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LA STORIA

La follia dietro al tennista ambidestro

Un'intervista al Guardian rivela cosa c'è dietro al fenomeno Teodor Davidov, ragazzino di 10 anni che tira due dritti. Un filmato che lo riprendeva era diventato virale. La scelta nasce dalle teorie olistiche dei genitori, soprattutto del padre. Voleva garantirgli il massimo equilibrio tra i due emisferi. “Tutto questo richiede moltissimo lavoro. Solo un genitore un po' pazzo può farlo”.

Riccardo Bisti
17 aprile 2021

È bastato un breve filmato a rendere famoso il giovanissimo Teodor Davidov. Motivo? Ripreso durante l'Easter Bowl, il ragazzino di Denver tirava il dritto sia con la mano destra che con la sinistra. Ha regalato qualche migliaio di click a siti specializzati (e non solo), salvo poi tornare nel dimenticatoio. Invece vale la pena approfondire, anche perché qualcuno sostiene che questo particolare stile di gioco rappresenti il futuro del tennis. Sconfitto nei quarti a San Diego, è in grado di servire (più o meno) con la stessa efficacia sia con la destra che con la sinistra. Molti hanno pensato che Teodor sia ambidestro puro. Ed ecco la prima sorpresa: no, è destrorso naturale. A svelare questa curiosa vicenda è stato papà Kalin, genitore-allenatore. Notizia numero 2: i Davidov non sono americani, bensì bulgari. Si sono trasferiti in Colorado poco dopo la nascita di Teo, come viene chiamato in famiglia. Entrambi i genitori hanno un passato nello sport e nella medicina olistica. Papà Kalin ha giocato a tennis e pallavolo, si è laureato in educazione fisica e ha un Master in prestazioni sportive di alto livello.

Mamma Elena faceva immersioni e ha studiato terapia fisica. Entrambi hanno studiato medicina cinese, e hanno trascorso molto tempo in India studiando yoga e una materia (molto) di nicchia come la medicina ayuverdica. Quando si sono trasferiti negli States, hanno aperto una clinica a Denver in cui si occupano di terapia neuromuscolare, agopuntura e altre pratiche. I loro studi sono la base della scelta di rendere il figlio ambidestro. A ideare la strategia è stato il padre, anche se la ragione non era tecnico-agonistica. “Quando Teo stava per compiere otto anni, ho deciso che avrebbe giocato con la mano sinistra per influenzare il suo emisfero cerebrale destro – ha detto Kalin Teodov in un'intervista con il Guardian – è molto estroverso, focoso, un po' troppo squilibrato, dunque ho pensato di stimolare l'emisfero destro del suo cervello facendogli utilizzare la parte sinistra del corpo”. La scelta è stata dettata dalla sua filosofia: yoga, trattamenti e attività di vario genere prevedono un certo equilibrio tra emisfero destro e sinistro. Lo yoga è uno stile di vita per tutta la famiglia: per questo, Kalin ed Elena hanno voluto assicurarsi che l'approccio olistico si estendesse al figlio.

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Teo ha una tecnica che gli permette di non cambiare impugnatura. La sua presa è già pronta per tirare il dritto da entrambi i lati, dunque trova l'impugnatura ancora più rapidamente rispetto a chi tira dritto e rovescio"
Kalin Davidov

Teodor Davidov è in grado di tirare tutti i colpi, compreso il rovescio a una e due mani

Alle scelte bizzarre, tuttavia, si accompagnano quelle più tradizionali: per esempio, non hanno concentrato tutto sul tennis. Davidov ha praticato sci, calcio, ping pong, basket ed escursionismo. D'altra parte, Federer e Nadal hanno raccontato che praticare diversi sport è stato molto utile per migliorare fisicamente ed evitare che il tennis diventasse un'ossessione. In realtà, Davidov è già un piccolo professionista: tra allenamenti in campo e fuori, dedica al tennis l'impressionante cifra di 30-40 ore settimanali. “Lo incoraggio a utilizzare il tennis come una forma di crescita spirituale – dice il padre – il tennis è quello che si vede all'esterno, ma è anche il sostegno per le nostre aspirazioni più profonde”. Sarà. Per adesso gli hanno insegnato a manipolare il flusso del respiro tramite ogni singola narice. Col tempo, tuttavia, si sono resi conto che tirare due dritti ha un vantaggio strategico. In primis, manda in confusione gli avversari. Inoltre, secondo il padre, Teodor ha un vantaggio fisico nel giocare in questo modo. “Elimina la tipica asimmetria del tennis, caricando in modo uniforme entrambi gli emisferi. In questo modo utilizza al 50% spalle, gomiti e polsi. Inoltre, se è infortunato può cambiare mano e in questo modo può continuare ad allenarsi”. Tesi un po' da fanatico, con uno spruzzo di follia.

E il rovescio? “Nessun problema. Non è vero che lo vogliamo evitare, anzi, Teo è in grado di giocarlo con efficacia sia con una che con due mani”. Insomma, un acrobata del tennis, quasi un potenziale Harlem Globetrotter del nostro sport. La suggestione è alimentata dal padre, che ipotizza uno scenario in cui il figlio può giocare una partita utilizzando soltanto la destra, la sinistra, oppure giocando da ambidestro, tirando due dritti e altrettanti servizi. “Gli sto semplicemente dando delle opzioni: poi un giorno sarà lui a decidere come giocare”. La versatilità è un pregio, ma richiede una notevole mole di lavoro. Si spiegano così le tantissime ore sul campo. Nessun tecnico consiglierebbe a un bambino di allenarsi otto ore al giorno, ma secondo papà Kalin è l'unica strada per il successo. “Mio figlio non ha abbastanza talento per passare meno tempo sul campo, quindi non esistono altri sistemi per avere successo". In particolare, gli chiede un grosso impegno sul piano fisico. "È l'unico modo per far funzionare con efficacia il suo stile di gioco. Nessuno può immaginare quello che stiamo facendo, sia dentro che fuori dal campo. Ogni settimana fa sollevamento olimpico, poi andiamo in pista e ci alleniamo come degli sprinter professionisti. Inoltre abbiamo una palestra in casa. Si tratta di un'incredibile quantità di lavoro”.

Pur essendo destrorso naturale, Teodor Davidov gioca con la stessa disinvoltura con entrambe le mani

Teodor Davidov intervistato durante l'Easter Bowl

La storia non presenta molti casi di tennisti ambidestri. Ve li abbiamo elencati quando ci siamo già occupati di Davidov: limitandoci alla storia recente, gli unici davvero competitivi ad alti livelli sono stati la russa Evgenia Koulikovskaya (top-100 WTA a inizio millennio) e Luke Jensen, ottimo doppista insieme al fratello Murphy. Quest'ultimo, tuttavia, limitava la doppia efficacia al solo servizio. Tanto bastò per farlo soprannominare Dual Hand Luke. Molti si domandano se questo stile di gioco possa consentire a Davidov di avere successo nel professionismo. Il padre, manco a dirlo, è convinto di sì. “Molti sostengono che il suo grosso limite sarà il passare da una mano all'altra. Ritengono che non sarà veloce a sufficienza. Rispetto la loro opinione, ma è una visione lontana dalla realtà – dice Kalin Davidov – la gente parla, ma non sa come si fa nello specifico. Teo ha una tecnica che gli permette di non cambiare impugnatura. La sua presa è già pronta per tirare il dritto da entrambi i lati, dunque trova l'impugnatura più rapidamente rispetto a chi tira dritto e rovescio. Non sarà un problema. E se anche lo fosse, potrà sempre affidarsi al rovescio”.

In questo momento, il dritto mancino non è ancora paragonabile all'altro. Per questo, il suo gioco non è ancora pienamente simmetrico e tanti avversari lo prendono di mira da quel lato. Secondo il padre, la piena simmetria sarà raggiunta a tempo debito. “Teo ha pienamente accettato il processo – dice il padre – certo, all'inizio era un po' scoraggiato dalle sconfitte, poi si è adattato al nuovo approccio. Il suo dritto mancino credo che valga già i top-20 americani nella sua categoria d'età, mentre il destro è il più esplosivo di tutti. Il destro è eccezionale, il sinistro lo diventerà”. Difficile ipotizzare se questo tipo di tennis sarà sdoganato o se rimarrà una semplice stranezza. Secondo Davidov Sr. è possibile, ma a due condizioni: iniziare molto presto ed essere disposti a un carico di lavoro molto superiore rispetto al normale. “Un fardello che non tutti i genitori saranno disposti a caricare su un figlio. Probabilmente ci vuole un genitore che si assuma la responsabilità. Un genitore un po' pazzo e stravagante, proprio come me”. Ecco, per fortuna l'ha detto.