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WTA FINALS

Nostradamus Swiatek si riprende il trono

Mente libera e meno rischi: con questi ingredienti, Iga Swiatek si è ripresa all'ultimo respiro la leadership WTA. Ha dominato la peggiore edizione del Masters, perdendo 20 game in cinque partite. In finale ha rifilato un duro 6-1 6-0 alla Pegula. Era stata l'unica a prenotare per martedì il viaggio di ritorno...

Riccardo Bisti
7 novembre 2023

La peggiore edizione di sempre delle WTA Finals lascerà un paio di fotografie. Da una parte, il disastro organizzativo: difficilmente si poteva fare peggio, tra ritardi e situazioni paradossali. Pioggia e uragani hanno reso ancora più grottesca una settimana priva di buoni match, terminata al lunedì a causa del maltempo. Perché, parliamoci chiaro, lo spettacolo è stato scadente. Ma è giusto celebrare la vincitrice: Iga Swiatek ha confermato a Cancun quanto si era già visto a Pechino, restaurando un dominio che si era interrotto allo Us Open dopo 75 settimane. È stata l'edizione più dominante di sempre: dal suo punto di vista non ha nessuna importanza che siano mancati spettacolo, equilibrio e atmosfera. In cinque partite ha perso venti game, una media di due per set. E se non avesse avuto un inizio un po' zoppicante contro Marketa Vondrousova, i numeri sarebbero stati ancora più clamorosi.

Poco importa: ha comunque polverizzato il primato di Serena Williams, che nel 2012 perse 32 giochi nella corsa al titolo. La finale è stata una non-partita, una sorta di punizione per WTA e organizzatori, co-responsabili di una settimana in cui si è parlato pochissimo di tennis giocato e molto (troppo) di politica. La prima ha commesso il grave errore di ufficializzare la sede con appena 50 giorni d'anticipo, peraltro per il terzo anno di fila. Errare è umano, perseverare è diabolico, insistere è ancora peggio. I messicani hanno più alibi, però rendere disponibile il campo ad appena 24 ore dal via è imperdonabile. La WTA ha detto di aver ascoltato le lamentele delle giocatrici, promettendo di farne tesoro, anche se Martina Navratilova non ha risparmiato bordate nei confronti della leadership di Steve Simon. A suo dire dovrebbe essere destituito, magari a favore di una donna.

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«Ovviamente pensi al numero 1, ma le condizioni di gioco mi hanno permesso di concentrarmi sui colpi, sul gioco di gambe... tutto questo mi ha aiutato a non pensare a tutto il resto» 
Iga Swiatek

In questa piccola polveriera, la Swiatek – novella Nostradamus – era stata l'unica a prenotare il volo di ritorno per martedì, e non lunedì come tutte le altre. Un segno del destino. Sul campo ha spazzato via le avversarie, impiegando 59 minuti per battere Jessica Pegula in finale. 6-1 6-0, un dominio che non autorizza nessun tipo di cronaca. 1-0, 1-1, poi undici game di fila hanno accompagnato la polacca verso il 17esimo titolo (su 21 finali: eguagliata Chris Evert). Era favorita, certo, ma nessuno pensava a un dominio simile. Un po' perché quest'anno la Pegula l'aveva battuta due volte (United Cup e a Montreal), un po' perché l'americana era stata dominante quasi quanto lei. In fondo non aveva perso un set contro Sakkari, Sabalenka, Rybakina e Gauff in semifinale. Le premesse per un buon match c'erano tutte, ma il nuovo spirito della Swiatek ha ristabilito le gerarchie già viste nel 2022, anche sul piano numerico: vincendo il torneo, la polacca si è ripresa in extremis la leadership WTA.

Perdere il primato l'aveva scossa più di quanto immaginasse, allora ha lavorato duramente su se stessa dopo la batosta allo Us Open. “Non mi sono fatta ossessionare dall'obiettivo e mi sono impegnata a giocare più tranquilla, migliorandomi sia come giocatrice che come persona. Non so se sarà possibile rivivere una stagione come il 2022. Ho accettato che non ci sarà più un'annata del genere”. La Swiatek ha lavorato su due aspetti: il primo di natura mentale, cercando di non farsi travolgere dai pensieri legati alla classifica. Il secondo è puramente tecnico: meno rischi, minore ricerca delle righe. Giocare in sicurezza si è rivelato molto efficace. Paradossalmente, le difficili condizioni di Cancun le hanno dato una mano. “Non volevo che la lotta per il numero 1 avesse un impatto su di me – ha detto – ovviamente ci pensi, ma quando sono andata in campo ho pensato a cose diverse. Le condizioni di gioco mi hanno permesso di concentrarmi sui colpi, sul gioco di gambe... tutto questo mi ha aiutato a non pensare a tutto il resto”.

Quest'anno Iga Swiatek si è aggiudicata sei tornei: Doha, Stoccarda, Roland Garros, Varsavia, Pechino e WTA Finals

Iga Swiatek chiuderà l'anno al numero 1 per il secondo anno di fila. È la più giovane a riuscirci dai tempi di Carolina Wozniacki (2011 e 2012)

Impressiona la grafica della direzione dei suoi colpi: 32% verso sinistra, 31% in mezzo, 37% verso destra. Nessuna ricerca ossessiva degli angoli e appena nove colpi vincenti. Iga è talmente superiore che non ha bisogno di strafare, come forse le era accaduto qualche volta di troppo durante la stagione. Risultato? Dopo lo Us Open ha vinto 12 partite su 13 (unica sconfitta contro Veronika Kudermetova a Tokyo) e ha scritto un pezzetto di storia, consegnando al Masters la finale più squilibrata di sempre, battendo i primati di Martina Navratilova e Kim Clijsters, che nel 1983 e nel 2003 lasciarono due game alle avversarie (Evert e Mauresmo). Sarà pur vero che il 2022 è stato migliore, a partire dai due titoli Slam e la serie di 37 vittorie di fila, ma i numeri dicono che quest'anno ha vinto una partita in più (68), e che una Swiatek in palla è ancora (molto) dominante.

In tutto l'anno ha rifilato venti bagel alle avversarie, compresi un paio durante le WTA Finals, contro Vondrousova e Pegula. Per trovarne così tanti bisogna andare indietro di trent'anni, agli anni in cui il tennis femminile era un duopolio tra Steffi Graf (1991) e Monica Seles (1992). Insomma, il tennis femminile ha ritrovato la sua leader. Una regina più che degna, anche se forse non è il volto ideale per alimentare la popolarità mainstream del gioco. Ma non è colpa sua, e non è nemmeno compito di Iga snaturarsi per rendere più popolare il tennis in gonnella. Quello, semmai, spetta alla WTA, a partire dalla necessità di organizzare il Masters in modo decente. Dall'anno prossimo si andrà in Arabia Saudita: al netto dei forti dubbi sulla scelta di giocare lì, si spera che i petrodollari garantiscano un accettabile standard organizzativo.

WTA FINALS CANCUN – Finale
Iga Swiatek (POL) b. Jessica Pegula (USA) 6-1 6-0