The Club: Bola Padel Roma
AUSTRALIAN OPEN

Tequila bum bum Mannarino

“Vinco a 35 anni perché ho iniziato a bere tequila”. L'ascesa tardiva di Adrian Mannarino è una grande storia: ha battuto il rampante Shelton in cinque e ore e adesso sfida Djokovic, ma non lo sa ancora. “Non ho bisogno di preparare i match in modo particolare. Gli altri sono ossessionati dalla routine, per me sono str....”.

Riccardo Bisti
19 gennaio 2024

“Prendo in prestito una frase di Richard Gasquet: dopo un'ora contro di me, non sai più come giocare”. L'essenza di Adrian Mannarino è tutta qui. Nella prima parte della sua carriera, era uno come gli altri, uno normale. Poi si sono accorti che è diverso, per una serie di fisime tutte particolari: la tensione-fionda delle corde e (soprattutto) il desiderio di non voler conoscere in anticipo il nome del suo avversario. Hanno tirato fuori il tema anche dopo la spettacolare vittoria contro Ben Shelton, cinque set di tennis purissimo, in un'atmosfera spettacolare. Di solito, con quanto anticipo apprende contro chi giocherà? “Dipende.Io non voglio pensarci troppo. Oggi ero al ristorante, volevo vedere in quale campo avrebbero giocato i miei amici Mahut-Roger Vasselin (hanno poi perso da Bolelli-Vavassori, ndr), ed è comparso il mio match sullo schermo. L'altro giorno, l'autista che mi ha portato a Melbourne Park voleva essere gentile e mi ha augurato buona fortuna contro Jaume Munar. L'ho scoperto così: molta gente non lo sa, ma va bene. Di solito lo scopro circa un'ora prima”. Impresa mica da ridere, nel bombardamento informativo di oggi, al punto che prima di ogni intervista chiede la cortesia che non gli vengano fatte domande sul match successivo. Ma adesso è entrato nella terza fase della sua carriera, inattesa per molti, forse anche per lui: è diventato un top-player a 35 anni. Numero 1 di Francia, numero 19 ATP, sempre più sotto la luce dei riflettori.

Come in United Cup, quando ha guidato il team francese e si è fatto apprezzare, soprattutto dai suoi compagni. Nelle interviste va dritto al punto, non è molto loquace. “Però in squadra è molto divertente, fa anche black humour, con lui si ride molto” ha detto Edouard Roger-Vasselin, che ha guidato il team francese. Mannarino non sa ancora che domenica affronterà Novak Djokovic, il peggior avversario possibile. Ci ha perso quattro volte su quattro, in due occasioni a Wimbledon. Mannarino ha uno scoraggiante 0-27 contro i Big Four, eppure nessuno vuole affrontarlo. Perché sfugge ai dogmi, ai rituali, a tutto. Basta guardarlo: da tempo, non ha uno sponsor per l'abbigliamento. Indossa capi reperibili al supermercato, al massimo da Decathlon. Incredibile, considerando la sua forza (e la conseguente visibilità mediatica). Ancora di più se pensiamo che sempre più brand si sono tuffati nel tennis. Pensiamo ad Armani, alla stessa BOSS. Dallo scorso marzo, Ben Shelton veste On, il brand di proprietà di Roger Federer. “Io preferisco indossare abiti con cui mi trovo bene. Meglio che promuovere un marchio che non mi piace molto... un giocatore del mio livello può sperare di avere un contratto di 40-50.000 euro all'anno con un marchio di abbigliamento, ma vincendo un solo match in uno Slam puoi vincerne il doppio. La mia priorità è sentirmi bene con gli abiti che scelgo in prima persona”.

L'esibizione in Russia

Lo scorso dicembre, Mannarino ha partecipato a un'esibizione a San Pietroburgo, cui hanno preso parte alcuni atleti dell'Europa occidentale (doveva esserci anche Jasmine Paolini, che però ha rinunciato). Le tenniste ucraine hanno denunciato la questione, lui ha tagliato corto. “Sono un tennista professionista, non mi occupo di politica o altro. Ci sono andato, ho fatto il mio lavoro e stop. Non sostengo nulla. È stato un evento privato, non c'era alcun sostegno politico. Non c'è niente di cui parlare”. 

Non ha gusti particolarmente arditi poiché indossa t-shirt monocolore, senza particolari pretese. Ma gli sponsor non scendono in campo, così come i colori sgargianti non vincono le partite. Mannarino ha raggiunto gli ottavi a Melbourne, eguagliando il suo miglior risultato di sempre: in 54 partecipazioni aveva scavallato per tre volte la prima settimana di uno Slam (Australian Open 2022 e Wimbledon 2017-2018). Non ha mai raggiunto i quarti e non sarà facile riuscirci a Melbourne, visto che una vittoria contro Djokovic sarebbe un mezzo miracolo, specie dopo la performance del serbo contro Tomas Etcheverry. Chissà cosa penserà quando apprenderà il nome del suo avversario. Il vantaggio è che avrà un avvicinamento sereno, anche se il suo buio cognitivo gli crea qualche problema. “Non ho bisogno di preparazione specifica, c'è chi vuole allenarsi con un mancino se gioca con un mancino, o con un destro se gioca con un destro – racconta Adrian, nato il 29 giugno 1988 a Soisy-sous-Montmorency, meno di 20.000 abitanti nell'hinterland parigino – per me sono stron...., ma è uno dei motivi per cui fatico a trovare dei giocatori con cui allenarmi. Tutti sono impegnati nella loro preparazione, vogliono che tutto sia perfetto. Per me non ha importanza”.

A volte non è nemmeno necessario allenarsi, poiché giovedì è rimasto in campo per un quarto d'ora con il suo coach, Erwann Tortuyaux, poi ha bloccato tutto. “Basta così, ho giocato a sufficienza negli ultimi giorni”. Aveva lottato per cinque set contro Stan Wawrinka, altrettanti contro Jaume Munar. Già che c'era, ha fatto altrettanto contro Ben Shelton. Una battaglia infinita, 4 ore e 46 minuti in cui è stato a un passo dal baratro mentale. “Sono rimasto colpito da quanto sia migliorato Shelton – racconta – mi ha portato via il terzo set, nonostante non abbia commesso chissà quale errore. Quando l'ho perso, ho pensato che avrei avuto un brutto game al servizio e avrei perso 6-4 al quarto”. Invece si è imposto 7-6 1-6 6-7 6-3 6-4, mantenendo i nervi saldi negli ultimi game. “A un certo punto ho spento il cervello e ho smesso di pensare al dolore e alla fatica. Mi sono concentrato solo sulla corsa e sul colpire una palla alla volta. C'era una grande atmosfera”.

Adrian Mannarino ha vinto cinque titoli ATP, ma tre di questi sono arrivati negli ultimi sei mesi: Newport, Astana e Sofia

Il segreto della seconda giovinezza di Adrian Mannarino? "Ho iniziato a bere tequila..."

Alla fine i tifosi francesi sono impazziti di gioia, perché le stranezze di Mannarino – se sapute guardare – conquistano. Come la battuta durante l'intervista sul campo: “Come ho fatto a migliorare dopo i 34 anni? Ho iniziato a bere tequila, aiuta a non pensare e rilassa i muscoli”. La sua amica Caroline Garcia ha detto che rappresenta una speranza per tutti i normodotati di giocare ad alti livelli. “Di lui colpisce il tempismo sulla palla, usa tutto il corpo per prepararsi, sa usare gli angoli ed è bello da vedere. Non importa l'altezza”. 180 centimetri per 79 chili di peso, Mannarino guarda dal basso quasi tutti gli avversari, ma dopo oltre 1.100 partite (il suo primo match professionistico risale al 2004) possiede la forza dell'esperienza. E con il tempo è diventato un maratoneta, merito di una preparazione atletica maniacale. Gli altri pensano che esageri, ma i risultati gli danno ragione.

Il suo bilancio nei match di cinque set parla di 14 vittorie e 4 sconfitte: dopo il KO contro Andy Murray allo Us Open 2015, ha vinto undici delle successive dodici. L'unica l'ha persa a Wimbledon 2018, contro Roger Federer, ma non riuscì a finirla per un infortunio al ginocchio (che gli costò otto settimane di stop). Djokovic lo sa, e farà di tutto per evitare che il match finisca in bagarre. Adrian Mannarino va trattato come un top-player, anche se mantiene la sua modestia naif. “Non è che il mio livello sia cambiato – ha raccontato durante l'off-season – semplicemente, ho vinto alcune partite contro avversari che battevo in allenamento. In partita è più difficile, ma basta riuscirci 4-5 volte e cambia tutto”. E sa che la terra battuta non gli sarà mai amica. In estate ci saranno il Roland Garros, Wimbledon e le Olimpiadi a Parigi. “Non c'è dubbio che Wimbledon sia l'evento più importante, per me. La terra battuta è un cimitero”. Chissà se parteciperà ai Giochi. Ma Adrian Mannarino è questo, prendere o lasciare.