Il Novak di Indian Wells ha 57 anni e fa il raccattapalle

CURIOSITÀ

20 marzo 2022

Riccardo Bisti

In assenza di Djokovic, il BNP Paribas Open ha accolto un altro Novak: si tratta del raccattapalle Jim Novak, reclutato vista la carenza di personale tra i ragazzini. “Non credevo che fosse così faticoso”. Ma si è conquistato la stima di tutti, oltre a un'improvvisa popolarità. 

Noi siamo abituati a vedere dei ragazzini, al massimo qualche adolescente. Negli Stati Uniti c'è una mentalità diversa: il ruolo di raccattapalle, pardon, ballboy, è aperto a tutti. Lo Us Open concede la passerella a dei reduci di guerra, mentre a Indian Wells c'è un signore di 57 anni che prende molto sul serio il suo lavoro. E in assenza di Djokovic, è l'unico Novak presente all'Indian Wells Tennis Garden. “Scherzando, molti mi hanno chiesto se fossi sicuro di avere 18 anni” racconta al Desert Sun Jim Novak, la cui avventura come ballperson (difficile dargli del boy o del kid...) è nata un po' per caso, lo scorso ottobre. A causa della pandemia, il BNP Paribas Open si è trovato con meno raccattapalle del solito. È capitato che diversi match avessero soltanto quattro ballboys rispetto ai soliti sei. Tradizionalmente, Indian Wells recluta ragazzi tra i 14 e i 21 anni, ma data la situazione hanno aperto ad altre fasce d'età.

“Stavo guardando una partita con soli tre raccattapalle e dissi che avrei dovuto farlo se avessero avuto bisogno di volontari” racconta Novak, la cui gamba sinistra è completamente tatuata. Il caso ha voluto che lo scorso gennaio il torneo abbia aperto agli adulti. “L'introduzione degli adulti è stata una necessità” racconta Juan Garrido, responsabile dei raccattapalle del BNP Paribas Open. Nell'ultima edizione pre-pandemia, nel 2019, ne erano stati arruolati 330. Lo scorso ottobre erano a malapena la metà. Quest'anno sono circa 200, il che ha permesso di avere il classico equipaggio di sei ragazzi a ogni partita. Senza particolari certezze su come si sarebbe evoluta la pandemia, è stato lui a lanciare il bando per gli adulti. “Le risposte mi hanno sorpreso: ci aspettavamo una decina di candidature, invece ne abbiamo ricevute un centinaio in tre giorni. E non arrivavano solo dalla California, ma da ogni zona degli Stati Uniti, compresa New York”.

Secondo Jim Novak fare il raccattapalle è impegnativo fisicamente, ma lo è ancora di più sul piano mentale

A quel punto ha dovuto chiarire che fare il raccattapalle non è uno scherzo. Non è sufficiente candidarsi per essere arruolati. C'è un vero e proprio processo di reclutamento e soltanto i migliori vengono scelti. E non voleva che qualcuno proveniente da chissà dove comprasse un biglietto aereo e affittasse una stanza per due settimane, pensando di lavorare ogni sera a due passi dai campioni. Quando i candidati hanno ricevuto i dovuti chiarimenti, si sono più che dimezzati. Erano rimasti in 40, i quali si sono sottoposti a un addestramento durato un paio di weekend. Soltanto in 16 ce l'hanno fatta. Tra loro, anche Jim Novak: “È stato molto difficile, io mi ero preparato lanciando le palle e facendole rotolare, pensavo che fosse tutto lì. Nel mio cortile ero davvero bravo, ma non mi rendevo conto delle complessità del ruolo. Se ti fai trovare posizione puoi fare davvero un pasticcio in stile Kramer”.

No, non il campione degli anni '40 che poi avrebbe lanciato un tour professionistico: è il personaggio della sit-com Seinfeld, un raccattapalle (adulto) allo Us Open. Talmente zelante che finì per ferire un tennista. Secondo Novak, il ruolo è piuttosto impegnativo fisicamente. “Mi risveglio dolorante ogni mattina: anche se sei in buona forma, non sei abituato a fare questi piccoli scatti, muoverti ad angoli retti con grande rapidità”. Tuttavia, è ancora più stressante sul piano mentale. “Restare concentrato per così tanto tempo è faticoso. Su ogni singolo punto, il cervello è focalizzato al 100% su dove far andare la palla, dove farsi trovare e agire in simbiosi con il resto del team”. A proposito di squadra, dice di essersi trovato benissimo con i baby-colleghi, anche se non esistono team fissi: si va a rotazione.

Novak e i suoi baby colleghi vengono "catechizzati" dal responsabile Steven Granik

“Mi trattano come uno di loro, anche se all'inizio è capitato che mi scambiassero per un coordinatore o qualcosa del genere – dice con una risata – ma quando si rendono conto che sono uno di loro, mi accettano come uno della squadra”. Diversi amici lo hanno seguito dal vivo, altri si sono addirittura abbonati a Tennis Channel Plus per vederlo in TV: gli hanno detto che sembra molto serio, fin troppo. “Ma cosa dovrei fare? Dare il cinque ai giocatori? La verità è che mi diverto molto”. Il ruolo gli ha dato inattesa popolarità, già prima dell'intervista con il Desert Sun: ha ricevuto diversi screenshots che lo ritraggono in televisione e gli è capitato di essere fermato da tre donne mentre era a pranzo: lo hanno riempito di domande e gli hanno chiesto in quale match avrebbe lavorato, in modo da andarlo a vedere. “E il giorno dopo appena mi hanno visto mi sono venute incontro tutte felici, come se fossi una celebrità. Ci siamo fatti una risata”. La cosa importante è che sta facendo un ottimo lavoro: Garrido ha ricevuto soltanto relazioni positive. “È sempre molto positivo, i ragazzi sono entusiasti di lavorare con lui. A volte li aiuta, fa un po' da mentore. Il suo ingresso è stata un'aggiunta molto piacevole al nostro team, è qualcuno di cui non bisogna preoccuparsi”.

Tuttavia, la sua avventura potrebbe terminare oggi, con gli ultimi match. Già, perché non ci sono certezze sulla policy dei raccattapalle per il 2023. In un contesto ideale, dovrebbero tornare al tradizionale reclutamento dei ragazzi tra i 14 e i 21 anni. Jim lo sa, è consapevole di essere una sorta di ripiego, ma sarebbe felice di andare avanti. “Ho detto loro che sono qui per aiutare, se hanno bisogno di me. Se non serve più, basta che me lo dicano. So che sono a corto di personale, hanno bisogno di aiuto e io mi sto divertendo”. Un entusiasmo talmente grande che sì, forse meriterebbe una chance anche l'anno prossimo. Un'esenzione speciale, molto più easy rispetto a quella che aveva chiesto Novak Djokovic in Australia. E la meriterebbe, perchè questa esperienza ha cambiato per sempre il suo modo di vedere il tennis. “Non guarderò mai più una partita in modo tradizionale, perché trascorro tutto il mio tempo a osservare i raccattapalle”.

ASICS ROMA