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MIAMI OPEN

L'urlo di Sinner contagia Miami...

Fantastica vittoria dell'altoatesino contro Pablo Carreno Busta, soprattutto per le modalità. In svantaggio 5-2 al terzo, ha annullato cinque matchpoint e si conferma formidabile quando si trova sull'orlo del precipizio. E i margini di crescita sono ancora notevoli. Adesso c'è la sfida-spettacolo con Kyrgios. 

Riccardo Bisti
28 marzo 2022

L'affermazione più acuta l'ha fatta il nostro direttore Lorenzo Cazzaniga, a caldo, subito dopo la surreale vittoria di Jannik Sinner al terzo turno del Miami Open, un 5-7 7-5 7-5 che ha chiuso la porta in faccia a Pablo Carreno Busta. “Sinner è quel giocatore che, sotto cinque match point, pensa comunque di poter vincere. Carreno è quel giocatore che, sopra cinque match point, pensa comunque di poter perdere. Nel loro essere disumano e umano, sono entrambe figure affascinanti” ha scritto il Direktor.

Non ce ne voglia l'ex ragazzo delle Asturie, le cui fragilità mentali sono simboleggiate dalla clamorosa sconfitta contro Kei Nishikori all'Australian Open 2018 (avanti 8-5 nel super tie-break, una chiamata errata lo mandò ai matti, facendogli perdere cinque punti consecutivi), ma è giusto focalizzarsi sul nostro Golden Boy, la cui capacità di tirarsi fuori dalle sabbie mobili sta diventando un marchio di fabbrica. Quella contro Carreno Busta è la sua sesta vittoria dopo aver annullato matchpoint, la terza nel 2022. Ne aveva cancellati tre a Davidovich Fokina a Dubai e altrettanti a Emil Ruusuvuori un paio di giorni fa. Stavolta ha voluto esagerare. Una vittoria da visionario, maturata nel campo intitolato a un altro visionario, quel Butch Buchholz che quasi 40 anni fa ebbe l'idea di creare il fu Lipton, il torneo che più di ogni altro ha saputo avvicinare gli Slam come format e prestigio.

La retorica su coraggio, attributi e rifiuto della sconfitta la lasciamo ad altri, ma non c'è dubbio che vittorie come questa identifichino l'uomo, ancor prima che il giocatore.
ASICS ROMA

Jannik Sinner si trova decisamente a suo agio al torneo di Miami

Un torneo a cui Sinner deve tantissimo: lo scorso anno ci ha giocato la sua prima (e unica, per ora) finale in un Masters 1000. Le memorie positive gli sono servite lungo le 3 ore e 11 minuti contro Carreno Busta, in cui ha dato il meglio di sé sul piano mentale. La retorica su coraggio, attributi e rifiuto della sconfitta la lasciamo ad altri, ma non c'è dubbio che vittorie come questa identifichino l'uomo, ancor prima che il giocatore. E Sinner ha confermato – ancora una volta – di avere le stimmate del campione. Anche il pubblico sta iniziando ad amare il suo ghiaccio bollente emotivo. Sta iniziando a capirlo, comprenderlo, apprezzarlo. Le tribune si sono via via riempite e la gente era tutta per lui, affascinata dalla sua voglia di vincere. Furibonda, quasi feroce, così simile a quella degli immortali.

Sinner ne ha avuto bisogno in una partita che, al contrario, non è stata la migliore possibile sul piano tecnico. Ha chiuso con un saldo negativo tra vincenti ed errori gratuiti (40 contro 44) e non ha gestito bene un primo set che sembrava aver addomesticato. Di fronte aveva un ottimo giocatore, perfettamente a suo agio sul cemento all'aperto. Non si arriva due volte in semifinale allo Us Open per caso. Sinner si aggrappava alla volontà nel secondo set, affidandosi ai turni di servizio, poi apriva le prime voragini nella mente dello spagnolo quando annullava il primo matchpoint sul 4-5: passata la paura, vinceva undici punti di fila e prolungava il match al terzo. A sorpresa era Carreno a prendere il largo, portandosi fino al 5-2 e servendo sul 5-3. Niente da fare: Sinner non si batte da solo. Lo devi strangolare sportivamente. E il killer istinct, si sa, non è l'arma migliore di PCB.

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Le spettacolari fasi finali del match tra Jannik Sinner e Pablo Carreno Busta

Sul 5-4 aveva altri quattro matchpoint: sul secondo e sul terzo è stato perfetto Sinner (combinazione servizio-dritto e gran punto chiuso con una volèe), mentre sul primo e sul quarto può recriminare qualcosa: un dritto non difficile sparato lungo di un paio di metri e un rovesco lungolinea a chiudere, finito in corridoio. Forse qualcun altro avrebbe chiuso, mentre Carreno si è fatto travolgere dal momento. Riacchiappato sul 5-5, perdeva il servizio e poi il punto del match gli tagliava le gambe: sul 6-5 e 15-15 un nastro sembrava dargli una mano, Sinner arrivava come poteva, ma Pablo non era incisivo col passante. La volèe di Sinner era pura opposizione, ma la sua generosità veniva premiata dal (grave) errore dello spagnolo su un colpo a campo aperto. Un paio di ace nell'ultimo game ribadivano il concetto: forse Carreno avrà giocato meglio, ma tra i due c'è un abisso mentale, sintetizzato dalla frase riportata a inizio articolo. A parte la suggestione su un match foriero di grandi emozioni, la buona notizia è che questo Sinner può giocare molto meglio.

Diminuendo gli errori, migliorando le percentuali al servizio e raffinando il gioco di tocco, può compiere un salto di qualità decisivo. Ne ha un gran bisogno, perché i risultati ben rispecchiano i suoi limiti attuali: contro i top-5 ha sempre perso (0 vittorie e 10 sconfitte), mentre vanta un bilancio più che buono contro i giocatori compresi tra la sesta e la decima posizione (6-3), che diventa lusinghiero contro i giocatori della fascia 11-20 (di cui fa parte Carreno Busta): undici vittorie e cinque sconfitte. Significa che Jannik è lì, a un passo da quel click che potrebbe portarlo in una dimensione ancora più esaltante. I ragionamenti potranno riprendere dopo il match contro Nick Kyrgios, poiché l'australiano sfugge a qualsiasi categorizzazione. Può giocare da fenomeno, può piombare in inquietanti letarghi agonistici. Oggi sembra nella fase giusta ed è un bene, perché per Sinner sarà un test bello e affascinante. Non basteranno testa e voglia di vincere. Ci vorrà quel qualcosa in più che Sinner non vede l'ora di tirare fuori.