi per il Paese. “Ogni volta che torno a Santa Fe dedico parte del mio tempo per stare con questi ragazzi, perché hanno molto amore da dare”. Anche per questo, nello spogliatoio lo stimano tutti. Un po' per la sua umanità, un po' per un pizzico di sana diplomazia: tifoso del River Plate, non parla volentieri di calcio “perché non vorrei perdere amicizie”. Il buon Facundo sa che ci sono cose ben più importanti.