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LA STORIA

Nel 2016 voleva creare "due delle migliori di sempre". E oggi?

Sette anni fa, Ray Wood svelò il suo progetto di rendere le figlie “due tra le più grandi tenniste di sempre”. Oggi una ha scelto un altro sport, mentre l'altra ci sta ancora provando. Ma oggi ammette: “Andrebbe bene anche se arrivasse al College”.

Riccardo Bisti
18 marzo 2023

La Graceville Uniting Church è una chiesa metodista nei pressi di Brisbane. La sua attività è durata poco più di un secolo. L'hanno chiusa definitivamente un anno fa, con una sfarzosa cerimonia. Nella sua area, tuttavia, resistono alcuni campi da tennis. Se fate un salto da quelle parti troverete una ragazzina di 14 anni che si allena a tutto spiano. Si chiama Livinnia Wood ed è un'aspirante professionista del tennis. Se cercate il suo nome sul sito ITF non la troverete, eppure è già piuttosto nota. Il merito è di un'antica storia raccontata dalla BBC nel 2016, quando il cronista Russell Fuller conobbe Raymond Wood, un britannico di Liverpool residente in Australia con la moglie Angela. Fanatico dei Reds (al punto da farsi tatuare sul braccio lo slogan “You'll Never Walk Alone”), vantava una certa esperienza nel mondo del calcio, avendo lavorato come tecnico nei settori giovanili di squadre importanti come il Paris Saint Germain e il Leicester. All'epoca le sue figlie (c'è anche la minore Paloma) avevano rispettivamente sette e due anni e lui si era messo in testa un progetto decisamente coraggioso, per il quale aveva stilato un piano di oltre cento pagine: creare due delle più grandi tenniste di sempre. Non aveva avuto uno stimolo come quello di Richard Williams, che 40 anni prima si era fatto ingolosire dai ricchi montepremi del tennis e aveva deciso che avrebbe messo al mondo due campionesse.

Tuttavia, il paragone con il pade di Venus e Serena fu inevitabile. Wood disse di essere in grado di fornire un coaching migliore rispetto a papà Richard. “Il 99% della popolazione pensa che se il padre è camionista e la madre fa la commessa, bisogna fare quello – disse – non c'è niente di più sbagliato. Non vogliamo che Liv abbia un lavoro d'ufficio e trascorra 14-15 ore al giorno a lavorare, e non riesco a pensare a una vita migliore di quella da atleta, anche per tenerla lontana da fumo e alcol”. Ben consapevole delle critiche che gli sarebbero piovute addosso, cercò subito di allontanarsi dal cliché del padre-padrone. Ripeteva spesso che le figlie – se avessero voluto – avrebbero potuto smettere. “Non sto riversando su di lei le mie frustrazioni. Ho fatto smettere Liv per sei mesi per capire se volesse continuare. Per loro deve essere divertente”. Da allora sono passati quasi sette anni e ci sono due novità. La prima è che Wood è stato di parola: la secondogenita Paloma ha smesso con il tennis perché non le piaceva quanto il calcio. Nesssun trauma, le hanno lasciato prendere la sua strada, sebbene l'avesse impostata con la sinistra nonostante fosse destrorsa naturale. La seconda novità è che il progetto-tennis della sorella maggiore non sembra procedere a gonfie vele.

ASICS ROMA
«Chi non conosce i dettagli della storia può pensare che Wood sia un pazzo, ma poi ho pensato che è stato bravo a sviluppare nelle figlie un senso di etica e morale che può garantire successo in vari campi della vita» 
Glenn Moodie

L'ultimo post sul profilo Instagram di Livinnia Wood risale al 25 ottobre 2020

O meglio: svanita l'ipotesi di creare le nuove sorelle Williams, il simpatico Wood sembra aver abbassato le aspettative anche su Liv: qualche giorno fa (parlando con la BBC), ha ammesso che la figlia potrebbe anche non riuscire a entrare nel circuito e diventare una giocatrice di successo. “Per me, il fatto che possa ottenere una borsa di studio o entrare al college potrebbe essere un buon risultato. A lei non l'ho detto perché è un gioco psicologico”. Forse si è reso conto che non era così semplice produrre una campionessa e ha ridotto la sua presenza sui social media. Non aggiorna più il profilo Twitter da oltre un anno, e anche il sito dedicato alla figlia (così come l'account Instagram) non ha più update da parecchio, come se abbia deciso di scegliere un profilo completamente diverso, quasi anonimo. Un deciso cambio di rotta, anche se le ambizioni sembrano le stesse. Intanto Liv ha smesso di partecipare ai tornei junior perché si trovava in difficoltà con le avversarie, a suo dire non troppo corrette. Spesso mancano gli ufficiali di gara e dunque capitava che le rubacchiassero qualche punto, senza considerare l'atteggiamento fin troppo aggressivo di alcuni genitori. Al pari della sorella minore, aveva provato a praticare altri sport: si è dedicata al nuoto e al football australiano, poi si è resa conto che avrebbe avuto bisogno di troppo tempo per migliorare. “Il mio sogno è entrare nel circuito WTA, e nel frattempo sto leggendo l'autobiografia di Ashleigh Barty”.

Chiusa l'attività giovanile, lo scorso mese di gennaio ha giocato il suo primo torneo “Open”, il Bayside Open a Redland Bay, un piccolo evento con 2.100 dollari di montepremi. Non si conosce il risultato, ma poco importa. Sebbene le aspettative siano inferiori, papà Ray continua a monitorare con attenzione la carriera della figlia, sia pure nelle vesti di papà-tuttofare e non di coach, visto che l'ha affidata a Glenn Moodie. “Chi non conosce i dettagli della storia può pensare che Wood sia un pazzo – dice il tecnico – ma poi ho pensato che è stato bravo a sviluppare nelle figlie un senso di etica e morale che può garantire successo in vari campi della vita. Per me è un bene, a patto che le ragazze non vengano trascinate a forza sul campo da tennis. Riconosco che sia un piano audace, ma bisogna averne uno. Liv? Se rimane motivata e ha il giusto desiderio, può sicuramente giocare l'Australian Open”. È presto per fare previsioni, perché la ragazza non sembra avere la precocità di tante colleghe. Il merito del padre è di non averla spremuta fisicamente: il Covid ha impedito di perseguire il progetto di andare in Spagna, e negli ultimi due anni si sono limitati a farla allenare 4-6 ore a settimana. Soltanto lo scorso ottobre ha ripreso un programma full-time e in estate ha in programma di trascorrere otto settimane presso la Catalunya Tennis Academy.

Liv Wood con la maglia del Liverpool, squadra di cui il padre è grande tifoso

Una vecchia immagine di Livinnia Wood in compagnia di Lleyton Hewitt

“Per fortuna non ha avuto nessun infortunio, ormai è vicina al metro e ottanta e sta ancora crescendo – dice il padre – tra le sue amiche ce n'è una che ha subìto un'operazione al polso e l'altra si è dovuta ricostruire la spalla. È andata così perché hanno trascorso troppe ore sul campo mentre il loro corpo sta cambiando”. Chi ha conosciuto Ray Wood Senior, 43 anni, giura che è un tipo simpatico, affabile, che non trasmette l'idea un po' inquietante lasciata da tanti padri-padroni del recente passato. Però le sue idee, in effetti, sono rivoluzionarie. A parte il programma di 100 pagine per creare due campionesse, aveva convinzioni all'apparenza un po' strambe. “In 10-15 anni puoi creare un campione in qualsiasi sport, ma devi essere flessibile – dice – per esempio, mia figlia Paloma ha scelto un altro sport. Se mio padre mi avesse dedicato tutto questo tempo avrei giocato nel Liverpool e nella Nazionale dell'Inghilterra”. A proposito di nazionalità: pur essendo una storia nata e sviluppata in Australia, ha deciso che entrambe le figlie giocheranno per la Gran Bretagna. E non è nemmeno troppo dispiaciuto che la figlia minore abbia scelto un altro sport. “Così una potrà giocare un Mondiale, e l'altra conquistare una medaglia olimpica”. Il difficile viene adesso, per Liv: sognare è un conto, la realtà spesso è diversa. Intanto si è iscritta alla Kelvin Gove State School e ha ottenuto una borsa di studio per il tennis. Significa che potrà trascurare un paio di materie, e in cambio potrà allenarsi circa 8 ore a settimana.

Non un quantitativo esagerato, e comunque inferiore a quello che dedicava quando aveva sette anni. All'epoca faceva 12 ore a settimana di attività fisica: otto sul campo da tennis, quattro per sviluppare agilità e coordinazione. Iniziava alle 6 del mattino e sperava di battere i leggendari record di Margaret Court. Questa attività precoce le ha permesso di vincere diversi tornei giovanili, anche con ragazze di 4-5 anni più grandi di lei. I suoi risultati non sono più aggiornati da tempo, e forse è un bene che non ci sia troppa ostentazione, anche perché – in effetti – a un certo punto la cosa stava per sfuggire di mano dal punto di vista economico. Viste le ingenti spese, il padre (direttore tecnico de Brisbane Roar) aveva iniziato a fare l'autista per Uber allo scopo di arrotondare. La storia fu riferita a Martina Navratilova: “È come prendere un biglietto della lotteria” aveva sentenziato. Forse papà Ray si è reso conto che questo biglietto potrebbe non garantire il Primo Premio, ma spera ancora di ottenere qualcosa di consolazione. Tra creare due delle più grandi tenniste di sempre e la speranza (secondo coach Moodie) di arrivare a giocare l'Australian Open, c'è una bella differenza. Tra qualche anno vedremo come sarà andata, ma una curiosità ci pervade: in quel programma di 100 pagine, cosa ci aveva scritto?