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IL CASO

Paura Nadal: Parigi e top-100 ATP a rischio

Esattamente 20 anni fa, Rafael Nadal entrava i top-100 ATP. Il ritiro a Madrid e l'assenza di certezze fanno paura: dovesse saltare l'intera stagione sul rosso, li smarrirebbe dopo il Roland Garros. Secondo gli esperti, la strada per recuperare dall'infortunio allo psoas è ancora complicata.

Riccardo Bisti
21 aprile 2023

Alcuni dettagli preoccupano molto. Ben più del forfait al Mutua Madrid Open, comunicato da Rafael Nadal in un video di due minuti e diciannove secondi, pubblicato via social alle 11.30 di giovedì. Nonostante sia stato vittima di una ventina di infortuni nella sua spettacolare carriera, era sempre riuscito ad avvicinarsi in modo più o meno ideale al Roland Garros. Non gli è mai capitato di arrivarci senza aver giocato una singola partita sulla terra battuta, e soltanto nel 2020 aveva giocato un solo torneo di preparazione (ma era l'anno del Covid, con i tornei sul rosso spostati in autunno). A oggi, questo scenario è la soluzione migliore possibile per Rafa, già costretto a saltare Monte-Carlo e Barcellona. La sua speranza è riuscire a giocare a Roma per presentarsi a Parigi in condizioni accettabili. Ci sarebbe poi un Piano B: partecipare a uno dei piccoli tornei di Lione e Ginevra, in campo subito prima del Roland Garros, giusto per giocare qualche partita. Il Piano C sarebbe un rientro direttamente a Parigi, con tutti i rischi del caso.

“L'infortunio non passa e non posso lavorare come vorrei per competere – ha detto Nadal – mi stavo allenando, ma qualche giorno fa abbiamo deciso di cambire direzione, fare un altro trattamento e vedere se le cose migliorano. Non posso dare tempistiche: se lo sapessi ve lo direi, ma non è così. Questa è la situazione attuale”. Quest'ultima frase, unita al saluto al pubblico di Madrid in cui non ha dato il canonico appuntamento all'anno prossimo, fa temere che la fine del percorso tennistico di Nadal sia vicino al termine. Motivo? La lesione di secondo grado allo psoas iliaco della gamba sinistra. Ma di cosa si tratta esattamente? Lo psoas è il muscolo responsabile della flessione dell'anca, quindi può creare problemi quando la si alza o la si sposta in avanti per muoversi. Qualche settimana fa, Nadal aveva detto che lo strappo aveva interessato anche una piccola parte del tendine. “Si tratta di un infortunio piuttosto lento a guarire” ha detto il dottor Angel Villamor, traumatologo e direttore della famosa Clinica IQTRA di Madrid. Interpellato da El Espanol, ha provato a ipotizzare cosa sta accadendo. Ha esordito con una cattiva notizia: a suo dire, la terra battuta le superficie peggiore per recuperare. Lo psoas viene sollecitato più che altrove, soprattutto per mantenere la postura quando si scivola, e mette a dura prova i tendini.

«Non posso dare tempistiche: se lo sapessi ve lo direi, ma non è così. Questa è la situazione attuale» 
Rafael Nadal

Rafael Nadal aggiorna sulle sue condizioni e annuncia il forfait dal torneo di Madrid

Inizialmente previsto in 6-8 settimane, il periodo di stop si è protratto a oltre 90 giorni e non si sa esattamente dove si trovi la luce in fondo al tunnel. Hanno chiesto a Villamor cosa si fa per risolvere questo problema. “Bisogna rimuovere l'infiammazione per permettere alle fibre muscolari di riavvicinarsi tra loro, però è difficile accelerare il processo di recupero perché ogni volta che lo psoas viene utilizzato scivola contro l'osso e il pube, e questo genera continua irritazione”. Gli indizi fanno pensare che il trattamento non sia andato bene, e che l'attività sul campo (Rafa ha ripreso ad allenarsi il 27 febbraio, direttamente sulla terra battuta) abbia bloccato il miglioramento, se non peggiorato la situazione. Nel video, Nadal ha parlato di un cambio di rotta nelle cure. In cosa potrebbe consistere? “Forse l'iniezione di plasma ricco di fattori di crescita – dice Villamor – ma nell'ipsoas è più invasivo che al tendine del ginocchio perché servono aghi più lungi. Forse hanno aspettato cercando di evitarlo, ma adesso ci provano”.

Le sensazioni del medico sono tutt'altro che positive. A suo dire, se c'è stato un cambiamento di cura è perché non c'è stata alcuna evoluzione e – a livello di sintomi – la situazione è simile a quella di inizio infortunio. “Se fosse migliorato si potrebbe ipotizzare una data per il recupero, ma se all'improvviso cambi rotta significa che non sta andando bene. Penso che un recupero per Parigi sia difficile”. Anche se pronunciata da un esterno (sia pure qualificato), l'ultima frase pesa come un macigno e alimenta incubi, più che suggestioni. Molti sostengono che Nadal dovrebbe giocare le sue ultime partite nel suo feudo personale di Parigi, ma se quest'anno non dovesse farcela che succederebbe? Sarebbe in grado di esserci l'anno prossimo? C'è davvero il rischio che la partita contro Mackenzie McDonald a Melbourne sia stata l'ultima della sua carriera? Interrogativi che profumano di illazioni, ma sono tristemente legittimi.

Qualcuno sostiene che Rafa avrebbe fatto bene a dire addio da trionfatore, con il 14esimo trofeo del Roland Garros tra le braccia

C'è chi teme che la sconfitta contro Mackenzie McDonald a Melbourne possa restare l'ultima partita nel circuito di Rafael Nadal

In molti si domandano se avrebbe dovuto lasciare da trionfatore, lo scorso anno, dopo il quattordicesimo titolo a Parigi. In quei giorni si rincorsero un mucchio di voci secondo cui avrebbe smesso dopo quel torneo. Non è andata così, e come biasimarlo? Dopo il 6-3 6-3 6-0 rifilato a Casper Ruud, il suo bilancio stagionale parlava di 30 vittorie e 3 sconfitte, ed era ancora in lizza per il Calendar Grand Slam. Inoltre le infiltrazioni sembravano aver risolto definitivamente il problema cronico al piede. Ma c'è un antico proverbio yiddish secondo cui... L'uomo pianifica, Dio ride. E dopo il Roland Garros 2022, la carriera di Nadal si è tramutata in un calvario. A Wimbledon si è strappato un muscolo addominale durante il quarto di finale contro Taylor Fritz e il processo di recupero è stato piuttosto lento. I numeri sono impietosi: dopo Wimbledon ha giocato 14 partite, vincendone cinque. È la peggiore sequenza della sua carriera. Poi è arrivato l'incidente australiano, che – parole sue – ha prodotto un dolore fisico ed emotivo che lo ha distrutto. “Non ho altra scelta: devo cercare di avere un atteggiamento giusto e provare a darmi l'opportunità di giocare uno dei tornei che rimangono sulla terra.

Non posso fare altro: lavorare e avere la giusta mentalità” ha detto. Nonostante provasse a sorridere, il tono era cupo e traspariva una certa preoccupazione. Deve esserci parecchia confusione nella testa di Rafa: da una parte lo spirito competitivo – unito all'orgoglio – lo spinge a provarci, ma dall'altra è chiaro che il fisico gli sta presentando il conto dopo 1393 partite tra i professionisti. E c'è un dato che fa impressione: dovesse saltare sia Roma che Parigi, uscirebbe dai primi 100 del mondo, laddove è entrato – pensate un po' – esattamente 20 anni fa, il 21 aprile 2003, dopo il terzo turno a Monte-Carlo. Saltando l'intera stagione sul rosso, perderebbe 2.270 dei 2.715 punti ATP che attualmente compongono il suo bottino. Gliene resterebbero 445 e franerebbe intorno alla 130esima posizione, laddove oggi stazionano Norbert Gombos e Liam Broady. Il dettaglio numerico non avrebbe alcuna influenza sulla sua programmazione (tra wild card e possibile ranking protetto, Nadal potrebbe giocare tutti i tornei che vuole), ma farebbe davvero impressione. E potrebbe spingerlo a immergersi in pensieri che ha sempre rifiutato.