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IL CASO

Murray, ma quale record! Il dato sbagliato sulle WC

Da qualche giorno circola un dato statistico secondo cui Andy Murray avrebbe raggiunto Tommy Haas come giocatore ad aver ottenuto più wild card. Non è così: si tratta di dati incompleti e poco corretti. I giocatori ad aver ottenuto più inviti sono due americani: Ryan Harrison (totale) e James Blake (circuito ATP). Il caso di Stefano Napolitano.

Riccardo Bisti
10 febbraio 2023

Nell'epoca delle fake news può succedere anche questo: si crea un dibattito internazionale su una notizia non verificata, e dunque (spesso) non veritiera. Qualche giorno fa è stata ufficializzata la wild card ad Andy Murray al torneo di Dubai, al via il prossimo 27 febbraio. Scelta legittima degli organizzatori, che si assicurano la presenza di un ex numero 1 ATP laddove – con ogni probabilità – dovranno fare a meno di Rafael Nadal, alle prese con i postumi dell'infortunio all'anca patito in Australia. Numero 64 ATP al momento della chiusura delle liste (oggi è 61), lo scozzese era il settimo giocatore fuori dal cut-off. Per entrare in tabellone senza giocare le qualificazioni, dunque, avrebbe avuto bisogno di sette forfait. Improbabile per un torneo a 32 partecipanti, a maggior ragione con un montepremi così ricco. Ma la notizia è un'altra: con questo invito, Murray avrebbe eguagliato Tommy Haas come giocatore ad aver ottenuto più wild card nel circuito ATP (53), davanti a Goran Ivanisevic (51), James Blake (49) e Lleyton Hewitt (45). Si è acceso un dibattito sull'opportunità o meno di concedere così tante wild card a un singolo giocatore. Sul punto sono intervenuti personaggi di rilievo come l'ex coach Mark Petchey (oggi opinionsta) e Victoria Azarenka. Entrambi hanno espresso solidarietà a Murray.

“Il bello delle wild card è che sono guidate da ragioni commerciali – ha twittato Petchey – meno negli Slam. Se vai fuori di testa perché Murray ne ha ottenuta una, significa che il tuo preferito è rimasto senza”. A parte la battuta finale (un po' infelice), Petchey ha centrato il punto. Le wild card sono strumenti a piena e totale discrezione degli organizzatori. Va da sé che vengono date a giocatori che possono accrescere l'interesse del torneo: tennisti locali, giovani promesse, grandi campioni del presente o del recente passato. È il caso di Murray, sul cui palmares non vale la pena tornare. Tra l'altro, il regolamento ATP strizza l'occhio a quelli come lui. Esiste infatti un limite stagionale di cinque wild card nel circuito ATP, che però ha un paio di eccezioni: possono diventare sei se il giocatore in questione torna dopo un stop per infortunio di almeno sei mesi, mentre cade ogni limitazione se il giocatore ha già compiuto 35 anni e rispetta un certo numero di requisiti. Murray li ha praticamente tutti:
- È un campione Slam
- Ha vinto il Masters
- È stato numero 1 ATP

Andy Murray ha vinto il torneo di Dubai nel 2017

ASICS ROMA

Le 55 wild card a Stefano Napoltano

Abbiamo dato un'occhiata anche a quanto accade in Italia: i tanti tornei Challenger organizzati nel nostro Paese sono spesso una fonte di possibilità per i nostri giocatori. Era dunque interessante vedere chi ne ha beneficiato più di tutti. Il più fortunato è Stefano Napolitano, che in carriera ha ottenuto ben 55 wild card, quasi tutte in tornei Challenger. Il fatto curioso è che 20 sono arrivate in due sole località: 14 a Biella (sua città natale) e 6 a Forlì. Non sorprende che sia stato molto spinto anche Gianluigi Quinzi. Ritiratosi lo scorso anno, l'ex GQ ha ottenuto 40 wild card, di cui 39 in Italia. 35 nei tabelloni principali dei Challenger e 4 in tornei Futures. L'unica wild card all'estero risale a un Futures giocato in Messico nel 2011. 

Basterebbe questo a spegnere qualsiasi polemica sull'assegnazione di una wild card a Dubai, laddove – peraltro – si è imposto nel 2017 e ha giocato la finale nel 2012. La pensa così anche Victoria Azarenka, che ha risposto al tweet di Petchey definendolo un po' troppo duro, ma condividendo il principio: “Forse sarebbe sufficiente sostenere che Andy merita la wild card dopo tutti i suoi successi. È la mia opinione...”. Per quanto ci riguarda, il dibattito finisce qui. Ma il fatto curioso è che lo stesso si è aperto dall'assioma secondo cui lo scozzese sia diventato il giocatore con più wild card nel circuito ATP, quindi dal 1990 a oggi. Il problema è che si tratta di un dato sbagliato, da qualsiasi parte lo si voglia analizzare. Tutto nasce da un post pubblicato su Twitter, diventato virale in poche ore, in cui si menzionava una classifica di wild card ottenute dal 1990 a oggi, citando un non specificato “Circuito ATP”. Cosa significa “Circuito ATP”? I soli tornei sotto l'egida del sindacato, dunque ad esclusione degli Slam e dei tornei ITF? Solo i tabelloni principali o anche le qualificazioni? Solo i tornei del circuito maggiore o anche i Challenger? La sola applicazione di questi filtri rivoluzionerebbe la classifica, che comunque fornisce numeri non esatti. Il senso comune farebbe pensare che si riferisca alle sole wild card per i tabelloni principali del circuito maggiore, dunque Slam e tornei ATP. Bene, la classifica reale è diversa rispetto a quella che ha acceso il dibattito. Murray non ha eguagliato nessun primato, ma si porterà al secondo posto al pari di Haas. Quella a Dubai è sua 43esima wild card nel tabellone principale di un torneo ATP, dunque rimane alle spalle di James Blake. Ecco il numero reale di wild card nel circuito ATP.

James Blake – 47
Andy Murray – 43 (compreso Dubai)
Tommy Haas - 43
Lleyton Hewitt – 38
Ryan Harrison – 36
Donald Young – 30
Goran Ivanisevic – 29

Il giocatore con più wild card ATP, dunque, rimane Blake. Le ragioni sono principalmente due: la sua nazionalità, poiché negli anni in cui giocava c'erano tantissimi tornei negli Stati Uniti, e il legittimo aiuto che gli è stato dato dopo il grave infortunio patito a Roma nel 2004. Più in generale, è interessante verificare la storia delle wild card dei giocatori sopra menzionati per dare un'informazione corretta e argomentata. Abbiamo deciso di considerare le sole wild card nei tabelloni principali: a nostro avviso, non possono essere paragonate a quelle delle qualificazioni (specie nei Challenger e negli ITF), le quali non hanno un grosso valore. Ben diverso per il tabellone principale, specie nei ricchi tornei del circuito maggiore.

Ryan Harrison ha beneficiato di 73 wild card. Di queste, 59 sono arrivate nei tabelloni principali (36 nel circuito ATP)

Mark Petchey e Victoria Azarenka dicono la loro sulla wild card ottenuta da Andy Murray a Dubai

RYAN HARRISON – 59 WILD CARD (36 ATP)
Non esistono dati ufficiali, ma dovrebbe essere il tennista ad aver ottenuto più wild card nella storia. Considerando anche i tabelloni di qualificazione, infatti, il numero sale fino a 73. Limitandoci alle 59 nel main draw, ben 36 sono arrivate nel circuito maggiore, 19 nei Challenger e 4 nei Futures. Il motivo di così tanti inviti è evidente: in piena crisi di talenti, gli americani avevano visto in lui il nuovo fenomeno e hanno fatto il possibile per agevolarlo. Passare un turno al torneo ATP di Houston nel 2008 (dove peraltro si era qualificato), a meno di 16 anni di età, aveva alimentato le aspettative. Gli hanno dato ben 35 wild card prima del compimento dei 20 anni. Da allora il numero si è diradato, ma il suo nome attrae ancora nei Challenger americani: negli ultimi due anni ha ottenuto un totale di cinque inviti. Oggi è numero 566 ATP.

JAMES BLAKE – 57 WILD CARD (47 ATP)
Nove delle dieci wild card non ATP risalgono a inizio carriera e sono arrivate in due tornei Futures del 1998, oltre a otto Challenger, tutti nel territorio statunitense salvo due a Bermuda: Winnetka 1998, Waikoloa 2000, Bermuda 2000, Houston 2000, Burbank 2000, Urbana 2000, Bermuda 2001 e Tallahassee 2011. Da segnalare che ben 34 delle 57 wild card (quasi il 60%) gli sono state assegnate dopo l'incidente romano del 2004.

ANDY MURRAY – 53 WILD CARD (43 ATP)
La statistica di Murray è deflagrata di recente. Lo scozzese ha ottenuto ben 24 wild card nel biennio 2021-2022. Quella di Dubai, tra l'altro, è la prima di cui usufruisce nel 2023. A inizio carriera gli avevano dato una mano in Gran Bretagna, con nove inviti tra il 2003 e il 2005. Nel 2003 ne ha ottenuti quattro (un Futures e i Challenger di Manchester, Segovia e Nottingham), altrettanti l'anno successivo (nei Challenger di Surbiton, Nottingham, Manchester e Bolton), mentre l'ultimo invito extra-ATP risale al 2005, quando lo invitarono al Challenger di Aptos. L'anno dopo sarebbe diventato un big e non avrebbe più avuto bisogno di favori. Le cose sono cambiate dopo gli stop per infortunio, in particolare dopo la ricostruzione dell'anca nel 2019. Da allora Andy ha faticato a ritrovare una classifica adatta, ma il suo status gli consente (giustamente) di programmarsi come un top-player, a prescindere dal ranking.

DONALD YOUNG – 51 WILD CARD (30 ATP)
Per lui vale più o meno lo stesso discorso di Harrison, con la differenza che ha avuto una folgorante carriera giovanile. Vincere l'Australian Open junior a 16 anni, unito al colore della pelle (un campione nero possiede grande valore commerciale) e il vezzo di portare le lenti a contatto colorate lo avevano reso un personaggio ancora prima che vincesse una partita. Il numero complessivo di WC (qualificazioni) comprese, lo porta a quota 62, rendendolo un'icona di questa categoria. Dei 51 inviti per il tabellone principale, ne ha ottenuti 35 prima di compiere vent'anni. Curiosamente, non ne ha avuta neanche una tra il 2011 e il 2018. Dal 2018 a oggi ha ottenuto sei inviti, l'ultimo al Challenger di Little Rock dello scorso maggio. Dopo essere transitato tra i top-40, oggi è numero 233 ATP.

TOMMY HAAS – 47 WILD CARD (43 ATP)
Il tedesco ha una storia simile a quelle di Blake e Murray: ha raggiunto picchi di rendimento talmente elevati da ottenere un credito infinito, spendibile dopo i tantissimi infortuni che lo hanno bloccato nel corso degli anni. Il tedesco è salito al numero 2 ATP e – senza acciacchi – avrebbe vinto di più. L'attuale direttore del Masters 1000 di Indian Wells ha ottenuto oltre il 50% dei suoi inviti (25 su 47) dopo aver compiuto i 30 anni. Probabilmente è il giocatore ad aver avuto le wild card di maggiore qualità, visto che spesso riguardavano Slam o Masters 1000. Sono soltanto quattro gli inviti per piccoli tornei: una tappa del Circuito Satellite del 1993 (all'epoca non esistevano ancora i Futures) e tre Challenger: Weiden 1996, Dallas 2012 e Aptos 2015.

LLEYTON HEWITT – 46 WILD CARD (38 ATP)
La storia delle wild card per l'australiano è spezzata in due: 23 prima dei trent'anni, altrettante dopo. Talento precoce, (è stato il giocatore con più bassa classifica a vincere un torneo ATP, Adelaide 1998 da n.550, guarda caso grazie a una wild card), è stato aiutato molto fino ai diciotto anni di età, poi ha camminato con le proprie gambe fino a esaurirsi un po' negli ultimi anni di carriera. Quando ha avuto bisogno, gli sono venuti incontro: nel solo 2012 ha ottenuto undici wild card. Gli unici inviti in tornei diversi risalgono a inizio carriera, e sono in tutto otto: uno in un Circuito Satellite nel 1995, cinque nel 1997 e due soli nei Challenger: Perth 1997 e Lubiana 1998.

GORAN IVANISEVIC – 29 WILD CARD (29 ATP)
Quando è uscita la statistica qualcuno aveva ironizzato, sostenendo che il croato avesse ottenuto oltre cinquanta wild card grazie alla bravura del suo manager Gerard Tsobanian. In verità i numeri dicono altro. In tanti anni di carriera, l'ex Cavallo Pazzo ha ottenuto soltanto 29 wild card, tutte nel circuito ATP. Ed è curioso che quattro di queste siano arrivate prima del 1990, anno in cui l'ATP ha preso in mano il circuito maschile. Le prime due le ha ottenute in Italia, ai tornei di Saint Vincent 1988 e Milano 1989. Giocatore simbolo degli anni '90, non ha avuto bisogno di wild card per una decina d'anni. L'infortunio alla spalla lo ha fatto precipitare in classifica e, in effetti, ha usufruito di ben undici wild card negli otto mesi precedenti al leggendario Wimbledon 2001, in cui ne ottenne un'altra. La dodicesima, quella benedetta. Una volta scaduti i punti di quel trionfo è crollato, ottenendo altre sette wild card che poi lo hanno accompagnato verso la fine della carriera. Ci si domanda da dove arrivi il numero delle 51 wild card....