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ANALISI

Attaccante e terraiolo: il paradosso vincente di Tsitsipas

Sempre più indizi fanno pensare che la terra rossa sia la superficie migliore per Stefanos Tsitsipas. Raramente accade per un giocatore dal tennis offensivo, ma il greco ha creato il prototipo di un nuovo genere di terraiolo. Sarà la chiave per detronizzare Nadal a Parigi?

Riccardo Bisti
23 aprile 2021

Dal 2005 a oggi, soltanto tre edizioni del Roland Garros sono state vinte da un giocatore diverso da Rafael Nadal: 2009 (Federer), 2015 (Wawrinka) e 2016 (Djokovic). Lo spagnolo ha perso solo due partite sull'amato Philippe Chatrier: nel 2009 contro Soderling e nel 2015 contro Djokovic. L'anno successivo si sarebbe ritirato a metà torneo. Per il resto, giusto un centinaio di vittorie. In altre parole, nessun avversario ha rappresentato un'alternativa credibile, almeno con la dovuta costanza. Certo, in diversi lo hanno messo in difficoltà: il primo Federer, lo stesso Djokovic, talvolta Fognini, di recente Thiem... ma all'appuntamento più importante ha sempre bussato Rafa da Manacor. Viste le incertezze mostrate tra Monte Carlo e Barcellona, ci si domanda chi potrà essere il nuovo Grande Sfidante. Dal mazzo monegasco è uscito il nome che non ti aspetti: Stefanos Tsitsipas. Il greco si è aggiudicato il suo primo Masters 1000 e sta confermando il gran momento anche a Barcellona, laddove ha vinto bene i suoi primi due match. Oggi sfiderà Auger-Aliassime per un posto in semifinale.

Forse è un po' presto per candidarlo a possibile sfidante, anche se sarebbe interessante vederlo in un'eventuale finale catalana contro Nadal, anche soltanto per confrontarla con quella del 2018 (primo scontro diretto tra i due, netto 6-2 6-1 per Rafa). Tuttavia, è opportuno approfondire le ragioni del suo feeling con la terra battuta. Interprete di un tennis brillante e offensivo, Tsitsipas potrebbe cambiare il paradigma del terraiolo, ancora oggi aggrappato al cliché del pedalatore tutto muscoli. Intanto è cresciuto su questa superficie, proprio come Roger Federer. Pochi lo ricordano, ma i primi grandi risultati dello svizzero (primo quarto Slam e primo titolo Masters 1000) sono arrivati proprio sul rosso. “Dai 6 ai 14 anni di età mi sono allenato quasi esclusivamente sulla terra – dice Tsitsipas – probabilmente ho giocato più di Nadal su questa superficie! Penso che sia perfetta per imparare a giocare: ti insegna a scivolare, a sentire il gioco, a tenere il palleggio: sono le basi del tennis. È più facile passare dalla terra alle altre superfici che il contrario”.

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"Il dritto di Tsitsipas mi ricorda un po' quello di Del Potro, ma con la palla che gira molto di più"
Patrick Mouratoglou

Il grande tennis espresso da Tsitsipas sulla terra battuta di Monte Carlo

Tale agio viene confermato da un dato statistico: Tsitsipas è in grado di imprimere moltissima rotazione, con entrambi i fondamentali. Nella finale di Monte Carlo, il suo dritto produceva 3.260 giri al minuto, il rovescio 2.760. Cifre che lo collocano più o meno sul livello di Nadal e Thiem. Secondo le medesime statistiche, soltanto Casper Ruud e Matteo Berrettini producono più topspin con il dritto, mentre il solo rovescio di Jannik Sinner è più arrotato del suo. Ed è pacifico che una palla carica di rotazione sia particolarmente efficace sul rosso. Di sicuro, più che su altre superfici. “Stefanos è in grado di colpire la palla con il giusto mix tra potenza e rilassatezza: due concetti opposti che gli permettono di generare un topspin estremo – dice Patrick Mouratoglou, che ospita il greco nella sua accademia – il suo dritto mi ricorda un po' quello di Del Potro, ma con la palla che gira molto di più”. Il dritto di Tsitsipas non lascia fermo l'avversario in termini di pesantezza o velocità, ma è un rullo compressore che su questi campo è molto efficace. Ma andiamo avanti: un conto è avere le armi per giocare bene sulla terra, un conto è usarle. E Tsitsipas è decisamente a suo agio con gli schemi rossi.

In particolare, il suo rovescio incrociato è pesante, profondo e carico di rotazione. Costringe gli avversari sul lato del rovescio e gli permette di girarsi e offendere con il dritto. Stefanos lo sa, e ha paragonato il tennis su terra al gioco degli scacchi. “Se sei troppo offensivo, lo pagherai. Devi essere aggressivo ma senza esagerare. Servono pazienza, intelligenza e capacità di attendere il momento giusto”. C'è poi un altro aspetto piuttosto sottovalutato, peraltro condiviso col miglior Federer: la qualità in difesa. “Sono certamente un attaccante, è il gioco che mi riesce meglio – racconta – però sulla terra è altrettanto importante avere una buona difesa”. A lui non manca: rapido con le gambe, dotato di una mano delicata e capace di sostenere scambi piuttosto lunghi. “È migliorato molto in questo – prosegue Mouratoglou – in passato ripiegava troppo spesso in difesa, magari giocando il dritto in slice quando era in difficoltà. Ci abbiamo lavorato e adesso è molto più bravo nella transizione verso l'attacco. È molto importante, perché nel tennis di oggi è necessario trascorrere in difesa il minor tempo possibile. Nella finale contro Rublev è stato perfetto in questo senso”.

Il rovescio di Tsitsipas è in grado di generare una rotazione di 2.760 giri al minuto

Tsitsipas ha già battuto Nadal sulla terra battuta. Saprà ripetersi?

Per arrivare a questo livello, tuttavia, è necessario un certo lavoro fuori dal campo. Da giovane, Stefanos era magrolino e giocava quasi esclusivamente di braccio. Nell'accademia di Mouratoglou ha trovato un ottimo preparatore atletico in Frederic Lefebvre, il quale ha costruito un fisico perfetto per le esigenze del tennis attuale: 193 centimetri di altezza, grande potenza, velocità di gambe e neanche un filo di grasso. “Si può sempre migliorare, ma credo che non sia molto distante dalla perfezione” dice con orgoglio Mouratoglou. Per adesso, il suo palmares non lascia intendere una particolare predilezione per il rosso, poiché ci ha vinto solo due titoli su sei (Estoril 2019 e – appunto – Monte Carlo), però ha colto tre finali e lo scorso anno è stato molto competitivo a Parigi, portando Djokovic al quinto in una bella semifinale. La sensazione è che quest'anno si presenterà come qualcosa più che un semplice outsider.

Il bello è che si propone con uno stile nuovo, da attaccante, o almeno da completo a tutto campo, un po' come Federer o Pete Sampras, con cui condivide le origini greche e la data di nascita (12 agosto, sia pure con 27 anni di differenza). Secondo Mouratoglou (anche lui con radici greche), il bello di Tsitsipas è che il suo tennis può essere efficace un po' ovunque. “Se ci fate caso, sulla terra non gioca in modo troppo diverso di quanto faccia altrove. Semplicemente, utilizza meno lo slice e arrotonda di più le traiettorie. Non ha bisogno di particolari adattamenti, per questo si trova così a suo agio”. È ancora presto per capire se sarà lui il prototipo del terraiolo moderno, ma non c'è dubbio che sia un serio candidato a fare grandi cose. Perché no, anche ad ambire a battere Nadal a Parigi. In fondo lo ha già sconfitto sulla terra (Madrid 2019) e in uno Slam (due mesi fa in Australia). Il suo sponsor tecnico sembra crederci, al punto da avergli preparato una polo rosso fuoco. Forse è un caso, forse no.