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LA STORIA

Il primo avversario di Federer ha battuto un tumore a un testicolo

Ventidue anni fa, lo svizzero giocava la prima delle sue 1512 partite nel circuito. Sulle montagne di Gstaad, perse contro l'argentino Lucas Arnold-Ker. Tra separazioni, un tumore ai testicoli e un grave lutto familiare, Arnold-Ker viene da una vita travagliata. Ma quel ricordo non lo abbandonerà mai.

Riccardo Bisti
1 agosto 2020

In mezzo alle Alpi di Gstaad, Roger Federer ha giocato la sua prima partita nel circuito. Doveva ancora compiere 17 anni e aveva appena vinto Wimbledon junior. L'attesa era grande. Quel 7 luglio 1998, Federer avrebbe dovuto giocare contro Tommy Haas. Poche ore prima dell'incontro, il tedesco diede forfait per un'intossicazione alimentare. “Fu una grande delusione perché avrei avuto un match di prestigio, sul campo centrale”. Invece lo spostarono sul Campo 1, contro un lucky loser. Un nome sconosciuto ai più: Lucas Arnold, argentino. L'anno prima aveva giocato la finale del doppio al Roland Garros e stava maturando la decisione di diventare uno specialista, visto che in singolare non è mai andato oltre il numero 77. Quel giorno era in 88esima posizione e aveva perso nelle quali contro Tomas Carbonell. “Mi ricordano spesso quella vittoria – racconta Arnold, 43 anni, oggi semplice maestro senza ambizioni da coach – ma pochi ricordano che era il suo primo match nel circuito. Onestamente non avrei mai pensato che sarebbe diventato uno dei più forti di sempre”.

Non lo aveva mai visto giocare, sapeva che aveva appena vinto Wimbledon unior e lo brekkò quattro volte, imponendosi 6-4 6-4. “Aveva un buon servizio e un buon dritto, ma il rovescio era attaccabile. Ricordo di averlo mosso molto, e questo mi ha permesso di vincere in due set”. Parole raccolte qualche giorno fa dal sito dell'ATP, ma non è la prima volta che Arnold ricorda quella partita. Anni fa, disse che adottò con regolarità il serve and volley e attaccava spesso sul rovescio... “E lui rispondeva in back, quindi le volèe erano abbastanza semplici. Nonostante avesse vinto Wimbledon, avevo la sensazione che non potesse battermi sulla terra battuta”. Dopo la partita, Arnold rimase sorpreso dalle parole di Stephane Oberer, allora capitano della Davis svizzera: “Ha giocato male, altroché. Avrebbe dovuto batterti”. Non ci sono tracce video di quella partita perché si giocò su un campo secondario. “Sembrano passati 50 anni!” scherza Arnold. “Però ricordo che il campo era pieno – dice Federer – lui veniva spesso a rete, per me non era semplice perché venivo da Wimbledon e le condizioni di gioco erano molto diverse. Ricordo di aver giocato abbastanza bene ed ero soddisfatto”.

Roger Federer ricorda la sconfitta contro Lucas Arnold, suo primo match nel circuito ATP
"Io facevo serve and volley e Federer rispondeva in back, quindi le volèe erano abbastanza semplici. Nonostante avesse vinto Wimbledon, avevo la sensazione che non potesse battermi sulla terra battuta"
Lucas Arnold Ker

Dopo quella, King Roger ha giocato altre 1512 partite nel circuito, vincendone 1242. Ma la prima non si scorda mai. Però molti si sono scordati il sui primo avversario, colui che con ingenua irriverenza fece serve and volley contro il futuro Re. La storia di Lucas Arnold-Ker (il secondo cognome è stato aggiunto anni dopo, in onore alla madre) è particolare, drammatica, con alcune tracce di gloria ma tanta sofferenza. La gloria arrivò in un giorno di settembre, al Luzhniki di Mosca, quando batté Kafelnikov-Safin insieme a David Nalbandian. 17-15 al quinto, sei ore e venti minuti. In quel momento, il doppio più lungo nella storia della Davis. Ma un giorno del 2006, prima di recarsi a Wimbledon, avvertì un dolore all'inguine. Pensava che fosse pubalgia, invece scoprì che si trattava di un tumore ai testicoli. Fu una mazzata psicologica per una vita già a pezzi. In quel periodo, la moglie Yannina (con cui aveva già messo al mondo un figlio) lo stava lasciando. La notizia del tumore sopraggiunse quando stava disperatamente cercando di rimettere in sesto i cocci del suo matrimonio.

Andò ugualmente a Wimbledon, e nei primi momenti fu aiutato da Roman Rostagno, zio di Derrick, l'uomo beffato dal nastro e da Boris Becker allo Us Open 1989. Al ritorno da Londra, scoprì che il tumore era maligno. L'unica soluzione era asportare il testicolo. Lo fece e andò addirittura a giocare lo Us Open. Quelli che non sapevano, non si accorsero di niente. Ma Arnold-Ker viveva con l'angoscia che il tumore sarebbe ricomparso. I medici gli dissero che c'era un 40% di possibilità. La sua angoscia, unita a un disordine mentale decisamente marcato, portò alla conseguenza peggiore: recidiva. A quel punto, l'unica possibilità era di sottoporsi a un delicato ciclo di chemioterapie. Un disastro, per un uomo che fino ai 30 anni di età ha messo il tennis davanti a tutto. Non riusciva proprio a pensare ad altro. Anche per questo, Yannina aveva messo in dubbio il loro rapporto. In quegli anni è tornata, gli è rimasta vicina fino alla guarigione e alla scelta di riprendere a giocare. Tornò nel 2007, battezzando la carriera di un giovanissimo Federico Delbonis.

Lucas Arnold mostra la racchetta utilizzata il 7 luglio 1998 contro Roger Federer

"Se un giorno avessi l'occasione di parlare con Federer, gli chiederei cosa ricorda di quella partita e se un giorno gli piacerebbe giocare un doppio insieme a me, magari a Gstaad" Lucas Arnold Ker

Lotta al tumore: la testimonianza di Lucas Arnold-Ker

Ma il destino non ha smesso di accanirsi su di lui. Nel gennaio 2008 è morta l'amatissima mamma Lindsay, portandolo sull'orlo della depressione. Il punto più basso l'ha raggiunto durante il Challenger di Salinas. In presa a una crisi di nervi, si tagliò i capelli (che nel frattempo erano tornati) con un rasoio. In preda a un raptus, si è tuffato nell'oceano ignorando i cartelli che avvisavano della possibile presenza di correnti molto pericolose. Per sua fortuna se l'è cavata. Gli è andata ancora meglio nel maggio di quell'anno, quando rimase coinvolto nell'incendio dell'hotel presso il Challenger di Bordeaux. Lui era fuori, mentre Yannina e il piccolo Ignacio rimasero intrappolati. Furono salvati dai gemelli Ratiwatana. Quell'episodio gli ha restituito serenità, tranquillità, voglia di vivere. Ha finalmente dato la giusta priorità alle cose. Anche per questo, ha accettato la definitiva separazione con l'ex moglie, trovando una nuova compagna e mettendo al mondo altri tre figli.

Per anni ha continuato a giocare in nome della madre, fiero di sentire il suo cognome ogni volta che scendeva in campo, ogni volta che il giudice di sedia chiamava il punteggio. Quanto a Federer, i due si sono ritrovati tre anni dopo in doppio (a Basilea, vinse Federer) ma non hanno mai avuto una particolare relazione. “Ci siamo sempre salutati, ma non siamo mai andati oltre – racconta Arnold – l'ultima volta l'ho visto proprio a Gstaad, nel 2013, in uno dei suoi momenti più difficili. L'ho visto in hotel, ma era con sua moglie. Non mi sono sentito di disturbarlo. Se un giorno avessi l'occasione di parlargli, gli chiederei cosa ricorda di quella partita e se un giorno gli piacerebbe giocare un doppio insieme a me, magari a Gstaad. Mio padre Henri, ex professionista, è molto anziano ed è un supo tifoso. Sarebbe il finale più bello”.

Lucas Arnold si è tolto parecchie soddisfazioni in Coppa Davis: qui esulta dopo un doppio vinto insieme a Willy Canas