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IL CASO

Novak Djokovic ha danneggiato l'immagine del tennis

La positività del numero 1 del mondo, dovuta a un comportamento irresponsabile, rischia di compromettere l'immagine del nostro sport. Il serbo si è limitato a scusarsi sul suo sito internet, evitando il bombardamento di commenti sui social network. Gaudenzi: “All'Adria Tour si sono comportati come bambini”

Riccardo Bisti
23 giugno 2020

Pensate al clamore che avrebbe generato una positività al COVID-19 di personaggi come Lionel Messi, Cristiano Ronaldo, Lewis Hamilton, Valentino Rossi o qualsiasi altra leggenda dello sport. Nell'occhio del ciclone c'è finito il tennis a causa della positività di Novak Djokovic, attuale numero 1 del mondo. Nell'editoriale di ieri, il direttore Lorenzo Cazzaniga aveva illustrato le responsabilità del serbo nell'Adria Tour, torneo di esibizione che avrebbe dovuto abbracciare i Balcani con scopo benefico e promozionale, attraversando Serbia, Croazia e Bosnia (mentre il Montenegro – saggiamente, col senno di poi – non aveva dato autorizzazione). L'atteggiamento di chi ha organizzato e permesso l'intero baraccone è stato punito col peggiore danno possibile: Djokovic ha il COVID-19. Proprio lui, le cui idee no-vax avevano fatto discutere, così come un atteggiamento quasi irridente nel weekend di Belgrado. Baci, abbracci, partite di calcio, di basket, manifestazioni di piazza, pazza gioia in discoteca... Come se fosse tutto perfetto, tutto normale. Invece l'Adria Tour ci ha confermato che il virus è ancora in circolo, e lo ha fatto nel modo più rumoroso possibile. Oltre a Djokovic, sono risultati positivi Grigor Dimitrov, Borna Coric e Viktor Troicki, oltre ad alcuni elementi degli staff (compreso Marco Panichi, preparatore atletico di Nole).

E adesso che sarà del tennis? La necessità di ripartire si è scontrata con una realtà fragile, in cui il nemico strisciante non è ancora sconfitto. Basteranno le precauzioni? Le norme di distanziamento sociale? C'è chi non ne è convinto, come Filippo Baldi. Il giovane azzurro ha definito “non del tutto serena” la situazione per riprendere a giocare in giro per il mondo. Presa di posizione importante, che spiega anche la sua assenza agli Assoluti in corso di svolgimento a Todi. Non la pensava così Djokovic, che si è limitato a pubblicare un comunicato, diffuso sul suo sito internet. Lo ha fatto con circospezione, quasi con paura. Nessuna condivisione sui social network, perché si sarebbe esposto a commenti di vario genere, pesanti e magari offensivi. “Tutto quello che abbiamo fatto nell'ultimo mese è stato realizzato di cuore e con intenzioni sincere. Il nostro torneo voleva unire e inviare un messaggio di solidarietà e vicinanza in tutta la Regione”. Tra una parola e l'altra, ha inviato deboli scuse a chi è rimasto colpito. “Sono molto dispiaciuto per ogni caso di infezione. Spero che non si complicherà la salute di nessuno e che tutto vada bene. Io resterò in isolamento per le prossime due settimane e ripeterò il test tra cinque giorni”.

“Sono molto dispiaciuto per ogni caso di infezione. Spero che non si complicherà la salute di nessuno e che tutto vada bene. Io resterò in isolamento per le prossime due settimane e ripeterò il test tra cinque giorni” Novak Djokovic

La serata in discoteca che ha scatenato l'indignazione del mondo del tennis

Sul piano strettamente sanitario, le condizioni di Djokovic e degli altri tennisti non dovrebbero preoccupare. La maggior parte dei positivi sono asintomatici. Tra atleti giovani e in salute, le complicazioni sono altamente improbabili. Rimane la gravità del gesto, oltre al rischio di aver contagiato persone più deboli, fragili, esposte. Alcuni virologi sostengono che il virus abbia perso virulenza e che gli attuali positivi lo siano molto debolmente. In altre parole, potrebbe essere quasi il momento adatto per contagiarsi. E qualche maligno sussurra che Djokovic, con un contagio leggero, possa aver ottenuto l'immunità e potrà evitare il vaccino che tanto temeva. Ma sono, appunto, malignità. Semmai ci si domanda cosa sarà del tennis: con il suo leader esposto a una figuraccia che ha invaso l'informazione mainstream, quasi più dei suoi titoli Slam, quale credibilità potrà avere il nostro sport?

Si riprenderà davvero il 14 agosto da Washington, oppure tornerà la paura? Sponsor e investitori avranno ancora voglia ed entusiasmo nel legare il loro nome a racchette e palline? E poi: dopo quanto successo all'Adria Tour, quanti tornei si assumeranno la responsabilità di ammettere il pubblico, sia pure con capienza ridotta e rispettando le norme di distanziamento? I dubbi ci sono e si alimenteranno nei prossimi giorni. Nel frattempo, l'Adria Tour è stato definitivamente cancellato: niente Banja Luka, niente Sarajevo. Tanti saluti e addio al progetto, che peraltro sta preoccupando le autorità serbe e croate per una possibile nuova ondata di contagi. In effetti, fino a oggi, i due Paesi avevano avuto numeri piuttosto bassi: meno di 13.000 contagi in Serbia (0,149% della popolazione, un terzo rispetto all'Italia) e 262 morti, e appena 2.336 in Croazia (misero 0,057%). Un peggioramento delle cifre a causa di un'esibizione tennistica sarebbe imperdonabile.

Anche Jelena Ristic, moglie di Djokovic, è risultata positiva al COVID-19. È andata meglio ai due figli
Tra le varie attività, Novak Djokovic e gli altri si sono concessi una partita di basket. Che è uno sport di contatto
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    Il numero di positività al COVID in Serbia. Il Paese di Novak Djokovic risulta il 59esimo più contagiato al mondo. Anche in virtù di questi numeri, il governo ha scelto di non adottare particolari restrizioni.
Tutto esaurito a Belgrado per l'Adria Tour, senza alcuna precauzione. Bruno Soares l'ha definito "spettacolo dell'orrore"

“Si è trattato di uno spettacolo dell'orrore – ha detto il doppista Bruno Soares – sono stati irresponsabili e immaturi. Difficile trovare le parole per descrivere quello che ho visto”. Inevitabile il commento di Nick Kyrgios, uno dei più attivi via social. “È quello che succede quando non si rispettano le regole, non è uno scherzo” ha commentato, una volta appresa la positività di Coric. Va detto che in Serbia e Croazia – anche in virtù dei numeri bassi – non c'erano particolari limitazioni. Per quanto inopportuno, l'Adria Tour non ha violato alcuna norma. Ma adesso Djokovic è solo contro tutti. La sua assenza al meeting ATP dello scorso 10 giugno, in cui si è parlato delle modalità di ripresa, ha irritato diversi colleghi. Non solo perché è il numero 1 del mondo, ma anche perché è presidente del player council. E i video di quei giorni che lo ritraevano in discoteca, a torso nudo, non hanno certo aiutato.

La stessa ATP, senza potere regolamentare, aveva inviato raccomandazioni ai tennisti. “Dobbiamo stare tutti molto attenti – ha detto il presidente Andrea Gaudenzi – perché dobbiamo essere consapevoli che anche misure estreme non ci mettono al riparo. Non è necessario che ci sia un abbraccio per rischiare il contagio. Il rischio c'è per tutti”. Da lì, la stoccata che sa di rimprovero: “Quello che è successo all'Adria Tour è come quando dici ai tuoi figli di indossare il casco per andare in bicicletta. Ti ignorano, cadono e poi lo indossano. Adesso sappiamo che il virus si può contrarre molto facilmente, quindi saremo ancora più attenti”. In sintesi: andiamo avanti, con estrema attenzione, senza farsi condizionare da alcune positività, dovute a comportamenti irresponsabili. Quanto successo a Belgrado e Zadar può essere circoscritto, ma deve essere ben tenuto in mente. Sperando che non faccia più danni di quanti ne abbia già provocati.

Gli abbracci, decisamente inopportuni, tra i protagonisti dell'Adria Tour