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IL CASO

Nole cerca l'oro nella schizofrenia del tennis

Mentre Djokovic ufficializza la partecipazione a Tokyo, il tennis si uniforma alla politica mondiale: ognuno fa a modo suo. non c'è più relazione tra numero di contagi e misure più o meno restrittive. Si apre tutto dove ci sono più casi (Gran Bretagna e Stati Uniti), mentre c'è prudenza laddove i numeri sono ormai irrisori (Giappone e Canada).

Riccardo Bisti
16 luglio 2021

Se ho vinto Wimbledon senza mai rischiare di perdere, deve aver pensato Novak Djokovic, ripetersi alle Olimpiadi dovrebbe essere ancora più semplice. In questi giorni vi stiamo raccontando del gran numero di forfait che stanno attanagliando il torneo olimpico (l'ultimissimo è Alex De Minaur, anche lui positivo al virus). Anche il numero 1 del mondo ha avuto i suoi dubbi: vuoi perché non ci sarà pubblico, vuoi perché dovrà rinunciare a un fetta consistente del suo clan. Ma l'occasione è irripetibile: vincere un oro che gli permetterebbe di restare a galla per uno storico Golden Slam, impresa mai riuscita a un uomo. È possibile che Nole abbia fatto un calcolo costi-rischi-benefici e deciso che valesse la pena andare a Tokyo. Lo ha annunciato a modo suo, con un post pubblicato via social, in cui fa gli auguri di compleanno a Koujirou, suo piccolo fan giapponese, augurandosi di poterlo incontrare a Tokyo. In effetti l'occasione è enorme. Mancheranno i suoi più grandi rivali (Nadal e Federer), si giocherà sul cemento all'aperto (laddove ha vinto 48 dei suoi 85 titoli) e al meglio dei tre set, finale compresa. Insomma, nulla a che vedere con uno Slam.

Dopo i Giochi potrà fermarsi un paio di settimane prima del torneo di Cincinnati, probabile tappa di avvicinamento allo Us Open (ben molto più complicato che vada a Toronto). La notizia, insomma, è che Novak Djokovic andrà a Tokyo. Non l'avranno presa bene i suoi rivali, che già sognavano un torneo aperto a qualsiasi soluzione. Più contenti i suoi fan, memori delle tante delusioni che hanno segnato l'esperienza olimpica di Nole. Nel 2008 si è fermato in semifinale contro Nadal chiudendo nel peggiore dei modi, sbagliando un facilissimo smash sul matchpoint. Si è consolato con il bronzo, ancora oggi unica medaglia in bacheca. Nel 2012 si è bloccato in semifinale contro Murray, poi ha ceduto il bronzo a Del Potro. Sempre l'argentino lo ha eliminato al primo turno nel 2016, facendolo uscire dal campo tra le lacrime di disperazione. Oltre alla spinta verso la storia, è probabile che abbia ripensato a queste delusioni al momento di decidere. E poi, si sa, giocare per la Serbia gli è sempre piaciuto. Lo ha dimostrato in più occasioni, non ultime le Davis Cup Finals di due anni fa che accettò di giocare in extremis senza particolari ragioni tecniche (e fu tradito da Troicki nel doppio decisivo contro la Russia). Tutto può succedere, ma la sensazione è che Nole possa soltanto autosabotarsi nella strada verso la medaglia d'oro.

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Le finali NBA si stanno giocando in palazzetti stracolmi, senza contare i maxi-assembramenti a Phoenix e Milwaukee, da far impallidire quanto avvenuto in Italia per il successo agli Europei. Per questo, non sorprende più di tanto che il CITI Open si aprirà al 100% della capienza.

Novak Djokovic è ben deciso a cancellare l'onta di Rio de Janeiro, quando uscì dal campo tra le lacrime

Ma se la notizia del giorno è certamente la scelta del serbo, impressiona l'enorme differenza di policy tra un Paese e l'altro nella gestione degli eventi sportivi. Quello che sta succedendo nel tennis ha del clamoroso, anche perché non rispecchia i numeri della pandemia. Partiamo da Wimbledon: nonostante il gran numero di contagi nel Regno Unito (che si sta tramutando in una leggera risalita dei ricoveri, sebbene il 67% della popolazione sia pienamente vaccinata), per metà torneo si è giocato col 50% del pubblico, poi dai quarti in poi con Centrale e Campo 1 pieni. Il tutto nonostante la Gran Bretagna abbia oltre 770.000 persone attualmente positive su una popolazione di 68 milioni di abitanti. I dati, tuttavia, non dovrebbero bloccare il liberi tutti in arrivo lunedì prossimo. Al contrario, a Tokyo si vivranno Olimpiadi blindate, organizzate quasi a forza, per accontentare sponsor e TV. Quale spirito olimpico potrà esserci in stadi vuoti? Quali emozioni potranno arrivare se nemmeno gli atleti potranno assistere agli eventi di altre discipline? Eppure, numeri alla mano, la situazione giapponese è infinitamente migliore rispetto a quella britannica. I contagi giornalieri hanno superato i 3.000 e gli attualmente positivi sono 21.000 su una popolazione di 120 milioni di abitanti, senza contare il minor numero di persone in terapia intensiva. È vero che la campagna vaccinale sta andando a rilento, ma – numeri alla mano – la situazione giapponese non giustificherebbe una prudenza del genere, specie se paragonata a quanto accade dall'altra parte del mondo.

Ma non finisce qui: nella prima settimana di agosto, il circuito ATP-WTA farà tappa a Washington. Gli Stati Uniti sono il Paese al mondo con più contagi (quasi 35 milioni), nonché quello con il maggior numero di attualmente positivi (poco meno di 5 milioni). Nella sola giornata di giovedì si sono registrati 330 decessi. Eppure le finali NBA (Milwaukee-Phoenix) si stanno giocando in palazzetti stracolmi, senza contare i maxi-assembramenti nelle due città, da far impallidire quanto avvenuto in Italia per il successo agli Europei. Per questo, non sorprende più di tanto l'annuncio degli organizzatori del CITI Open: grazie a un accordo con Stato e Città, il Rock Creek Park Tennis Center si aprirà al 100% della capienza. “Siamo entusiasti di aver ricevuto l'approvazione del National Park Service per passare dal 50 al 100% della capienza – ha detto il magnate Mark Ein, che qualche anno fa ha salvato il torneo – si sono riuniti con il Comune e hanno deciso che era la cosa giusta da fare”. Il premio sarà la partecipazione di Rafael Nadal più quattro giocatori giunti nei quarti a Wimbledon (Shapovalov, Hurkacz, Auger-Aliassime e Khachanov), senza dimenticare Nick Kyrgios. In realtà permane una piccola limitazione: saranno venduti un massimo di 7.500 biglietti al giorno, l'equivalente della capienza del Campo Centrale. Il pubblico potrà andare su tutti i campi, ma non saranno venduti tagliandi per i soli campi secondari.

Con la presenza di Nadal e l'ok delle istituzioni, il CITI Open di Washington potrà riempire il suo Campo Centrale

Lo spot promozionale del Canadian Open, che torna dopo un anno d'assenza e si chiamerà "National Bank Open"

Non finisce qui: la possibilità di avere più pubblico, l'enorme richiesta e la presenza di Rafa Nadal permetteranno un incremento di 750.000 dollari del montepremi complessivo, riportandolo ai livelli del pre-pandemia. Insomma, a Washington (così come allo Us Open) avremo la percezione di una totale normalità. Il tutto nel Paese con il maggior numero di contagi da COVID-19. La settimana successiva si giocherà il Canadian Open, che da quest'anno cambia title sponsor: dopo anni di Rogers Cup si chiamerà National Bank Open e vivrà l'edizione maschile a Toronto e quella femminile a Montreal. Tra Washington e Toronto ci sono circa 800 km di distanza, ma sembrerà un altro continente. In Canada si torneranno a respirare limitazioni e restrizioni di vario genere. Il buon andamento della campagna vaccinale e la riduzione dei casi ha convinto Tennis Canada ad accogliere gli spettatori. Il Canada è entrato in una Fase 3 verso il ritorno alla normalità, ma gli spettatori saranno ammessi soltanto sul Campo Centrale, mentre nel resto dell'impianto potranno circolare soltanto giocatori e addetti ai lavori.

Inoltre ci sarà l'obbligo di mascherine, che potranno essere tolte soltanto per bere o mangiare. Senza contare l'eliminazione dei biglietti cartacei a favore di quelli elettronici, e una generale raccomandazione al distanziamento. Il tutto in un Paese che oggi ha meno di 5.000 casi attivi, pochissimi morti e nessun aumento del contagio come invece sta avvenendo altrove. La diverse scelte tra Canada e Washington si rifletteranno sui montepremi. Nonostante sia un ATP 500, Il CITI Open rivaleggerà con il National Bank Open. Pensate: il vincitore di Washington intascherà 350.760 dollari, mentre a Toronto appena 370.290. In doppio – incredibile – converrà vincere a Washington, poiché la coppia vincitrice guadagnerà quasi il doppio rispetto a quella di Toronto (118.700$ contro 68.440$). In sintesi, il tennis non aiuta a capire quale sia la giusta strategia nei confronti della pandemia: laddove la situazione sembra peggiore (Gran Bretagna e Stati Uniti) si apre tutto, mentre in nazioni con numeri ben più incoraggianti vige una prudenza che sembrerebbe eccessiva. Difficile capire chi abbia ragione, a parte un'ovvia riflessione, frutto anche di quello che si sta vedendo in Europa: la gestione della pandemia è ormai diventata una questione politica. Da Paese a Paese. Approcci così radicalmente diversi non si possono spiegare in altro modo.