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L'IMPRESA

La danza loca di Lorenzo il guerriero

Straordinaria vittoria di Lorenzo Sonego contro Dominic Thiem al Foro Italico, al termine di una battaglia di oltre tre ore. Festeggiata ballando sulle note di Loca di Aka7even.

Riccardo Bisti
14 maggio 2021

Aveva quello sguardo un po' così, Lorenzo Sonego, il 9 maggio 2016. Era fuori dai top-300 ATP e aveva conquistato una wild card per gli Internazionali BNL d'Italia vincendo le pre-qualificazioni. Lo avevano programmato sul Campo 2 per affrontare Joao Sousa, era pieno giorno e faceva molto caldo. Aveva quello sguardo un po' così, al momento di entrare in campo. Mentre si avviava verso le panchine, con ancora il borsone in spalla, ha incrociato gli occhi di Gian Piero Arbino, per tutti Gipo, il coach di una vita. Uno sguardo facilissimo da decifrare: “Guarda dove siamo arrivati. Ti rendi conto?”. Giocare al Foro Italico era come tuffarsi a Gardaland, Disneyland, nel più bel parco giochi possibile. Quel giorno, era uno dei tanti che sgomitano nelle retrovie. Si stava scrostando dai tornei ITF per piombare nel mondo Challenger, e dentro il borsone aveva il sogno di ogni aspirante professionista: entrare tra i top-100, la linea di demarcazione tra chi vive di tennis e chi si deve arrabattare. Perse quella partita, arrivando a due punti dal vincerla, ma incassò i complimenti del portoghese (allora top-30 ATP).

Forse neanche Gipo Arbino – papà adottivo, quello naturale Giorgio non si arrabbierà – avrebbe creduto che cinque anni e quattro giorni dopo, cinquanta metri più in là e con quindici gradi in meno, l'ex cucciolo di Santa Rita sarebbe diventato l'Eroe Nazionale del Tennis Italiano. In altri tempi avremmo scritto Salvatore della Patria, ma oggi un quarto di finale al Foro Italico non è un più un risultato da urlo, e nemmeno una sorpresa. Ci stiamo facendo la bocca buona: Sinner a Miami, Berrettini a Madrid, tornei sparsi vinti qua e là, prospettive infinite... Epperò questo torneo di Roma non era andato troppo bene. Donne non pervenute, Sinner beffato dal sorteggio, Berrettini travolto dalla stanchezza, Musetti da una slavina di ace... Rischiavamo di restare senza un giocatori nei quarti, peraltro in un giorno non troppo felice per il tennis, rimasto senza rappresentanti nella Giunta Nazionale CONI. Rimaneva soltanto Sonego, ma nessuno immaginava che potesse battere Dominic Thiem. Numero 4 del mondo, (bi)finalista al Roland Garros, vincitore dello Us Open. Un big vero, peraltro sulla sua superficie preferita. Un big dalle grandi ambizioni, reduce dalla semifinale a Madrid, colta senza giocare al meglio. Tutti – lui per primo – si aspettavano un passo in più.

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Forse nemmeno coach Gipo Arbino credeva che sarebbe venuto su un giovane uomo di 191 centimetri col servizio-bomba, il dritto fulminante, la rapidità di un felino e una testa perfetta per il tennis. 

Lorenzo Sonego ha firmato l'impresa più bella in carriera battendo Dominic Thiem

Non avevano fatto i conti con Sonego, autore di una prestazione senza senso. Ci ha messo dentro tutto, nel 6-4 6-7 7-6 durato tre ore e ventiquattro minuti spezzate in due dalla follia-coprifuoco. Terminato il secondo set, intorno alle 21.30, hanno mandato via il pubblico per rispettare (in via del tutto ipotetica) il limite delle 22. C'erano circa 2.000 persone a fare un gran tifo per Sonego, uno che sa trascinare la gente con quel suo atteggiamento puro, che trasuda genuinità. Viste le complessità della viabilità romana, c'è da credere che nessuno sia arrivato a casa per le 22. Senza alcuna ragione logica né scientifica, è stato impedito loro di assistere a un terzo set fantastico. Forse uno dei migliori match dell'anno. A scanso di equivoci, Thiem non era a Roma in vacanza. È venuto per vincere il torneo, e non potrebbe essere altrimenti. Parigi a parte, Roma è (con Monte Carlo e Madrid) il torneo rosso che offre più punti. Con lui c'erano coach Nicolas Massu, il fratellino Moritz e il fisioterapista-mago Alex Stober. Non ha giocato al 100%, ma buona parte del merito è di Sonego e del suo tennis fatto in casa, forgiato da un tecnico che sa ancora essere una brava persona in mezzo ai pescecani del professionismo.

La buona notizia è che Arbino ha 66 anni ed è destinato a restare così. Meno male. Lui credeva in Sonego negli anni dell'adolescenza, quando nessuno ci avrebbe scommesso e il suo allievo arrancava addosso alle recinzioni dei campi di periferia, ben distante dalle linee di fondocampo. Ma forse nemmeno lui credeva che sarebbe venuto su un giovane uomo di 191 centimetri col servizio-bomba, il dritto fulminante, la rapidità di un felino e una testa perfetta per il tennis. Già, perché Sonego possiede un pregio infinito: sul campo pensa poco. Il cervello non gli va mai un fumo. Ha le sue idee, i suoi concetti in testa e li porta avanti. Nulla di quello che accade lo condiziona nei punti successivi. E poi è umile, simpatico e sa migliorare. Contro Thiem ha tirato alcuni rovesci in controbalzo da non crederci, soprattutto per chi conosce l'evoluzione di quel colpo. Sa giocare un'ottima palla corta e – anche se è ancora un po' grezzo nelle volèe (ne ha sbagliate alcune importanti) – non ha paura nel presentarsi a rete. Questo mix lo ha portato tra i top-30 ATP, laddove tornerà lunedì prossimo a prescindere dall'esito del quarto di finale contro Andrey Rublev (ore 19, sempre sul Grandstand, diretta Sky Sport e Canale 20).

Tra le tante armi del bagaglio tecnico di Lorenzo Sonego c'è anche una buonissima palla corta

La finale di Vienna 2020 tra Andrey Rublev e Lorenzo Sonego: i due si ritroveranno nei quarti del Foro Italico

Dovesse vincere, non solo centrerebbe la sua prima semifinale in un Masters 1000, ma eguaglierebbe il best ranking (n.28) e supererebbe Fabio Fognini, diventando numero 3 d'Italia. Ma i numeri contano il giusto: negli occhi rimane una serata magica, in cui Sonego ha dato il meglio di sé sia con il pubblico che nel surreale terzo set, in cui le sue grida belluine hanno risuonato fino all'adiacente Stadio Olimpico. Ha fatto un capolavoro: avanti 2-0, si è fatto raggiungere e superare da un Thiem nervosissimo, salvo annullare un matchpoint sul 5-3, con una coraggiosa discesa a rete. Quando è passato l'ultimo treno, ci si è tuffato per arrivare in zona tie-break. Giocando meglio del suo avversario è salito 5-3, prima che Thiem inventasse due rovesci lungolinea che avrebbero ammazzato un toro. Il primo a 158 km/h, il secondo a 153. “Ok, il campione ha smesso di scherzare” hanno pensato in molti. Invece Sonego ha continuato a giocare come se niente fosse, conquistando gli ultimi due punti e un successo meraviglioso, più bello di quello viennese contro Djokovic. Il serbo è scalpo più importante, ma si presentò in versione similvacanziera. Stavolta Thiem schiumava rabbia, al punto a prendere a calci una fioriera quando non riusciva a chiudere.

Quindi è giusto gioire – e magari godere – per un risultato che profuma di prestigio, ma che Sonego saprà vivere nel modo giusto. Ha già fatto sapere che non aprirà il telefonino fino a venerdì mattina per evitare distrazioni, poi riordinerà le idee per il match contro Rublev. Il russo ha superato Roberto Bautista Agut con un convincente 6-4 6-4 e fu proprio lui a stoppare Sonego a Vienna. Chissà che la magia del Foro Italico non possa consegnare un finale diverso, per il ragazzo che non ha mai nascosto la sua fede calcistica. Talvolta hanno esagerato nel citarla sistematicamente, evidenziando certi valori e dimenticando le sue immense qualità di giocatore. Ma chiunque abbia il Torino nel cuore non può non aver notato un dettaglio. Lorenzo Sonego non era ancora nato, ma il 13 maggio di ventinove anni prima, più o meno alla stessa ora in cui lui batteva Thiem, un grande sogno svaniva nella traversa colpita da Gianluca Sordo ad Amsterdam. Qualcuno avrà pensato a uno strano disegno del destino, la liberazione da un incantesimo grazie a un tennista. Inevitabile sperarlo, dopo le sette sberle incassate la sera prima.