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LA PRIMA VOLTA

"Questo ragazzino serbo è davvero forte..."

Novak Djokovic ha fatto il suo esordio nel circuito ATP nel luglio del 2004 al torneo di Umag contro Filippo Volandri, che ricorda benissimo quel match...

Staff Tennis Magazine italia
24 luglio 2020

Novak Djokovic ha fatto il suo debutto nel circuito ATP nel luglio del 2004, nella bellissima cornice del torneo di Umago. Aveva appena compiuto 17 anni. Ad affrontarlo, Filippo Volandri, maggiore di sei anni e grande specialista del rosso. Volandri vinse 7-6 (5) 6-1, ma il ragazzino non passò inosservato: «Dopo il match, parlavo con altri giocatori e dicevo che questo ragazzino era davvero forte – ricorda Volandri -. Tutti mi dicevano che avrei potuto vincere 6-1 6-1 perché ero stato avanti 5-1 anche nel primo set, però avevo ragione io!». 

Volandri, che quella settimana batté anche Carlos Moya in due set, rammenta perfettamente quel vantaggio nel primo set, ma soprattutto la reazione di Djokovic: «Non lo avevo mai visto giocare prima e stavo vincendo facilmente. Ero già un ottimo giocatore e la sua reazione mi sorprese molto – dice Filippo -. Anche aveva qualche problema di respirazione, reagì benissimo, una qualità che devi avere dentro di te. Ci puoi lavorare, ma la maggior parte dei giocatori ci nascono con quella capacità di non arrendersi e di provare una reazione quando sono in difficoltà. Ecco, quella mostrata da Djokovic in quel match fu impressionante».

Pochi mesi dopo il suo esordio a Umago contro Volandri, Novak Djokovic sfidava Marat Safin all'Australian Open

«Copriva benissimo il campo e riusciva a imprimere tantissima rotazione ai suoi colpi anche se muscolarmente era leggero. Questa è una delle differenze tra un buon giocatore e un campione, la capacità di colpire con forza e spin senza far troppa fatica» Filippo Volandri

Dopo aver vinto il primo set al tie-break, Volandri fece valere la sua esperienza per scappare via anche nel secondo e chiudere il match, nonostante i quattro break subiti: «Fisicamente e in termini di flessibilità, era già di un livello superiore. Copriva benissimo il campo e riusciva a imprimere tantissima rotazione ai suoi colpi anche se muscolarmente era leggerino – continua Volandri -. Questa è una delle differenze tra un buon giocatore e un campione, la capacità di colpire con forza e spin senza far troppa fatica e pur con un fisico non ancora formato».

Volandri è cresciuto nei tornei junior a fianco di un altro fuoriclasse, Roger Federer, quindi sapeva riconoscere un giovane di grande talento: «Quando un ragazzino ha qualcosa di speciale è perfino difficile da spiegare – dice Volandri -: osservi come stanno in campo, la lor attitudine, la forza mentale. Djokovic gestiva i momenti difficili come un professionista anche se era molto, molto giovane. Giocava un po’ troppo lontano dalla riga di fondo ma era normale non avendo ancora un fisico completamente formato. Poi direi che ha molto migliorato questa caratteristica! Durante la sua carriera ha cambiato alcuni gesti tecnici soprattutto col servizio, ma la differenza principale è quanto vicino alla riga di fondo riesce a colpire, senza mai allontanarsi».

Lo straordinario rovescio di Filippo Volandri

Volandri e Djokovic non si sono mai più affrontati dopo quel match a Umago. Da quel momento, Djokovic ha vinto 79 tornei, di cui 17 titoli del Grand Slam e ha chiuso cinque stagioni da numero uno del mondo: «Finito quel match, non avrei potuto pronosticare che sarebbe diventato il numero uno del mondo. Sono cresciuto con Federer vicino ed era evidente che avesse delle qualità fuori dal comune ma è sempre difficile fare previsioni».

Però Volandri aveva ragione nell’affermare che quel ragazzino serbo era davvero molto forte...