The Club: Bola Padel Roma
US OPEN

Un po' di paura e un amico speciale: Matteo va

Una dura battaglia spinge Matteo Berrettini: battuto Davidovich Fokina. Il romano ha centrato i quarti per il quinto Slam di fila: nessun italiano aveva mai fatto altrettanto. Gli ingredienti vincenti? Il super-amico Giovanni Bartocci e la sensazione di paura. “Quando manca, è un problema”

Riccardo Bisti
5 settembre 2022

Istinti e sensazioni. Anche quando non sono dei migliori, Matteo Berrettini si ingegna per trovare la soluzione. Il bello è che ci riesce quasi sempre, a maggior ragione nei match importanti. E c'è una grande notizia: negli ultimi cinque Slam giocati, è sempre arrivato almeno nei quarti. Faccenda inedita per il tennis italiano, e non è detto che sia finita qui. Ha avuto bisogno di quasi quattro ore per domare Alejandro Davidovich Fokina, ma di questa partita rimarrà la sua capacità di entrare mentalmente in un match approcciato maluccio. Era come scarico, poco desideroso di lottare. “Sono riuscito a cambiare le cose nel corso della partita. È importante elaborare quello che sta succedendo” ha detto Berrettini dopo il 3-6 7-6 6-3 4-6 6-2 che lo spedisce nella Final Eight. È la terza volta allo Us Open dopo il 2019 e il 2021. Allora il suo percorso fu bloccato da Rafael Nadal e Novak Djokovic. Quest'anno è diverso, perché il serbo non c'è e lo spagnolo arriverebbe soltanto in un'eventuale finale.

Ma è opportuno fare un passo alla volta, a partire dai quarti di finale contro Casper Ruud, sesto scontro diretto con un giocatore ostico ma non certo imbattibile, soprattutto sul cemento. “All'inizio il mio avversario giocava meglio di me – ha detto Berrettini, parlando del match contro Davidovich Fokina – è stato cruciale vincere il secondo, perché rimontare uno svantaggio di due set sarebbe stato molto complicato. C'era molto umido, soprattutto all'inizio, gli abiti s sono bagnati rapidamente... poi è arrivato il sole e la temperatura si è alzata. Ma non ho mai pensato di cambiare la posizione del cappellino, mi trovo bene così”. Un infortunio al ginocchio sinistro, forse una piccola distorsione, ha impedito allo spagnolo di giocarsela fino in fondo. Ma Berrettini era già avanti 4-2 al quinto, vicino al traguardo. “Tutti sanno che gli Slam sono il mio obiettivo stagionale. Quest'anno è stata dura saltarne due, mentalmente ho avuto bisogno di recuperare. Però ho dimostrato di essere in grado di giocare bene nei grandi tornei. Ed è qualcosa che devo tenere ben presente, perché a volte me ne dimentico”.

«La paura mi aiuta a svegliarmi al mattino e cercare di ottenere i miei obiettivi. Senza la paura non sarei qui. Però bisogna avere la capacità di superarla, altrimenti è dura»
Matteo Berrettini
PRIMA

Matteo Berrettini ha avuto bisogno di cinque set per battere Alejandro Davidovich Fokina

Poco importa che si giochi sulla terra, sul cemento o sull'erba: al meglio dei cinque set è un altro Berrettini. Ormai i discorsi sulla superficie preferita sono roba vecchia e persino inutile. A New York, tuttavia, ha una fonte d'energia in più: Giovanni Bartocci, il suo super-tifoso, conosciuto qualche anno fa e diventato compagno inseparabile, anche nell'edizione giocata a porte chiuse, quando il titolare del ristorante Via della Pace faceva il tifo fuori dai cancelli. In conferenza stampa gli hanno chiesto cosa significhi per lui avere un amico a New York. “In una città così frenetica è bello avere un posto dove ti puoi sentire a casa – ha detto – con lui mi sento come se fossi in famiglia. Mi ha sempre trattato bene, ancora prima che diventassi il giocatore attuale. Ha un grande cuore, infatti ho provato ad aiutarlo quando il ristorante è andato a fuoco. Poi con il COVID ha perso il visto, ma adesso si è ripreso.

Entrambi abbiamo avuto momenti difficili, ma adesso le cose vanno meglio. Inoltre ha una buona relazione con tutto il mio staff”. Bartocci era nel suo clan anche contro Davidovich, e non mancherà nel match contro Casper Ruud. Sesto episodio di una saga che ha vissuto l'ultimo capitolo meno di due mesi fa, nella finale di Gstaad. I precedenti dicono 3-2 per Ruud, ma Matteo si è imposto proprio a New York, nel 2020, in un match in cui – alla stretta di mano – il norvegese gli domandò cosa fosse quel baccano che si sentiva da fuori. Era Bartocci che tifava dall'esterno. “Abbiamo un gioco abbastanza simile – dice Berrettini – a entrambi piace comandare con il dritto. Io proverò a farlo correre, e magari a non aver bisogno di correre troppo”. Dopo i cinque set contro Paul, il norvegese non ha avuto problemi contro Corentin Moutet, anche se gli ha lasciato un set, soprattutto per distrazione.

HEAD

Casper Ruud sarà il prossimo avversario di Matteo Berrettini

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Giovanni Bartocci (@maidomo)

Anche quest'anno Giovanni Bartocci è al fianco di Matteo Berrettini

“Ho sempre preso a esempio Berrettini, perché è entrato tra i top-10 e ha saputo mantenere il livello per tanti anni – ha detto Ruud – ha grandi armi: servizio, dritto, uno splendido rovescio in slice che funziona bene su questi campi, che quest'anno sono parecchio veloci”. Hanno poi chiesto al norvegese come si può fare a disinnescare il servizio di Berrettini. “Non sempre ci sono riuscito, perché è un'enigma difficile da disinnescare. Probabilmente cercherò di bloccare qualche risposta, e penso che farò come un portiere di calcio per evitare che mi superi. A Gstaad le condizioni erano veloci e la palla rimbalzava molto, ho tentato questa strategia e non ha funzionato sempre, però mi ha aiutato in alcuni momenti chiave”.

La superficie potrebbe, in effetti, dare una mano a Berrettini. Ma Ruud è un altro giocatore rispetto a quello di due anni fa, e ha trovato una consapevolezza tutta nuova. Speriamo che Berrettini scenda in campo con la dovuta paura. “È parte della mia vita. È qualcosa che mi aiuta a svegliarmi al mattino e cercare di ottenere i miei obiettivi. Senza la paura non sarei qui. Però bisogna avere la capacità di superarla, altrimenti è dura. Io ho sempre detto che senza la paura, la sensazione di avere qualcosa da perdere, non sarei qui. Quando la avverto non è piacevole, ma so che è una buona notizia. È un po' complicato... ma funziona!”. E allora speriamo che martedì si svegli pieno di timori....